“Le malattie legate al pericardio sono prevalentemente quelle infiammatorie, sia in senso stretto che associate ad infezioni virali o più raramente batteriche”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Il dottor Franco Isola è uno stimato cardiologo ospedaliero con alle spalle un curriculum formativo e lavorativo che gli ha permesso negli anni di farsi un nome degno di fiducia, non solo tra i pazienti ma anche tra i colleghi. Sebbene il noto cardiologo sia un gran esperto in aritmie si è mostrato disponibile a parlarci della pericardite, cioè dell’infiammazione del pericardio, una sottile membrana che riveste il cuore. Sledet.com ha raggiunto il dottor Franco Isola che, nonostante i numerosi impegni lavorativi, ha parlato in maniera precisa e dettagliata della pericardite, andando ad illustrare le principali forme, cause e quelli che sono i principali sintomi.
Che cosa è il pericardio?
È una sacca che avvolge il cuore. Per la precisione, esiste un pericardio viscerale che aderisce alla superficie interna del cuore e un pericardio parietale esterno. Il pericardio è dotato di terminazioni nervose sensitive (dolore).
Qual è la sua funzione?
Quella di proteggerlo: essendo il cuore in continuo movimento, evitando frizioni sugli organi circostanti e traumi sulle coronarie che decorrono sulla superficie esterna del cuore.
Quali sono le malattie legate al pericardio?
Le malattie legate al pericardio sono prevalentemente quelle infiammatorie, sia in senso stretto che associate ad infezioni virali o più raramente batteriche.
Che cosa si intende per pericardite?
Voglio precisare che, tutte le malattie che finiscono in –ite si riferiscono ad infiammazione dell’organo e quindi, la pericardite è un processo infiammatorio del pericardio.
Quali sono le cause?
Le cause sono da attribuire a dei processi infiammatori in corso di malattie sistemiche di tipo “reumatico” oppure processi infiammatori in corso di malattie virali o più raramente batteriche. Va detto che esistono anche forme secondarie ad esposizione ai raggi X.
Quali sono i sintomi che il soggetto accusa?
Il dolore toracico, almeno nelle prime fasi della malattia, è spesso presente. Un dolore prolungato, di tipo trafittivo ma può avere anche le caratteristiche di tipo oppressivo o urente, tipicamente localizzato sia anteriormente sino alla base del collo, sia posteriormente in sede interscapolo-vertebrale o più spesso a livello della scapola sinistra.
Il dolore si modifica?
Sì con i movimenti del torace per cui il paziente va alla ricerca della posizione più antalgica che spesso è quella seduta un po’ piegato in avanti.
Al dolore si associano altri sintomi?
Al dolore può associarsi la febbre che, nelle forme infettive, può essere anche alta e recedere con abbondanti sudorazioni.
Quali sono le principali forme di pericardite?
Fondamentalmente sono tre. La prima con scarso essudato (liquido infiammatorio) è detta anche “secca” ed è associata a sintomatologia dolorosa prolungata. La seconda “essudativa”, si presenta invece con abbondante essudato in cui la sintomatologia dolorosa iniziale poi scompare proprio perché i due foglietti pericardici si allontanano. La terza e peraltro più difficile da curare è la “costrittiva” in cui un processo infiammatorio cronico dà origine a una fibrosi (cicatrizzazione) che avvolge il cuore e ne limita molto i movimenti, soprattutto il riempimento.
Qual è la pericardite più diffusa?
Sicuramente la pericardite acuta, infatti è quella che noi cardiologi vediamo di più. Ha un andamento stagionale, in genere primavera-estate ma anche estate-autunno.
Come esordisce?
Esordisce come una banale sindrome da raffreddamento: mal di gola (faringodinia), artralgie (dolori articolari), febbre e poi dolore toracico. È proprio il dolore toracico molto intenso e prolungato che porta il paziente in ospedale
Ci potrebbe spiegare che cosa si intende per versamenti periodici isolati?
