Scleroterapia e laserterapia: a parlarne è il dottor Gianluca Massoni


“Il malfunzionamento valvolare è la causa principale delle varici poiché può favorire il reflusso del sangue e la conseguente dilatazione venosa”

Intervista di Desirè Sara Serventi 

È fondamentale rivolgersi a dei qualificati specialisti per trattare vene varicose e capillari, e tutto questo lo sa bene lo stimato dottor Gianluca Massoni, specialista in chirurgia vascolare, ecocolordoppler, scleroterapia e laserterapia. Il dott. Massoni ha spiegato a noi di Sledet.com, in maniera precisa e dettagliata, che cosa ci sia alla base della comparsa delle vene varicose, i sintomi che si manifestano, e quali trattamenti e metodiche vengano da lui utilizzate per far fronte a questi disturbi. 

Lei è uno specialista in chirurgia vascolare, ecocolordoppler, scleroterapia e laserterapia. Potrebbe spiegare che cosa si intende per vena varicosa?

La vena varicosa, nota anche come varice, è un disturbo caratterizzato dalla dilatazione permanente di una vena – che appare tortuosa e visibile a occhio nudo – associata ad alterazioni delle sue pareti. Le vene maggiormente colpite da questo disturbo sono quelle degli arti inferiori. Questo sistema, costituto dalla grande e piccola safena e dai loro vasi affluenti, ha la funzione di raccogliere il sangue periferico delle gambe e indirizzarne il flusso verso il cuore. L’efficacia del sistema safenico, la cui circolazione avviene nel senso contrario alla gravità quando si sta in piedi, dipende in gran parte dal corretto funzionamento delle valvole venose.

Che cosa sono i capillari?

I capillari sono uno degli inestetismi più diffusi e comuni al giorno d’oggi, e interessano principalmente le gambe, dove possono manifestarsi in varie zone. Possono comparire sia negli uomini che nelle donne. In realtà, non si tratta di “capillari” veri e propri bensì di un reticolo di varia forma ed estensione costituito da piccole vene dilatate, vere e proprie minuscole vene varicose sottilissime (dette microvarici). Il diametro di queste piccolissime vene è di solito compreso tra 0,1 e 1 mm ma talvolta può essere superiore. I veri capillari sono in realtà molto più sottili e non si vedono ad occhio nudo. La rete di capillari visibili, con una colorazione dal rosso al blu, si definiscono più comunemente teleangectasie. La loro comparsa dipende dalla dilatazione dei vasi sanguigni più piccoli che affiorano in superficie. Compaiono soprattutto negli arti inferiori. Spesso rappresentano la sofferenza segmentaria del microcircolo, dovuta a molteplici cause. Ne esistono di diversi tipi:

Congeniti: evidenti già alla nascita (gli angiomi) associati a varie malformazioni.

Primitivi: insorgono in età giovanile (fragilità capillare).

Secondari: possono insorgere a tutte le età (varie cause).

A che cosa sono associati i secondari?

I secondari sono associati a:

Patologie dermatologiche o sistemiche (livedo, sclerodermia, lupus, mastocitosi, ipertiroidismo)

P.E.F.S. o cellulite

Traumi, stripping delle vene, cicatrici, scleroterapia

Fratture trattate con immobilizzazione gessata

Infiammazioni acute o croniche

Radio-chemioterapie

Trombosi profonde e superficiali

Infiltrazioni di corticosteroidi

Alterazioni patologiche plantari

Reflussi varicosi

Ipertensione venosa profonda

Le vene varicose sono un problema comune?

Le vene varicose sono un problema piuttosto comune così come le teleangectasie. Quello che comunemente viene considerato per lo più un problema di natura estetica, in realtà è spia di una malattia venosa cronica e non va mai sottovalutato.

Che cosa hanno in comune le vene varicose con le teleangectasie?

L’unica cosa che le vene varicose e le teleangectasie hanno davvero in comune è la causa: entrambe le condizioni sono causate da malattia venosa cronica (MVC). Le vene degli arti inferiori trasportano il sangue dalle gambe al cuore e devono lavorare contro la gravità. Alcune porte a senso unico, chiamate valvole nelle vene, favoriscono la circolazione e questo processo. Quando il sangue scorre attraverso queste valvole esse si chiudono favorendo la risalita del sangue verso l’alto. Quando queste valvole si danneggiano o si verifica un malfunzionamento, il sangue può risalire con più difficoltà e refluire: questa pressione sulle pareti delle vene provoca un’espansione e un rigonfiamento dei vasi. E così diventano visibili i capillari (piccole vene a ragnatela) e la vena originale, quella più grande, diventa sporgente (vena varicosa).

