“Il cortometraggio racconta la violenza sulle donne”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Ballerina, attrice e imprenditrice di successo, è lei la versatile artista Cosetta Turco, noto personaggio dello spettacolo che negli anni si è contraddistinta non solo per il suo talento nel campo del ballo e della recitazione, ma anche per il suo eccezionale curriculum formativo, sviluppatosi sia in Italia che in America dove ha frequentato la scuola di Lee Strasberg e quella di Ivana Chubbuck. Tanti i lavori da lei fatti nello spettacolo, sia in veste di ballerina che di attrice, e in tutti sono sicuramente emerse le doti artistiche di Cosetta. Quando infatti si trova sul set riesce ad interpretare nel migliore dei modi i ruoli che le vengono affidati, così come è stato nel cortometraggio che racconta la violenza sulle donne dal titolo “Marie Anne”. I microfoni di Sledet.com hanno raggiunto Cosetta Turco che ha parlato si è raccontata.
Se le chiedessi di raccontarsi, cosa risponderebbe?
Sono una donna molto attiva! Non sto mai ferma e ho sempre qualche progetto in atto, cerco di dare il massimo sul lavoro e di conciliare nel migliore dei modi tutte le mie attività con la mia vita privata. Ho un marito fantastico, che amo e con cui condivido gran parte del mio lavoro.
Quando nasce la sua passione per il mondo dello spettacolo?
Tutto è partito dalla mia passione per la danza che mi ha condotto pian piano a quella per la recitazione e per il mondo dello spettacolo. Ho studiato tantissimo queste due forme d’arte sia in Italia che all’estero e continuo tutt’oggi a perfezionarmi attraverso stage e lezioni.
Ha detto che ha studiato tantissimo queste forme d’arte, dove si è formata artisticamente?
Mi iscrissi al mio primo corso di recitazione all’età di diciannove anni, quando parallelamente iniziai a lavorare come ballerina, e da lì non smisi più di studiare. Ho fatto innumerevoli corsi, stage e seminari sia in Italia che all’estero. A Los Angeles ho frequentato la scuola di Lee Strasberg, e quella di Ivana Chubbuck, una delle coach più importanti in America.
Vuol riassumere il suo percorso lavorativo?
Per riassumerlo posso dire che sono una ballerina, un’attrice ed oggi anche un’imprenditrice! Come ballerina ho preso parte a trasmissioni televisive come “Tira e molla”, “La sai l’ultima”, “L’ottavo nano”, “Buona Domenica, “Domenica in”, per citarne alcune. Come attrice ho girato diversi film. “E io non pago”, “Napoletans”, “Operazione vacanze”, “The Stalker”, e altri ancora.
Dalla danza alla recitazione, come è avvenuto questo passaggio?
La danza è sempre stata per me una grande passione. Dopo aver conseguito il diploma sono partita per New York perché volevo studiare e migliorare la mia tecnica di ballo. Lì ho studiato per un po’ di mesi e poi è arrivato il classico colpo di fortuna… ero al posto giusto, nel momento giusto! Il grande Marco Garofalo, che ricorderò per sempre con grande stima, affetto e gratitudine, mi vide mentre seguivo una lezione di danza e, dovendosi avvalere di alcune ballerine per il programma “Tira e molla”, pensò di chiamare me e di coinvolgermi come ballerina nel corpo di ballo del programma. Così andai via da New York, e mi trasferii direttamente a Roma. Nella capitale ho iniziato anche a frequentare un corso di recitazione che ho amato da subito. Verso i venticinque anni ho avuto la fortuna di partecipare ad una serie televisiva “Grandi domani”, in cui ballavo ed avevo anche la possibilità di recitare, stando sul set tutti i giorni, questo mondo mi ha affascinato e preso sempre di più, così rallentai con la danza per dedicarmi in modo più concreto alla recitazione.
Lei ha lavorato nel cortometraggio dal titolo “Marie Anne”. Che cosa racconta nello specifico?
