Le varianti del Coronavirus e i vaccini: a parlarcene è lo stimatissimo prof. Antonio Giordano


Non dare ascolto alle fake news, indirizzare la divulgazione solo su informazioni scientificamente provate” 

Intervista di Desirè Sara Serventi

Grande competenza e affidabilità sono solo alcune delle caratteristiche dello scienziato e professore di fama internazionale, il dott. Antonio Giordano, fondatore e direttore dello “Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine” della Temple University di Philadelphia. Il prof. Giordano ci ha brevemente spiegato che cosa sono i virus, quali sono le caratteristiche dei Coronavirus, che cosa spinge un virus a mutare e quindi cosa si intende per varianti, e infine in cosa consistono i vaccini attualmente disponibili contro la SARS-CoV2. Il nome di Giordano è da sempre sinonimo di grande preparazione e notevole professionalità. Sledet.com ha raggiunto il prof. Antonio Giordano che, nonostante i numerosi impegni, si è dimostrato disponibile a rispondere alle nostre domande.

Brevemente potrebbe spiegarci cosa sono i virus, e nello specifico che caratteristiche hanno i Coronavirus?

I virus sono organismi capaci di vivere e riprodursi all’interno di cellule viventi, che contengono solo parte dell’informazione genetica necessaria per la loro moltiplicazione e, quindi, necessitano della cellula infettata per svolgere altre funzioni. Sappiamo che esistono virus a DNA ed RNA e che quest’ultima molecola è molto più instabile del DNA. Il virus Sars-CoV2 è un virus appartenete alla famiglia dei coronavirus che causano infezioni, per lo più respiratorie. I coronavirus oggi conosciuti sono sette e devono il loro nome alle punte presenti sulla loro superfice che formano una sorta di corona. I coronavirus sono comuni in molte specie animali (come i cammelli e i pipistrelli) e oggi sappiamo che sono capaci di effettuare un salto di specie, conosciuto come “spillover”, responsabile non solo del passaggio del virus da una specie all’altra, ma anche della sua stessa stabilizzazione e diffusione tra gli individui della nuova specie.

Quali sono le condizioni che spingono un virus a mutare?

Per garantirsi la loro stabilizzazione all’interno degli ospiti infettati, i virus, spesso, generano nuove caratteristiche genetiche cd. mutazioni che non producono necessariamente alterazioni in termini di diffusione dell’infezione.

Che cosa si intende per varianti di un virus?

Durante la sua replicazione il virus crea tante copie di se stesso e questo processo può essere soggetto ad una serie di errori. Errori che inducono la formazione di cambiamenti, meglio definiti mutazioni. Il virus che incorpora tali mutazioni viene indicato come una variante del virus originale.

Quali sono le varianti che ad oggi destano più preoccupazione?

Trovare una nuova variante non significa che il virus si stia trasformando necessariamente in qualcosa di più pericoloso. Isolare una nuova variante significa ricevere la conferma che la circolazione virale è ancora molto attiva. Oggi le varianti più famose sono quella inglese (isolata appunto nel Regno Unito), caratterizzata da una maggiore trasmissibilità, la variante africana (Sud Africa), anch’essa probabilmente più trasmissibile e la brasiliana ancora soggetta a studi di verifica circa la sua trasmissibilità.

Quali sono i soggetti più a rischio per quanto riguarda le varianti?

I soggetti a rischio sono le persone più fragili per età e per pregresse patologie. Ciò accade anche per l’influenza.

Ipoteticamente parlando, quale sarebbe la migliore strategia da attuare per diminuire l’avanzata dei contagi dovuti alle varianti?

La presenza delle varianti è la conferma della circolazione virale, il virus continua ad avanzare da più di anno. Purtroppo, per ragioni diverse, rispetto alle quali non entro nel merito, non tutti rispettano le regole di distanziamento sociale, uso della mascherina, lavaggio delle mani e il virus continua a circolare: noi siamo lo strumento che il virus utilizza per potersi diffondere.

Ci potrebbe parlare dei vaccini oggi disponibili?