La differenza tra i capillari e le vene varicose è legata alla grandezza dei vasi?

La differenza tra le vene varicose e i capillari non è legata solo alla grandezza dei vasi, ma anche da come si presentano alla vista.

Potrebbe essere più preciso?

Le teleangectasie sono linee sottili che possono avere un colore rossastro, bluastro o violaceo e appaiono a gruppi: si estendono come una ragnatela. Inoltre è possibile vederli ma non avvertirli al tatto. Le varici, invece, sono vasi sanguigni più grandi che si ingrossano e sporgono. Hanno un colore bluastro e una forma contorta e possono essere sentite sottopelle.

Qual è la causa principale della comparsa delle varici?

Il malfunzionamento valvolare è la causa principale delle varici poiché può favorire il reflusso del sangue e la conseguente dilatazione venosa. Si tratta di un processo lento ma progressivo, che può determinare l’insorgenza di diverse complicazioni: dai semplici problemi estetici alla severa insufficienza venosa cronica.

Vi sono dei fattori che contribuiscono alla loro formazione?

Contribuiscono alla loro formazione la familiarità: chi ha parenti di primo grado con varici ha una maggiore probabilità di sviluppare questa condizione. Poi lo scarso movimento: le varici si verificano più frequentemente nelle persone che passano molte ore in piedi. Il genere: le varici colpiscono con maggior frequenza le donne. L’obesità, la gravidanza, il fumo, il consumo di alcool, l’ipertensione e l’assunzione di contraccettivi ormonali (pillola).

Il paziente che presenta le vene varicose, quali disturbi accusa?

Generalmente, i sintomi iniziali delle vene varicose sono: sensazione di pesantezza alle gambe dopo aver trascorso molto tempo in piedi, crampi notturni al polpaccio, formicolii o prurito alle gambe, dolori lungo il decorso delle vene e gonfiore alle gambe.

I sintomi si possono aggravare?

I sintomi si possono aggravare con il passar del tempo manifestandosi come: macchie brune localizzate generalmente nella parte inferiore della gamba, dovute alla fuoriuscita di sangue dalla vena. Oppure con eczema: eruzione o rottura di vescicole nella gamba. Ancora, con ipodermiti: aree cutanee, più o meno estese, arrossate, dolenti o indurite sulla gamba. Si può manifestare una tromboflebite superficiale: infiammazione della parete venosa che si manifesta con la comparsa di un segmento venoso dolente e indurito su un’area cutanea calda e arrossata. Ulcerazioni: lesioni di lenta guarigione localizzate in genere in prossimità del malleolo; sono le complicanze più tardive delle varici oppure si può avere un sanguinamento spontaneo o a seguito di traumatismo: dovuto alla rottura spontanea di una varice od a seguito di trauma sulla stessa.

Invece le teleangectasie come si manifestano?

Le teleangectasie si manifestano nelle gambe come ramificazioni blu-rossastre a volte anche in rilievo. Quasi sempre sono asintomatiche, altre volte si accompagnano a prurito ed edemi. Alcuni lavori recenti hanno posto in correlazione la presenza di varici e un aumento del rischio di eventi cardiovascolari (trombosi venosa profonda, embolia polmonare, arteriopatia periferica), ma alla luce della natura osservazionale delle ricerche non è ancora chiaro se ci sia un rapporto di causalità (causa-effetto) o solo una condivisione dei fattori di rischio.

Potrebbe spiegarci che cosa si intende per scleroterapia?

È una tecnica angiologica che comporta la chiusura di un tratto venoso sede di varice oppure la sclerosi di un gruppo di capillari (teleangectasie) mediante l’iniezione, nei vasi stessi, di una soluzione sclerosante che causa istantaneamente una reazione infiammatoria locale (flebite chimica); questa reazione provoca in seguito la trombizzazione ed il successivo riassorbimento del tratto varicoso oppure la cancellazione dei capillari. Un EcocolorDoppler Venoso degli Arti Inferiori è fondamentale per una corretta impostazione diagnostica. L’esclusione di eventuali situazioni patologiche alla base della formazione dei capillari è determinante per il buon esito finale del trattamento scleroterapico.

Su quali vene agisce nello specifico?