Talvolta durante l’esecuzione di un ecocardiogramma di routine è possibile documentare una raccolta di liquido all’interno dello spazio pericardico. Questo può essere dovuto ad una pregressa pericardite in cui il liquido pericardico non è stato completamente riassorbito. Fare diagnosi etiologica (di causa di malattica) spesso è difficile. Per dire un caso particolare: l’anno scorso avrei dovuto sottoporre a studio elettrofisiologico ed ablazione transcatetere una giovane paziente con episodi di tachicardia parossistica molto invalidanti. Nel fare gli accertamenti pre-procedura è stato evidenziato all’ecocardiogramma un versamento pericardico moderato: solo l’esecuzione del dosaggio ematico degli ormoni tiroidei (TSH elevatissimo) ci ha fatto capire che la causa poteva essere l’ipotiroidismo. Ne abbiamo avuto conferma perché dopo 6 mesi di terapia ormonale sostitutiva il versamento è scomparso!
Qual è la forma più severa di pericardite?
La pericardite costrittiva che è quella che condiziona in modo significativo la qualità di vita del paziente riducendo la sua tolleranza allo sforzo.
Per quale motivo?
Perché si riduce la capacità del cuore di aumentare la portata cardiaca. Il cuore è come se fosse avvolto da una corazza inestensibile e quindi non riesce a riempirsi. Si gonfia l’addome, si gonfiano le gambe. La terapia diuretica può dare solo un po’ di sollievo. In casi gravi la terapia chirurgica è l’unica arma che abbiamo: l’intervento si chiama “decorticazione” e il termine stesso ci fa capire di cosa si tratta.
Qual è la sintomatologia guida alla sua diagnosi?
La sintomatologia guida alla diagnosi, che però deve essere confermata dagli esami del sangue (indici di flogosi e in particolare la PCR), dall’ECG che nelle forme acute mostra una morfologia particolare (sopralivellamento dell’ST da non confondere con una sindrome coronarica acuta), dall’ecocardiogramma che mostra la presenza di liquido. L’esame obiettivo, e cioè l’ascoltazione dei toni cardiaci, non ci aiuta più di tanto anche se nei grandi versamenti i toni cardiaci hanno una intensità molto ridotta.
Quali sono le complicanze causate dalla pericardite?
Prevalentemente quelle correlate alla presenza di liquido nello spazio pericardico. Quando questo aumenta in modo significativo tende a “schiacciare” il cuore: aumenta infatti la pressione all’interno dello spazio pericardico. Questa condizione impedisce al cuore di potersi riempire e quindi riduce la portata cardiaca. Un elemento molto importante da considerare è la velocità con cui si forma il versamento.
Per quale motivo?
Perché se questa è lenta e graduale il pericardio ha tempo di distendersi e la pressione al suo interno non aumenta ma se si forma rapidamente, anche piccole quantità di liquido possono portare ad uno stato di shock cardiogeno.
Quali sono le terapie che utilizzate?
Nelle forme infiammatorie, sia isolate che in corso di viremia, la terapia anti-infiammatoria sia semplice che combinata (FANS + steroidi + colchicina) da buoni risultati. Nei casi in cui è presente compromissione emodinamica (ipotensione) il liquido va drenato rapidamente: questa procedura si chiama pericardiocentesi.
È una procedura che può creare complicazioni?
Diciamo che è una procedura “delicata” che comunque in mani esperte ha poche complicazioni. Si tratta di avanzare un ago lungo, dalla zona sotto-xifoidea (sotto lo sterno) sino allo spazio pericardico. Attraverso l’ago si avanza poi una guida metallica a J (non traumatica) nello spazio pericardico e, solo dopo aver controllato in RX-scopia la posizione della guida, si avanza un catetere (tipo “pig-tail” anche questo atraumatico) nello spazio pericardico e si aspira il liquido. È incredibile il miglioramento improvviso delle condizioni generali del paziente e la soddisfazione dell’operatore. Molta adrenalina! Ndr: sorride
Come vengono curati i casi refrattari?
Spesso la terapia anti-infiammatoria deve essere proseguita per molto tempo, anche anni, perché talvolta la sua sospensione può portare a delle recidive.
Cosa può dire riguardo la prognosi?
