Torna a Roma lo spettacolo teatrale “Il viaggio di Ecuba”: intervista al regista Francesco Branchetti


Un monologo che ha come protagonista l’attrice Isabella Giannone

Intervista di Desirè Sara Serventi

Torna in scena a Roma dal 12 al 14 aprile presso il Teatro Abarico, e dal 16 aprile al Teatro Flaiano, lo spettacolo del drammaturgo Gianni Guardigli “Il viaggio di Ecuba”, che vede come sempre alla regia il regista Francesco Branchetti, e in scena la nota attrice teatrale, Isabella Giannone. Una vicenda, quella raccontata da Guardigli, su chiave moderna, che ha appassionato tanto il pubblico da quando, circa due anni fa ha fatto il suo debutto a teatro. I microfoni di Sledet.com hanno raggiunto il regista, Francesco Branchetti, che ha parlato dello spettacolo.

“Il Viaggio di Ecuba”, un monologo che ha come protagonista l’attrice Isabella Giannone. Che cosa viene raccontato?
Ne “il viaggio di Ecuba” ,che ha debuttato due anni fa e adesso torna in scena al teatro Abarico dal 12 al 14 Aprile a Roma e poi il 16 Aprile al Teatro Flaiano sempre a Roma, ritrovo Gianni Guardigli , il drammaturgo con cui collaboro ormai da molti anni e ritrovo Isabella Giannone con cui la collaborazione è ancora più antica addirittura più che ventennale e abbiamo tentato tutti e tre di tornare a rischiare molto in questo spettacolo e cioè abbiamo tentato di cercare di catturare il senso più profondo di ingiustizia, di solitudine, di dolore e di disperazione che l’essere umano prova nell’esser profugo, reietto, appena tollerato, disprezzato, spintonato e vilipeso e abbiamo tentato di trasferire dalla tragedia greca alla contemporaneità la potenza di una ammonizione, di una profezia che ci chiama in causa tutti e ci indica una direzione sicuramente diversa da quella che il mondo attuale talvolta sembra aver preso. Mi auguro che il pubblico riesca ad immedesimarsi in un personaggio “apparentemente” così lontano come Ecuba con la stessa forza e allo stesso modo come è riuscito molte volte in tanti miei spettacoli a cogliere il tentativo sincero e a volte anche molto rischioso di parlare a cuore aperto al pubblico, di raccontare attraverso, lo strazio di un personaggio, il mio strazio e forse lo strazio di tutti noi.

Si parla di una Ecuba dei giorni nostri?
Il testo di Gianni Guardigli è un testo totalmente contemporaneo che del mito classico porta in scena la tensione all’assoluto di riflessioni, sentimenti e personaggi; è un testo attualissimo e della contemporaneità più dolorosa e conflittuale fa il suo asse portante. Il pubblico contemporaneo avrà modo di appassionarsi alla vicenda terrena di Ecuba e Guardigli ha avuto il talento di inventare questa “Ecuba” dandole le caratteristiche di una donna di oggi e la potenza della poesia che trasuda da ogni battuta ha sicuramente la forza del mito classico.

Per cosa si differenzia l’Ecuba di Euripide da questa Ecuba moderna?
Questa Ecuba ricorda, come dice l’autore, la regina di Euripide nel furore con cui si scaglia verso l’ingiustizia e verso l’ipocrisia del potere, uccide per vendetta e si scaglia con ferocia contro chi ha commesso crimini indicibili ma è profondamente moderna perché è piccola, sempre come sostiene l’autore, piccolo-borghese, è una donna che ha vissuto in una dorata normalità i più belli anni della sua vita e poi ha perso tutto perché la storia ha decretato così, si è trovata dalla parte sbagliata nel momento sbagliato e ha dovuto fare i conti con le vergognose piccinerie che avvolgono l’animo umano, ha vestito i panni della profuga in un mondo che detesta la diversità perché ha paura di tutto.

Cosa può dire riguardo la sua scrittura teatrale del drammaturgo Gianni Guardigli?
La sua maniera di far essere centrale al testo l’essere umano, l’uomo e la riflessione su di esso.

Su cosa ha incentrato la regia?
È una regia quasi interamente incentrata sul lavoro con l’attrice, un lavoro di cesello, sulle piccole sfumature sui sentimenti che caratterizzano i passaggi di questo terribile viaggio nel dolore e nella disperazione, poi ovviamente c’è anche un importante lavoro musicale di luci e visivo ad accompagnare stati d’animo passaggi ed emozioni di questo terribile viaggio nell’inferno di questo personaggio.

Le musiche di Pino Cangialosi come sono state scelte?
Sono musiche originali composte e concepite per raccontare musicalmente il viaggio all’inferno della nostra protagonista.

Cosa può dire lavorativamente parlando su Isabella Giannone?
Isabella ha fatto tantissimi spettacoli con me, abbiamo già lavorato insieme tantissime volte, spettacoli anche importanti come Antonio Cleopatra, Macbeth, Macbeth downtown, Senso e lavorare con lei è sempre meraviglioso per la passione, il cuore, l’entusiasmo, la professionalità e il grandissimo impegno che mette in tutto quello che fa.

Come regista, cosa vuole che emerga dall’interpretazione di Isabella?
La profonda “umanità” e attualità del dramma profondo del personaggio di Ecuba e vorrei che ogni volta che il tema dell’immigrazione viene affrontato, da qualsiasi parte politica, vorrei che non si dimenticasse mai il concreto essere umano di cui stiamo dibattendo. E vorrei che il pubblico vivesse col cuore le vicende della nostra protagonista, che già in prova sta dimostrando la travolgente capacità di immedesimarsi in un personaggio peraltro molto difficile e tormentato come quello della nostra Ecuba.

Vuole aggiungere altro?
Mi auguro che questo spettacolo riesca a raccontare l’altro da se in una maniera tale da farci capire che quello che noi vediamo come diverso, non è che un’illusione, uno specchio deformante a farcelo vedere così; in realtà quello che vediamo come diverso, come altro, come distante non è che il nostro stesso essere passato attraverso altre esperienze, altre culture, altri avvenimenti, nato in situazioni che riusciamo a stento ad immaginare e mi auguro che lo spettacolo riesca a compiere il miracolo di mostrare la spaventosa identità di emozioni, sensazioni, paure, affetti, che ci può essere tra quelli che noi amiamo definire noi e quelli che noi amiamo definire loro.

Sledet.com ringrazia per l’intervista Francesco Branchetti, e ad maiora!

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