La scleroterapia è particolarmente indicata per la rimozione di capillari (teleangectasie), di piccole varici e degli angiomi cutanei; tuttavia anche le vene varicose di grosse dimensioni sono rimosse con successo. La possibilità di adottare composti sclerosanti sotto forma di schiuma (sclero mousse) consente di rimuovere varici di calibro discreto. Basandosi sui dati disponibili nella Letteratura Scientifica, circa l’80% delle teleangectasie e il 75% delle varici trovano soluzione definitiva con la scleroterapia. Come esperienza personale, nella mia casistica ho ottenuto percentuali sovrapponibili.

In cosa consiste il trattamento da lei effettuato?

Ormai da anni utilizzo la scleromousse cioè quella tecnica che si basa sull’uso contemporaneo di due siringhe di plastica monouso sterili e di alcuni particolari raccordi di plastica ugualmente sterili, una butterfly 21G o un ago 30G. Mescolando nelle due siringhe, alle dosi scelte, l’aria ed il farmaco sclerosante, in pochi secondi si ottiene una mousse densa e compatta che può essere iniettata alle dosi stabilite.

Dove viene attuata tale tecnica?

Tale tecnica viene attuata ambulatorialmente ed è praticata da diversi anni in tutta Europa con ottimi risultati. Oggi si può intervenire con successo senza aiuto della chirurgia.

Quali sono i vantaggi di questa metodica?

I vantaggi di questa metodica sono l’utilizzazione di minor quantità totale di farmaco sclerosante e quindi riduzione delle complicanze legate all’iniezione di eccessive quantità di liquido sclerosante, o all’eventuale stravaso. Un altro vantaggio è un maggior tempo di contatto dello sclerosante con l’endotelio venoso e pertanto miglior effetto terapeutico e ancora, la scarsa diluizione della sclero-mousse da parte del sangue ed il dislocamento dello stesso da parte della mousse all’interno del vaso permette l’utilizzazione di questa metodica anche in patologie molto difficili da trattare con la scleroterapia, come le displasie vascolari. Poi l’ecogenicità della sclero-mousse permette una scleroterapia ecoguidata e di poter seguire il dislocamento guidato della mousse stessa. Nel complesso, questa pratica consente di non interrompere la normale attività lavorativa e non ultimo, favorisce una completa autonomia di gestione.

Quali le parti del corpo in cui può essere applicata questa metodica?

Prevalentemente gli arti inferiori.

L’azione lesiva della soluzione potrebbe creare delle complicanze?

Sottoporsi alla scleromousse non presenta particolari rischi. Le allergie ai prodotti sclerosanti sono rare. Si potranno avere delle reazioni vagali su base emozionale, delle cefalee con disturbi visivi ed emicranie che risultano avere una durata di qualche minuto. Talvolta si possono verificare trombosi venose profonde che comunque devono far pensare alla presenza di un possibile quadro di trombofilia. In generale non si rileva alcun rischio, non ci sono limiti d’età e nelle persone anziane la scleromousse risolve fastidi e disagi quotidiani. La terapia si effettua anche per chi segue una cura anticoagulante. L’azione lesiva della soluzione sclerosante è limitata alla parete venosa nel punto d’iniezione; già a breve distanza dal punto sottoposto a sclerosi il composto è così diluito da essere inoffensivo. Raramente può presentare complicanze essenzialmente dovute all’eccessiva aggressività del composto che può provocare la comparsa di ematomi ed arrossamenti nel punto dell’iniezione: in soggetti con marcata reattività personale verso il composto oppure con pelle delicata o molto chiara ciò può anche risultare in un livido di colore blu-verdastro (questo accade specialmente nei pazienti con i capelli rossi). In genere il livido scompare dopo due/otto settimane (è importante non esporre la parte livida all’azione del sole o dei raggi UV, perché si possono creare pigmentazioni difficili da rimuovere); la persistenza oltre i due mesi di un ematoma è raramente seguita dalla sua scomparsa completa. Ancora, si possono presentare delle complicanze dovute al cosiddetto “matting” cioè un fenomeno per cui, dopo la rimozione di capillari e varici di piccolo calibro mediante la scleroterapia, si assiste alla formazione di nuovi vasi, che nascono nei pressi della zona sottoposta a sclerosi o addirittura nello stesso sito. Statisticamente il “matting” è osservabile nel 2% dei pazienti sottoposti a scleroterapia. Qualora il fenomeno si ripeta anche nelle sedute seguenti, la prima misura d’attuare è quella di cambiare il tipo di soluzione sclerosante o la sua concentrazione.  Questo accorgimento tuttavia non sempre elimina il fenomeno. Per fenomeni di “matting” ribelli il rimedio migliore oggi, per l’eliminazione, è l’uso dei Laser.

Qual è il periodo più adatto per eseguire la scleroterapia?