Il cortometraggio racconta tre storie ben distinte ma con un denominatore comune: la violenza sulle donne. La violenza subita da Giada è raccontata dalla voce di Emanuele Cellini, e quella perpetrata da Fernando, dalla mia voce. Ed infine quella subita da Marie Anne viene raccontata a due voci e simboleggia tutte le donne vittime di violenza.
Nessuno di voi di fatto è Marie Anne. E’ corretto?
Essendo appunto una storia raccontata a due voci, di fatto nessuno dei personaggi in scena è Marie Anne, ma in qualche maniera “tutti lo sono e tutti lo siamo”, come diciamo nel finale.
Nello specifico lei chi interpreta?
Fisicamente interpreto due personaggi, in entrambi i casi vittime di violenza. Giada, che troverà la forza di reagire e la moglie di Fernando che subirà e basta le violenze del marito. Con la mia voce interpreto però anche Fernando, del quale, esprimo i pensieri. Lui troverà la strada della redenzione e finirà per aiutare le donne che subiscono violenza.
Qual è stata la principale difficoltà che ha incontrato nell’interpretare questi personaggi?
Sono entrambi ruoli molto delicati, così come lo è l’intera tematica che viene affrontata nel corto. In generale posso dire che non sono stati personaggi “facili” da interpretare perché è stato necessario metterne a nudo degli aspetti psicologici profondi, quelli che sono alla base della violenza subita dalla donna che ha difficoltà a reagire, e quelli che sono all’origine della violenza perpetrata nella mente del carnefice.
Che tecniche ha utilizzato per calarsi nel migliore dei modi nei personaggi interpretati?
Personalmente, mi sento molto coinvolta e chiamata all’azione contro questa problematica sociale, perché, come tante donne, ci sono passata e fortunatamente ho avuto la forza di uscirne. È proprio sulla base della mia brutta esperienza personale e della situazione che ho vissuto in passato che ho deciso di prendere parte a questo cortometraggio e che mi sono calata nei panni di questi personaggi.
Qual è il messaggio che volete trasmettere con questo corto?
Oltre all’ovvia condanna verso la violenza sulle donne intendevamo far capire al pubblico che il problema non riguarda soltanto le donne stesse, ma anche gli uomini. È proprio questo il significato dello slogan: Noi siamo Marie Anne. Questo tipo di violenza è un problema sociale da cui l’intera società si deve salvaguardare, un problema comune che dobbiamo affrontare e contrastare tutti insieme, uomini e donne, cercando di aiutare le donne maltrattate, ma anche provando a “recuperare” i maltrattanti.
Che consiglio può dare alle donne vittime di violenza?
So che si tratta di una tematica delicata e difficile da trattare, affrontare e superare, ma mi sento molto coinvolta e chiamata all’azione contro questa problematica sociale, perché, come tante donne, ci sono passata ma ho avuto la forza di uscirne.
Anche se la violenza è qualcosa di terribile, che lascia dei segni indelebili dentro ogni donna, che fanno fatica ad andare via, con molta pazienza, tempo e dei percorsi psicologici mirati, tutto si può superare. Io auguro alle donne vittime di questi abusi di trovare la forza di reagire e denunciare le violenze, ma l’unico consiglio che posso dare alle donne in generale per tentare di fermare la violenza è quello di prevenirla: non fatevi isolare da amici e famiglia, guardatevi bene da assurde gelosie e insani controlli, comportamenti intimidatori o continue provocazioni che sono atteggiamenti che possono essere notati subito, sappiate dire di no e non colpevolizzatevi mai, ma soprattutto, chiedete aiuto anche al primo, dubbio segnale.
Attualmente in cosa è impegnata?
Io non mi occupo solo di recitazione, sono anche un’imprenditrice e attualmente sono impegnata nella gestione della mia scuola di lingue, la R&C Languages, che ho aperto l’anno scorso con mio marito e che ci da tante soddisfazioni.
Progetti?
Ce ne sono tanti…ma prima che si firmano contratti, non si può dire niente!
Sledet.com ringrazia per l’intervista Cosetta Turco, e ad maiora!