Da circa 200 approcci vaccinali testati, quelli approvati in Europa contro l’infezione Covid-19 sono due e sono prodotti dalle case farmaceutiche Pfizer/Biontech e Astrazeneca. Entrambi sono vaccini a mRNA con elevata efficacia nel prevenire la malattia. I vaccini sono prodotti farmaceutici in grado di stimolare il nostro sistema immunitario a produrre anticorpi contro specifici patogeni. Generalmente per stimolare il sistema immunitario vengono utilizzati virus attenuati, questa volta, invece, la strategia consiste nel fornire alle cellule le informazioni necessarie -sotto forma di mRNA- a costruire la proteina “spike” del virus. Entrambi i colossi della farmaceutica assicurano un’efficacia dei rispettivi vaccini superiore al 90%, per quello Pzifer c’è la problematica legata al trasporto e alla conservazione risultando inefficace a temperature superiori a meno 80 gradi. Il vaccino AstraZeneca, invece, è un vaccino a vettore virale, realizzato utilizzando l’adenovirus degli scimpanzè attenuato in cui è stato inserito il materiale genetico della proteina Spike (quella che permette al virus SARS-CoV-2 di innescare l’infezione responsabile di COVID-19). I suddetti vaccini sono in grado di stimolare il sistema immunitario umano a generare anticorpi contro la proteina spike e quindi, gli anticorpi generatisi a seguito della somministrazione del vaccino si rivelerebbero inefficaci solo nel caso in cui la mutazione creasse alterazioni nella proteina spike. Per poterci esprimere riguardo la vaccinazione e le varianti sarà necessario continuare a monitorare l’infezione. Nel caso in cui gli attuali vaccini a RNA non dovessero essere efficaci verso varianti che si dovessero sviluppare, la tecnologia per modificare l’RNA è estremamente semplice e, quindi, inseguire eventuali mutazioni non risulterebbe troppo complesso.

Quanto dura l’immunizazione dopo il vaccino?

Ad oggi, sappiamo, che l’immunità naturale, ossia quella sviluppatasi dopo aver contratto la patologia, è documentata fino a circa 8 mesi dall’infezione. Per valutare l’immunità indotta dal vaccino è importante ora monitorare la durata della protezione dei vaccinati e la scarsità di dati, al momento, non ci permette di fare previsioni. Tuttavia, le premesse che tali i vaccini producano una risposta immunitaria duratura ci sono tutte. Quello che è importante ricordare alla popolazione è che la vaccinazione non ci ha resi totalmente liberi: dobbiamo innanzitutto vaccinarsi in massa, poi monitorare lo sviluppo di anticorpi e durante questo periodo bisognerà ancora essere molto rigorosi nei comportamenti.

Ci si può contagiare nonostante si sia stati vaccinati?

Con i dati a disposizione attualmente sappiamo che i vaccini proteggono dalla malattia ma non sappiamo se proteggono dall’infezione. In ogni caso, se vaccinati, pur entrando in contatto con il virus dovremmo manifestare una malattia in forma attenuata. Quindi, ci si potrebbe contagiare pur essendo vaccinati ma non dovremmo contrarre una malattia severa.

Molti continuano a essere scettici per timore delle conseguenze negative che il vaccino potrebbe causare, a motivo dell’inadeguata sperimentazione. Cosa può dire a riguardo?

La sperimentazione dei prodotti approvati ha eseguito tutte le fasi in maniera rigorosa. Se oggi non possiamo sapere la durata dell’immunità o altre informazioni è solo perché non c’è stato il tempo di sperimentare anche questo.

Come ci si può proteggere individualmente dalle nuove varianti della SARS-CoV2?

Come ci si è protetti fin ora dal nuovo coronavirus. Responsabilità, distanziamento, utilizzo di DPI, disinfezione.

Che consiglio può dare alle persone che leggeranno la sua intervista?

La pandemia dura ormai da oltre un anno ed è comprensibile lo stato di sofferenza e frustrazione della popolazione mondiale, ma la guerra al coronavirus non è ancora finita.

Vuole aggiungere altro?

Non dare ascolto alle fake news, indirizzare la divulgazione solo su informazioni scientificamente provate.

Sledet.com ringrazia per l’intervista il prof. Antonio Giordano, e ad maiora!

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