“Un consumo eccessivo di zucchero causa problemi metabolici importanti”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Il prof. Giacomo Mangiaracina, medico specialista in Salute Pubblica, già docente Università Sapienza di Roma e presidente dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione ha parlato di cosa si intende per produzione sostenibile del cibo, dello spreco alimentare globale e della sua recente indagine riguardante il consumo e lo spreco dello zucchero. Sledet.com ha raggiunto il prof. Giacomo Mangiaracina che ha parlato di questi importanti temi.
Che cosa si intende con produzione sostenibile del cibo?
Significa produrre un alimento che gratifichi il gusto e che sia nutriente, vale a dire ottimale per mantenerci in buona salute. Ma tutto questo nel pieno rispetto dell’ambiente e delle risorse necessarie per produrlo, compreso il lavoro umano che ci sta dietro.
Qual è lo scopo?
Armonizzare lavoro, ambiente e consumo secondo il principio “One Health”, una sola salute, a cui la nostra Agenzia per la Prevenzione (ANP) si ispira. La salute umana è strettamente legata a quella animale e ambientale. Ne consegue che il valore di un alimento è rapportato alla filiera energetica che lo produce.
In che modo è possibile dimezzare lo spreco alimentare globale?
Al momento, ogni 7 tonnellate di alimenti che si producono nel mondo, 1 tonnellata si perde lungo la filiera, dalla produzione al consumo. È la crisi dell’abbondanza, ad appannaggio dei Paesi a reddito medio-alto. Se pensiamo alla fame che impera nelle zone più povere del mondo, gettare via un settimo delle risorse è un vero peccato mortale. Nella Giornata Internazionale della consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari del settembre scorso, ci si propone di dimezzare lo spreco entro il 2030. Per le perdite lungo la filiera si punta alle regolamentazioni nella raccolta, conservazione e trasporto. Per lo spreco invece si propone la strategia delle piccole azioni che dovranno modificare il comportamento dei consumatori.
Che cosa causa lo spreco alimentare?
Se gettiamo via un cibo che non siamo riusciti a consumare, avremmo sprecato tutta l’enorme energia, manodopera compresa, che è stata impiegata per produrlo. Questo si traduce in un danno rilevante all’economia di un Paese.
Che cosa si può fare per combattere gli sprechi?
Il primo passo per combattere gli sprechi, è rendersi conto che esistono. Dovremmo fare nostro il proverbio “mangia ciò che compri e compra ciò che ti serve”. Altro aspetto che si sta cercando di attuare è la possibilità di recuperare e riutilizzare alcuni scarti di alimenti per produrre qualcos’altro come cosmetici e prodotti per la pulizia.
Quali sono gli alimenti più sprecati?
Frutta e verdure al primo posto. Poi le granaglie, come frumento e riso. Tutti prodotti indispensabili alla salute umana.
Lei recentemente ha svolto un’indagine riguardante il consumo dello zucchero. Vuol parlarne?
Insieme con il dottor Carmine Lombardi, ex ricercatore dell’Enea, oggi esperto ANP, abbiamo esplorato un ambito poco conosciuto e sottostimato, quello del consumo di zucchero fuori casa, vale a dire nei bar e nelle mense. Da una indagine su oltre un centinaio di esercizi pubblici abbiamo potuto osservare che la maggior parte di coloro che prendono il caffè non utilizza l’intero contenuto di una bustina di zucchero. Ciò che rimane nella bustina viene gettato nella spazzatura indifferenziata dal gestore dell’esercizio.
Che cosa ha messo in evidenza?
Abbiamo fatto qualche calcolo. In Italia ci sono circa 170.000 bar che fanno approssimativamente 7 milioni e mezzo di caffè al giorno. In un anno sono 6 miliardi di caffè. Considerando anche ristoranti e mense aziendali il consumo di zucchero fuori casa può raddoppiare. Ma limitandoci ai bar, se da una bustina di 6 grammi se ne utilizza circa la metà, i 3 grammi rimasti, moltiplicati per 6 miliardi di caffè per anno, fanno ben 18 mila tonnellate di zucchero che ogni anno vengono gettate via nei cassonetti dei rifiuti indifferenziati, e da lì nelle discariche.
Quale reputa la soluzione migliore per evitare questo spreco?
Quella di utilizzare solo 3 grammi di zucchero per ogni bustina confezionata. Volendone consumarne una quantità maggiore, si possono sempre utilizzare due o più bustine, ma si eliminerebbe comunque lo spreco attuale.
Che cosa causa un uso eccessivo di zucchero?
Un consumo eccessivo di zucchero causa problemi metabolici importanti che favoriscono l’obesità e il diabete, con ripercussioni sull’apparato cardio-vascolare. Sembra vi sia una correlazione anche tra consumo di zucchero e sviluppo di tumori. Alcuni epidemiologi evidenziano il fatto che l’aumento progressivo del consumo di zucchero nell’ultimo mezzo secolo ricalca quello progressivo dei tumori nello stesso periodo.
Qual è il miglior dolcificante da utilizzare?
Senz’altro il miele. Dobbiamo comunque imparare a non dolcificare. Molti hanno imparato a gustare il caffè senza l’aggiunta di zucchero. Il caffè non va considerato “amaro”, semmai “al naturale”. Gustandolo al naturale scopriremmo che esistono varie sfumature del suo sapore originario. Se proprio non ci si riesce, si può aggiungere un po’ di latte.
Che consiglio vuol dare alle persone che leggeranno l’intervista?
Il motivo per cui il consumo di zucchero va contrastato è che lo si trova ovunque, non solo nei prodotti dolciari, ma anche nel pane, nelle carni lavorate e persino nella maionese. Abbiamo anche invitato alcune note aziende a ridurre la quantità di zucchero nelle merendine per bambini, ma senza risultato. Con una pubblicità martellante reclutano consumatori e le merendine vanno a ruba, facendo la fortuna dei colossi aziendali. Difendiamocene per il nostro bene e quello dei nostri cari.
Sledet.com ringrazia per l’intervista il prof. Giacomo Mangiaracina, e ad maiora!