Sindrome da Idrocuzione: a parlarne è il prof. Giacomo Mangiaracina, Presidente dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione


“Come norma prudenziale, attendere una o due ore prima di un bagno”

Intervista di Desirè Sara Serventi 

Sempre più spesso si parla di Sindrome da idrocuzione, senza però essere veramente a conoscenza di cosa essa sia, e soprattutto quale possa essere l’elemento scatenante della manifestazione di questa sincope. Sledet.comha raggiunto il noto professor Giacomo Mangiaracina, Presidente dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione, che ha parlato in maniera semplice e chiara riguardo cosa si celi dietro questa subdola sindrome, e ha inoltre dato dei consigli per trascorrere al meglio le giornate estive in mare, lago o fiume, senza incorrere in rischi inutili.

Potrebbe spiegarci nello specifico che cosa si intende per sindrome o sincope da idrocuzione?
Nel significato etimologico il termine “idrocuzione” starebbe per “spostamento d’acqua”. In qualche modo, alla base della perdita di coscienza vi sarebbe una sorta di spostamento della massa liquida, ossia del sangue, da alcuni territori corporei verso altri, con riduzione transitoria della perfusione cerebrale chiamato “furto di ossigeno” o “furto vascolare”. Un esempio è quello frequente della cosiddetta ipotensione ortostatica, in cui compaiono vertigini e senso di mancamento quando si cambia rapidamente posizione da orizzontale a verticale. Avviene in soggetti che assumono farmaci vasodilatatori ai quali si raccomanda di non alzarsi bruscamente ma gradualmente. Se qualcosa di simile avviene in acqua, l’annegamento è un rischio serio.

Quando insorge?
Sembra che lo sbalzo termico giochi un ruolo in soggetti predisposti. Ciò significa che alcuni sono in grado di bere acqua gelata mentre sono accaldati, senza alcuna conseguenza, mentre altri possono avvertire disturbi importanti, fino alle conseguenze estreme in cui il cervello, per così dire, “si spegne” per un attimo. Dunque se si entra in acqua per un bagno, meglio farlo gradualmente. Il fatto di essere in fase digestiva ha fatto teorizzare che il sangue si possa concentrare maggiormente a livello addominale creando un “furto” cerebrale, ma è una ipotesi.

Qual è il fattore scatenante di questa sindrome?
Se il “furto” cerebrale di ossigeno dura anche pochi secondi si rischia la perdita di coscienza, ciò che in termini tecnici si chiama sincope. Se questo dovesse avvenire in acqua le probabilità di decesso per annegamento sono alte.

Perché bisogna evitare i tuffi improvvisati?
I tuffi improvvisati o dei neofiti sono a rischio per vari motivi. Un esempio è quello di non avere calcolato bene la profondità e subire un trauma cranico o una difficoltà di risalita con panico e ingestione di acqua. E poi c’è lo sbalzo termico, ancor più se si è in fase digestiva, che in alcuni soggetti può avere conseguenze molto spiacevoli.

Quali sono i sintomi?
Lo “spegnimento” cerebrale può non dare alcun sintomo passando dallo stato di vigilanza alla perdita di coscienze immediata. Altre volte si possono avvertire ronzii (acufeni), scintillio (fosfeni), senso di mancamento, nausea, sensazione di freddo improvviso, crampi muscolari e affanno. In questi casi, qualora si fosse in acqua e non vi fosse un supporto su cui appoggiarsi, potrebbe essere utile assumere la posizione supina “a morto” e respirare regolarmente finché si è in grado di chiedere aiuto. Se intervenisse la sincope non si ingerirebbe acqua e non si soffocherebbe. Cosa inevitabile nella posizione bocconi.

La sincope è reversibile?
Sì se non si ingerisce acqua.

A quanto si aggira la temperatura del nostro corpo a differenza di quella del mare, lago e fiume?
La temperatura corporea umana è intorno ai 37° C ma può oscillare di mezzo grado in base a flussi ormonali, ritmo sonno/veglia, temperatura ambientale, fase digestiva. Se si rimane sotto il sole a lungo la temperatura può aumentare anche di un grado, già di per sé un aspetto critico che può portare al colpo di calore. La temperatura dell’acqua del mare in estate si aggira sui 25-26 gradi. Dunque lo sbalzo termico di 11-12 gradi è evidente. Ancora più pericolosi laghi e fiumi dove la temperatura può scendere fino a 18° C.

Che differenza vi è tra congestione e sindrome da idrocuzione?
Il termine “congestione” veniva usato in passato per definire una concentrazione di sangue a livello addominale. Credo che non si abbia ancora una definizione precisa della sincopa in acqua. Può darsi che in futuro si possa modificare anche il termine di “sindrome” o “sincope” da idrocuzione. Ci sono contestazioni già oggi.

Dopo aver mangiato quindi non è consigliabile farsi il bagno?
È probabile che lo choc termico giochi un ruolo più importante della digestione.

Mi consenta la domanda la sindrome da idrocuzione si manifesta solo a stomaco pieno o anche a stomaco vuoto?
Come dicevo, per attenuare lo sbalzo termico occorre acclimatarsi gradualmente a una temperatura più bassa, fatte le dovute eccezioni di chi è abituato ai tuffi o a “tracannarsi” mezza bottiglia di acqua gelata senza subire alterazioni.

Dopo aver mangiato, dopo quante ore è consigliabile entrare in acqua?
I subacquei sanno che se hanno una muta protettiva, che impedisca lo choc termico, possono immergersi anche dopo avere mangiato. L’importante è non affaticarsi in fase digestiva. Come norma prudenziale, attendere una o due ore prima di un bagno è consigliabile.

Qual è l’alimentazione più adatta da mare per evitare di incombere in rischi inutili?
Se ci si deve immergere vanno bene la frutta e il cioccolato. Si digerisce rapidamente e gli zuccheri permettono di contrastare meglio la riduzione di temperatura.

È vero che se invece si mangia in acqua non vi sono rischi?
In acqua non puoi fare un pranzo. Puoi al massimo mangiare qualche snack che può pure incrementare la resistenza al freddo.

Che consiglio può dare ai giovani, e non solo, che passeranno l’estate tra mare, lago e fiume?
Entrate in acqua gradualmente prima di nuotare o immergersi senza mute protettive. Alla comparsa di qualche disturbo cercare un appoggio o mettersi a galleggiare supino “a morto”, e quando possibile chiedere aiuto.

Sledet.com ringrazia per l’intervista il prof. Giacomo Mangiaracina, e ad maiora!

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