Molte pericarditi, come possono essere quelle virali in corso di influenza, guariscono da sole senza terapia specifica. Quelle più complicate in una grande percentuale rispondono bene alla terapia anti-infiammatoria, soprattutto se combinata. Solo in pochi casi la pericardite può diventare cronica ma comunque oligosintomatica (cioè con pochi sintomi). In casi rari bisogna rivolgersi al cardiochirurgo.
La pericardite colpisce maggiormente gli uomini o le donne?
Nelle forme acute sono colpiti di più gli uomini, soprattutto la popolazione con età <60aa. Nelle forme associate a malattie reumatiche (lupus, artrite reumatoide) per lo più croniche, di più le donne.
Il paziente che manifesta pericardite necessita il ricovero?
La sintomatologia soggettiva e soprattutto la presenza di versamento condizionano molto la risposta a questa domanda. La pericardite acuta di tipo viremico senza versamento può essere tranquillamente seguita a domicilio dal medico di famiglia.
Il soggetto che presenta tale patologia può svolgere qualsiasi attività?
Ovviamente la risposta è no in corso di pericardite acuta.
Cosa consiglia invece dopo una pericardite acuta?
Quando la PCR si è normalizzata stabilmente i consigli sono quelli di evitare i “raffreddamenti”, quindi asciugarsi bene i capelli prima di uscire, fare subito una doccia appena finita l’attività fisica, evitare di fare il bagno al mare nelle ore più fresche e soprattutto la notte.
La pericardite si può prevenire?
Sicuramente fare la vaccinazione anti-influenzale può ridurre la pericardite associata all’influenza, ma ci sono molti altri virus; adeno-virus e coxsackie-virus per cui è difficile poterla prevenire anche perché un ruolo significativo lo svolge il tipo di risposta immunitaria che come noto è individuale.
A suo avviso l’attuale emergenza sanitaria sta creando delle difficoltà per quel che concerne la diagnosi di alcune malattie cardiache?
La risposta è ovvia, sì! Anzi, toglierei anche “alcune”, direi di tutte. Pensi che la mortalità per sindromi coronariche acute è triplicata in corso di pandemia.
Dove svolge la sua attività di cardiologo?
Lavoro presso la Cardiologia UTIC dell’ospedale SS. Trinità di Cagliari.
Di cosa si occupa nello specifico?
Mi occupo prevalentemente di aritmie: sia quelle che fanno battere il cuore lento (ipocinetiche), sia quelle che lo fanno battere troppo svelto (ipercinetiche). Durante questa pandemia ho impiantato due pacemaker a pazienti Covid-positivi.
Vuole aggiungere altro?
Sì, vorrei dire che la pandemia Covid-19 ci ha messo davanti a problemi veramente difficili. Dicevano i Blues Brothers: “quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare”. Al momento gli unici “duri” che ho visto giocare sono i medici, gli infermieri e gli OSS…e non dico altro!
Sledet.com ringrazia per l’intervista il dottor Franco Isola, e ad maiora!
Bravissimo Dr.Isola!
Estrema chiarezza e capacità di sintesi anche nell’affrontare questo argomento… non solo aritmologia, non solo Covid, una piacevole lettura, un Medico rassicurante e competente!
La professionalità, le competenze, le conoscenze e la grande disponibilità verso i pazienti e i suoi stessi colleghi sono le grandi qualità del dott. Isola. Esperto in particolare di aritmologia è un privilegio averlo come collega e una fortuna essere curati da lui.
Mitico dott Isola! Grande Cardiologo e grande Uomo
Grazie al Dott. Franco Isola, ho risolto il problema dell’ aritmia, è un aritmologo bravissimo, dotato di una professionalità unita ad un’ umanità e ad un’ empatia fuori dal comune. Lo ringrazio perché non solo è un cardiologo eccellente ma è anche una guida importante per il paziente che ha problemi al cuore e che per questo e’ ansioso di natura. Ha una grande capacità di ascolto e di mettere a proprio agio il paziente, rassicurandolo in ogni momento e seguendolo attentamente nelle terapie. E’ davvero un medico eccezionale, in prima linea nella lotta contro il covid 19, disposto a sacrificarsi sempre per i suoi pazienti. Grazie di cuore per il suo operato.
Preciso, chiaro ed esaustivo.. Grandissimo professionista Dott. Isola! PS: attendiamo altre interviste..