La scleroterapia viene eseguita di solito nel periodo freddo dell’anno, ciò non tanto per l’assenza della venodilatazione dovuta al calore, quanto per evitare che gli UV, colpendo direttamente la parte sclerosata, creino pigmentazioni della pelle difficili poi da rimuovere. È buona norma comunque evitare di sottoporsi a scleroterapia nei mesi molto caldi (luglio-agosto).

Qual è la prassi da seguire subito dopo aver effettuato questa procedura?

La schiuma viene seguita millimetricamente lungo il suo decorso nel vaso venoso principale e collaterale. La mousse eccedente viene eliminata per via venosa e catabolizzata. La mousse agisce sulle pareti venose dove l’endotelio risulta essere danneggiato. Successivamente, asportato l’ago, si effettua un tamponamento del foro dell’ago e un bendaggio elastico aderente compressivo che deve essere mantenuto per almeno 48 ore, tale passaggio è fondamentale per la buona riuscita della sclerosi. La compressione elastica riduce la reazione infiammatoria. Successivamente verrà utilizzata una calza elastica di compressione K1 o k2. Nel caso vengano trattati capillari od angiomi non è necessaria l’elastocompressione. In questo caso sarà sufficiente utilizzare dei batuffoli di garza e dei cerotti elastici da tenere per un paio di giorni, sui punti trattati.  I successivi controlli verranno effettuati a 7 giorni dalla procedura, 30 giorni e 6 mesi. La sclerosi del vaso nei primi 10 giorni può portare ad un indurimento del vaso con tensione e dolore lieve moderato. Tale sintomatologia tende a scomparire gradualmente in 10 giorni e recede con i comuni antinfiammatori (paracetamolo e creme locali). Sono possibili inoltre dei trattamenti complementari dopo 30 giorni nei casi in cui vi siano dei rami venosi rimasti canalizzati.

Dopo la rimozione di capillari e varici, queste potrebbero ripresentarsi?

La scleroterapia non può far sparire tutte le varicosità inestetiche delle gambe, ma può ridurle notevolmente, migliorando l’aspetto degli arti inferiori. Il trattamento richiede una diligente e costante collaborazione del/la paziente prima, durante e dopo le sedute. Purtroppo le varici, piccole o grandi che siano, possono ripresentarsi, essendo la patologia venosa evolutiva e con tendenza al peggioramento.

Cosa fare nel caso in cui queste dovessero ripresentarsi?

Si può ripetere tranquillamente il trattamento senza problemi.

Dopo il trattamento si devono assumere farmaci?

Generalmente no, ma in soggetti molto reattivi è possibile osservare un rialzo lieve della temperatura, soprattutto serale, nelle 48 ore successive alla sclerosi. In tal caso si può assumere tranquillamente farmaci antipiretici a base di paracetamolo. Evitare assolutamente farmaci a base di acido acetilsalicilico per evitare una riduzione dell’efficacia della soluzione sclerosante.

Che cosa si intende invece, per laser terapia?

La laser terapia è una tecnica di cura delle teleangectasie, degli angiomi che ottiene la completa risoluzione delle lesioni vascolari attraverso la termocoagulazione. Le apparecchiature laser di ultima generazione generano un fascio di luce che, con la sua lunghezza d’onda, penetra nella cute e viene assorbita dalla componente sanguigna del vaso trattato; l’energia assorbita si trasforma in calore ed il calore derivante da questa interazione chiude, coagulandolo, il vaso dilatato in maniera stabile e sicura, senza il coinvolgimento dannoso del tessuto circostante. La lesione vascolare viene così poi assorbita dall’organismo scomparendo senza lasciare alcuna traccia. La laserterapia viene utilizzata per il trattamento delle lesioni venose più profonde, ma anche per i tratti vascolari più superficiali e di minor calibro. La procedura non richiede l’uso di anestetico. Le lesioni si trattano con uno o due impulsi fino a che non si verifica uno spasmo del vaso o la comparsa di un leggero rossore. Il laser Nd-YAG 1064 nm con la sua peculiare lunghezza d’onda consente la penetrazione attraverso la cute fino a 3-4 mm di profondità. Inoltre lo scarso assorbimento da parte della melanina riduce al minimo il possibile “danno collaterale” epidermico anche nei fototipi alti.  Il laser 1064 nm legge molto bene il colore blu ed il rosso scuro. Può quindi essere utile anche per la terapia del reticolo venoso di dimensioni un poco maggiori ed è molto efficace nell’insufficienza venosa. Il laser 532 nm legge meglio il rosso acceso ed ha una penetrazione assai minore. È assai utile per i capillari molto sottili, in particolare quelli del viso. Anche gli angiomi rubino, gli angiomi stellati singoli o plurimi e gli angiomi piani rappresentano ottimi target, che scompaiono a volte dopo un singolo trattamento.

