“Preferisco dare allo spettatore qualcosa in cui ritrovarsi per suscitare in lui emozioni anche contrastanti”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Sceneggiatrice e regista esordiente, nonché fondatrice della “The Gladiator Company”, stiamo parlando di Valentina Galdi, cui lavoro non sta passando inosservato. Premiata infatti, da Francesco Fiumarella, con il Premio Vincenzo Crocitti International come sceneggiatrice e regista esordiente. Sledet.com ha raggiunto Valentina Galdi che si è raccontata.
Se le chiedessi di raccontarsi cosa risponderebbe?
Bella domanda, mi definisco una persona che si è scoperta pian piano, ritrovandosi in situazioni che mai avrebbe immaginato di poter vivere e che adesso crede un po’ di più nell’imprevedibilità della vita.
Quando nasce la sua passione per la sceneggiatura e la regia?
Relativamente tardi, fin da piccola avevo solo una sorta di ossessione per il “dietro le quinte” dei film, ma non sembrava nulla di preoccupante! Scherzi a parte, durante i miei studi universitari ho avuto modo di partecipare alla realizzazione di alcuni video amatoriali e lì ho iniziato a rendermi conto che l’ambiente mi piaceva e anche tanto. Fino ad allora mi era capitato di scrivere alcuni testi, data la mia passione per la scrittura in generale, ma non mi era mai passato per la testa di poterli trasferire su uno schermo.
Dove si è formata?
In realtà non ho un percorso formativo artistico, anzi tutt’altro. Ho una laurea in Economia e Gestione delle Imprese, ho continuato con un Master in Marketing Management e il tutto dopo aver frequentato un Istituto Tecnico Commerciale. In parallelo a questi studi, però, ho affinato sottobanco le competenze in ambito cinematografico con corsi e laboratori di scrittura e regia, in aggiunta alle esperienze pratiche da autodidatta.
Vuol parlarci del suo percorso lavorativo?
Ho realizzato per lo più cortometraggi autoprodotti a scopo formativo e questo mi ha permesso di creare una rete di contatti che, nel 2019, mi ha coinvolto nella stesura di una sceneggiatura particolare che per la prima volta riguardava un film che non ho diretto. Si può definire, quella, la mia prima esperienza su un set professionale, con tecnici e attori di un certo spessore come Bonetti o Brugia. Successivamente sono tornata ad occuparmi della scrittura dei miei progetti personali ai quali ho potuto dedicare anche più tempo del solito a causa del lockdown.
Lei è la fondatrice della The Gladiator Company. Vuol parlarne?
La The Gladiator Company non è una vera e propria casa di produzione. È stato il primo step del mio percorso, necessario affinché un gruppo di amici appassionati di cinema potessero identificarsi in qualcosa ed iniziare a produrre audiovisivi di varia natura. A tal proposito fu scelto un nome che, intenzionalmente, non richiamasse alcun termine abusato come Pictures o Films, proprio perché io e i miei colleghi ci siamo sempre definiti una squadra di produzione – una compagnia – e non altro.
Per che cosa si caratterizza la sua sceneggiatura?
Per la forte critica, personale, che amo rivolgere ad alcuni fenomeni tristemente diffusi nella società moderna e per l’impronta drammatica che conferisco ai dialoghi dei miei personaggi. Preferisco dare allo spettatore qualcosa in cui ritrovarsi per suscitare in lui emozioni anche contrastanti e magari incentivare la riflessione quindi avendo pochi minuti è continuamente una sfida.
Quali i lavori da lei prodotti con la The Gladiator Company?
Fino ad ora tutti i cortometraggi e le opere prodotte dalla The Gladiator Company sono scritte e dirette da me ma, senza considerare i primissimi corti, sono da citare “Memorie Sbiadite” e “Ali in Gabbia” che sono due cortometraggi che ancora stanno ottenendo ottimi riscontri a livello festivaliero e non solo, in Italia e all’estero.
Lei sarà il presidente della giuria di preselezione del Wolf Film Festival International. Cosa può dire a riguardo?
Ricevere la nomina è stata una sorpresa e non ci ho pensato due volte prima di accettare il ruolo. Ho la grande fortuna di conoscere il Direttore Artistico del Festival, che tra l’altro è stato il direttore della fotografia dei miei ultimi cortometraggi, ed aver avuto una tale dimostrazione di stima fa sempre più che piacere.
Ha ricevuto il Premio Vincenzo Crocitti International, infatti è stato a lei assegnato il Premio, esordienti, sceneggiatrice, regista. Vuol parlarne?
Inutile dire che l’assegnazione di questo premio così prestigioso non me l’aspettavo e continuerò a ribadirlo in tutte le occasioni che mi si presenteranno. È un’emozione inspiegabile, soprattutto se riconosci il valore simbolico del Premio e la filosofia alla sua base. Sapere che viene conferito per meritocrazia ti ripaga dei sacrifici fatti e ti da quella carica giusta per continuare il percorso, a qualsiasi stadio sia.
Vuol dire qualcosa riguardo Francesco Fiumarella, ideatore e promotore del premio?
Come puoi definire Francesco se non una bella persona? Ha ideato una manifestazione in cui premia gli artisti per il loro lavoro e la loro umiltà, mettendo sullo stesso piano e valutando allo stesso modo esordienti, emergenti e volti affermati. Non ho mai neanche sentito parlare di una cosa del genere altrove.
Che cosa ha significato per lei questo riconoscimento?
Più di quanto si possa immaginare, anche perché è arrivato in un momento abbastanza buio artisticamente parlando ed ha rappresentato quello spiraglio al quale aggrapparsi per non lasciarsi cadere troppo in giù.
Chi è Valentina quando non si trova sul set?
Direi la stessa persona, l’importante è ricordarsi che fuori dal set non si può decidere il comportamento altrui.
Attualmente in cosa è impegnata?
Ci sono alcune post-produzioni nelle loro fasi conclusive e parlo di un micro-short molto intricato e di un cartone animato, realizzato in collaborazione con un artista ungherese, che ha come tema l’omosessualità.
Progetti?
Ho tante idee, aspetto solo il momento giusto per concretizzarle. Per ora mi dedico alla conclusione dei progetti in sospeso e poi si vedrà.
Vuole aggiungere altro?
Ne approfitto per ribadire il concetto che lavorare con la fantasia non è sinonimo di perdere tempo.
Sledet.com ringrazia per l’intervista Valentina Galdi, e ad maiora!