Visite guidate teatralizzate: intervista a Luca Basile 1


“Non c’è niente di romanzato, tutto deve essere fatto con uno studio accurato della storia”

Intervista di Desirè Sara Serventi

È l’ideatore dell’originalissimo format le “Visite guidate teatralizzate”, stiamo parlando dell’autore, attore e regista Luca Basile, che con la sua brillante idea ha utilizzato le strade di Roma come palcoscenico. Tanti gli spettacoli teatrali in cui Luca ha recitato, tra cui va sicuramente menzionato “Che disastro di commedia” e “Che disastro di Peter Pan”. Inoltre per il cinema ha interpretato il ruolo di Italo Balbo nel film “Oltre la bufera”. Sledet.com ha raggiunto Luca Basile che si è raccontato.

Quando nasce la sua passione per la recitazione?
È una passione che nasce da piccolo, infatti iniziai ad andare a scuola di teatro che ero ancora alle elementari, e devo dire che mi trovai subito bene in quell’ambiente, e gli applausi mi piacevano tanto, infatti ricordo che pensai: questa cosa funziona, è terapeutica! Poi, dopo il liceo, per un certo periodo di tempo smisi col teatro, e decisi di proseguire con gli studi, anche perché avevo un’idea un po’ classica del lavoro.

Poi cosa accadde?
Accadde che decisi di riprendere col teatro per hobby, ma mi resi subito conto che stava diventando una cosa preponderante nella mia vita. Perciò portai avanti in parallelo due percorsi di studi, quelli diplomatici e un corso di teatro presso la scuola di recitazione “Teatro Azione”. Comunque per farla breve, dopo gli studi venni assunto a lavorare a Bologna, ma mi resi conto che stare dietro a una scrivania non faceva per me, e che dire, mi licenziai e mi buttai sul teatro, ed è andata bene.

Lei è ben noto per aver creato un originalissimo format dal nome le “Visite guidate teatralizzate”. Come nasce l’idea?
L’idea nasce quando un mio amico mi chiamò per fare una scena per strada. Fu durante questa scena che mi resi conto l’enorme potenzialità che poteva avere la strada utilizzandola come palcoscenico. È a questo che ho pensato di utilizzare le strade di Roma come palcoscenico e ho iniziato a creare delle sceneggiature sulla base storica studiando le biografie dei personaggi ed estrapolando le parti che potevano essere più interessanti per il pubblico. Create le varie sceneggiature, dovevo a quel punto trovare degli attori che oltre a saper recitare, conoscessero bene le lingue straniere, perché stavamo pur sempre parlando di visite guidate, e come tale, la lingua era importante. È così che è nato questo format, che altro non è che un intreccio tra visita guidata e teatro.

Qual è una caratteristica di questo format?
Una caratteristica importante è che i personaggi non parlano mai di sé.

La parte che riguarda la scrittura la si può definire la parte più delicata?
La scrittura è il cuore totale dell’opera e da l’indirizzo sia della regia che dell’interpretazione. Quindi sì, la scrittura è il momento più delicato perché deve essere storicamente attendibile. Non c’è niente di romanzato e il tutto deve essere fatto con uno studio accurato della storia.

Cosa significa usare le strade di Roma come palcoscenico?
Significa che c’è sempre una componente di improvvisazione. Recitando per strada è naturale che possano esserci dei rumori o delle interferenze da parte di alcuni passanti incuriositi. In ogni caso, qualunque cosa accada, l’attore deve essere in grado di inserire all’interno della visita guidata teatralizzata tutto ciò che accade fuori. Per questo motivo posso dire che, la strada per un attore è sicuramente una grandissima palestra.

Per che cosa si caratterizza la scrittura di questo format?
È una scrittura che ritengo differente da quella più propriamente teatrale, perché è una scrittura che va sull’impatto emotivo.

Lei non solo è autore, regista e attore nelle “Visite guidate teatralizzate”, ma ha fatto anche parte del cast dello spettacolo teatrale “Che disastro di commedia”. Qual era il suo ruolo in scena?
Interpretavo Max, un clown. Lui è un personaggio che si compiace perché il pubblico lo applaude. È un personaggio incredibile, totalmente candido, e viene ogni volta additato dagli altri, perché totalmente diversi da lui.

Ha interpretato il ruolo di Italo Balbo, nel film “Oltre la bufera” di Marco Cassini. Cosa può dirci?
Che è stata una bella esperienza. È un film fatto con poche risorse ma tanto cuore, e sono contento di aver potuto dare il mio contributo. Normalmente non interpreto questi ruoli, anche perché nella vita sono ironico, comico, ma sto notando che davanti alle telecamere mi fanno fare la parte del cattivo, perché fa un contrasto enorme avere dei lineamenti dolci e interpretare il personaggio crudele.

In genere che tecniche utilizza per calarsi nel personaggio che deve interpretare?
Ogni attore studia varie tecniche e poi utilizza quelle che gli sono più congeniali. Per me sono più congeniali quelle di Susan Batson e quella di Meisner per la quale ho vinto una borsa di studio a New York. La prossima estate infatti, dovrei andare a New York e finalmente proseguire questo studio, che veramente mi ha aperto un mondo.

Lei delle volte si ritrova a rivestire il doppio ruolo sia di regista che di attore. Questo può essere un vantaggio?
Dipende, anche perché delle volte l’occhio esterno è molto importante, per far capire se lo spettacolo arriva al pubblico.

Quanto spazio da agli attori per l’improvvisazione quando veste il ruolo di regista?
Ne do abbastanza. Secondo me l’improvvisazione può regalare delle cose che normalmente possono sfuggire sia a me come scrittore che a me come regista. Anche per l’attore è importante l’improvvisazione, perché fa arrivare a delle cose che non si erano pensate.

Attualmente in cosa è impegnato?
Sono impegnato nello spettacolo teatrale “Che disastro di Peter Pan”.

Progetti?
Per un discorso di completezza del lavoro attoriale, direi entrare nel mondo del cinema, anche perché gli strumenti utilizzati sono totalmente diversi da quelli del teatro. Si può essere bravissimi a teatro, ma questo non significa saper stare davanti alla telecamera. L’ideale è saper riuscire a padroneggiare tutti e due gli strumenti, sia il diaframma, che è lo strumento principale di un attore di teatro, ma anche la verità quando si sta davanti alla telecamera. Se menti gli occhi lo raccontano e la telecamera lo cattura.

Chi è Luca quando non sta sotto le luci dei riflettori?
Una persona curiosa e diciamo nel mio piccolo una persona pura.

Che consiglio vuol dare ai giovani che vorrebbero intraprendere la sua professione?
Consiglio di capire bene a cosa si è disposti a rinunciare. È un lavoro dove c’è tanto studio e tanto sacrificio, soprattutto iniziale.

Sledet.com ringrazia per l’intervista Luca Basile, e ad maiora!


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Un commento su “Visite guidate teatralizzate: intervista a Luca Basile

  • Riccardo

    Un Grande, capace di far ridere e far piangere e lasciare sempre basiti per le sue interpretazioni.
    Bravo nelle visite teatralizzate, sul palco, come davanti all’obbiettivo, umile e professionale,sempre in azione.
    Ha scritto tutte le visite teatralizzate e da appassionato storico, confermo la veridicità di quello che ha scritto a dimostrazione che si può fare spettacolo senza storpiare personaggi d vicende. Uno dei pochi che lo ha capito.