Quali le parti del corpo dove viene usata tale tecnica?

Il trattamento può essere eseguito su qualsiasi parte del corpo, ma di solito si esegue sul viso e gambe.

Vi possono essere effetti collaterali?

Il trattamento non è indolore. Si tratta di un disagio fastidioso ma sopportabile che può essere risolto ed alleviato con un raffreddamento cutaneo prima del trattamento laser.

Cosa accade dopo il trattamento?

Dopo il trattamento i vasi trattati risultano arrossati ed edematosi. Alcune volte possono comparire piccoli lividi, vescicole e croste che risolvono nel giro di 1 -3 settimane nel volto, 4-8 settimane negli arti inferiori. Alla caduta delle crosticine possono rimanere aree di ipo o ipercromia che risolvono solitamente nel giro di poche settimane. Le complicanze più persistenti comprendono alterazioni della pigmentazione con sviluppo di un’ipopigmentazione nei soggetti a fototipo scuro, soprattutto se abbronzati, o un’iperpigmentazione postinfiammatoria per cui può essere necessario intervenire con ulteriori trattamenti. Talora possono formarsi cicatrici atrofiche o ipertrofiche/cheloidee.

Tutti i soggetti possono sottoporsi a questi trattamenti o vi sono delle controindicazioni?

La laserterapia è controindicato in gravidanza, in caso di presenza di neoplasie maligne (sospette o conclamate) o epilessia. Può, invece, essere impiegata nei pazienti portatori di pacemaker.

Chi può svolgere queste pratiche?

Di norma il chirurgo vascolare, l’angiologo, il cardiologo, il chirurgo generale, il dermatologo e venereologo ed il medico estetico.

Vuol dare un consiglio alle persone che leggeranno la sua intervista e intendono effettuare questo trattamento?

Nel trattamento delle varici si può optare per la scleroterapia o per l’utilizzo del laser. La scelta dell’uno o dell’altro trattamento normalmente ricade sulle caratteristiche e soprattutto sul diametro dei vasi da trattare, nello specifico, capillari di piccole dimensioni vengono rimossi con il laser, capillari e vene di grosse dimensioni (comprese varici safeniche ) con la scleroterapia. A mio avviso, in questo momento, nell’ambito della terapia delle vene varicose, delle varicosità (varici reticolari) e dei capillari di grosse dimensioni, la terapia sclerosante rappresenta il gold standard di riferimento, in quanto costituisce un trattamento efficace, non invasivo, si esegue in ambulatorio, con una compliance, della o del paziente, ottimale. L’utilizzo del laser nel trattamento delle teleangectasie e delle varici degli arti inferiori è il trattamento di scelta in casi particolari: pazienti agofobici, anamnesi positiva a fenomeni allergici, predisposizione a trombosi, particolari distretti anatomici (caviglia, dorso del piede), capillari di diametro particolarmente sottile difficili da incannulare. È ovviamente imprescindibile, prima dell’esecuzione di tale metodica, lo studio clinico e strumentale del sistema venoso profondo e superficiale.

Vuole aggiungere altro?  

Lo stile di vita moderno, caratterizzato da aumento della sedentarietà, posture lavorative prolungate e obbligate, stazione eretta mantenuta a lungo, uso di mezzi di trasporto anche per brevi percorsi, insufficienza dell’esercizio fisico, alimentazione troppo ricca o squilibrata in rapporto ai bisogni dell’organismo, comporta un aggravamento dei disturbi circolatori, sia arteriosi che venosi. Pertanto uno stile di vita sano e attivo può aiutare a ridurre sensibilmente il rischio di capillari (teleangectasie). Evitare alcool e nicotina; praticare regolarmente attività sportiva o seguire un programma di attività fisica mirato (ginnastica per le gambe e per i piedi, yoga, jogging, nordic walking, passeggiate); tenere sotto controllo il proprio peso corporeo sono tutti fattori che possono contribuire in modo significativo al benessere delle vene. Inoltre chi trascorre molte ore in piedi o seduto per ragioni lavorative, può supportare le proprie vene in modo efficace utilizzando calze compressive medicali, evitando così la dilatazione delle pareti venose.

Sledet.com ringrazia per l’intervista il dottor Gianluca Massoni, e ad maiora!

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