Il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica è una struttura innovativa e tecnologicamente avanzata per il trattamento di tumori radio resistenti o non operabili, che utilizza ioni carbonio e protoni
Intervista di Desirè Sara Serventi
Si trova a Pavia il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica per il trattamento di tumori non operabili chirurgicamente, a causa della loro localizzazione, e per quelli che risultano essere radio resistenti. Si tratta di una struttura innovativa e tecnologicamente avanzata, dove per la cura dei tumori, vengono utilizzati gli ioni carbonio e i protoni. Si può definire incoraggiante la percentuale di successo sui pazienti, che è compresa tra il 70% e il 90% . Fu l’ex Ministro della Salute, il prof. Girolamo Sirchia che credendo fortemente nel progetto decise di finanziare la Fondazione Cnao, ed è proprio prof. Sirchia, che ha risposto al microfono di Sledet.com riguardo il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica, spiegandone in maniera chiara e precisa di cosa si occupa e di come esso funzioni.
Prof. Sirchia, recentemente si sta parlando del “Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica”. Fu lei che nel 2001, come Ministro della Salute, credendo nel progetto decise di finanziare la Fondazione Cnao. Di cosa si tratta?
Si tratta di una struttura innovativa e tecnologicamente avanzata che si trova a Pavia, dove vengono utilizzate altre forme di energia per la cura di tumori non trattabili chirurgicamente, o tumori radio resistenti.
Quali sono le altre energie di cui parla?
Le altre forme di energia, sono gli “adroni”.
Come sono ottenuti?
Gli adroni sono degli ioni, e quindi ottenuti con un’acceleratore che rompendo i neutroni in particelle positive, che sono i protoni, e particelle negative che sono gli ioni carbonio, sprigiona delle altissime energie che distruggono le cellule che colpiscono. E’ una specie di chirurgia senza bisturi su alcuni tipi di tumori.
Distrugge tutte le cellule che incontra?
Naturalmente non distrugge tutte le cellule che incontra perché bisogna collimare in modo perfetto il raggio su queste, per andare a centrare proprio la cellula maligna. Quindi si colpiscono in modo mirato solo ed esclusivamente le cellule tumorali, senza toccare le cellule sane.
Tutti i tumori possono essere trattati con gli adroni?
L’adroterapia è indicata per alcuni tipi di tumori che non sono raggiungibili dalla chirurgia, perché a causa della loro localizzazione la loro asportazione sarebbe troppo demolitiva per il paziente, e poi viene usata per tutti quei tumori radio resistenti.
Quindi, è efficace anche per i tumori radio resistenti?
Esatto, questo raggio che colpisce queste cellule, le distrugge anche se sono radio resistenti, e questa è un’altra prerogativa molto importante.
Perché?
Perché quando le cellule sono diventate radio resistenti, non risentono più della normale radioterapia, mentre risentono ancora dell’adroterapia.
Da che cosa sono generati i fasci di protoni e ioni carbonio utilizzati nel Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica?
Sono generati da un sincrotone, in grado di accelerare le particelle, per poi dirigere questi fasci che sono generati da sorgenti che producono protoni e ioni carbonio, e vanno a colpire direttamente le cellule tumorali. L’acceleratore di particelle ha un diametro molto largo che consente di accelerare le particelle ad una velocità altissima per poi lanciarle, centrando l’obiettivo sul malato.
Da chi è stato realizzato il sincrotone?
E’ stato realizzato con la collaborazione di fisici nucleari, ingegneri, informatici, e da tutta una serie di specialisti che oltre che medici, ovvero radioterapisti, appartengono a varie istituzioni e università, quindi, tanti specialisti che si sono messi assieme per costruire questa macchina. Questo sincrone comunque è un vanto italiano, ed è un’opportunità per i pazienti molto importante, perché consente di curare malati che prima erano difficili da curare.
La macchina quindi è stata brevettata?
Esatto il costruttore della macchina ha brevettato il macchinario che sta vendendo ad altri Paesi, come la Francia e l’Austria.
Come si presenta il Cnao?
C’è una parte clinica esterna, poi, dove avviene il raggiamento, per evitare che ci siano dispersioni nell’ambiente, è stato costruito un bunker enorme.
Si trova in una zona protetta?
Si trova in un bunker molto protetto, costruito sotto terra e protetto da muri di cemento spessi due, tre metri.
Come viene collocato il paziente?
Viene costruita una sagoma per ogni paziente, ossia, una specie di forma in cui la persona si deve collocare per consentire che il raggio vada esattamente nel punto dove deve colpire le cellule tumorali. Il malato non può muoversi per quelle frazioni di secondi che deve ricevere questo raggio.
Per quale motivo?
Perché il raggio non deve colpire le cellule sane.
Alta tecnologia informatica anche per costruire la sagoma?
Questa forma è costruita con un informatica molto raffinata che misura tutte le distanze e il fuoco di questo raggio, dopodiché il paziente viene mobilizzato in questa specie di sagoma che lo tiene, e per pochi secondi viene raggiato, e questo avviene per più volte a dosi non eccessivamente elevate, per non bruciare tutto.
Poi?
Il paziente torna a casa sua.
L’irraggiamento è sia di protoni che di ioni carbonio?
Gli ioni di carbonio hanno un energia maggiore e vengono riservati per alcune patologie, per le altre sono sufficienti i protoni. Quindi, o ioni carbonio o i protoni.
Rispetto alla tradizionale chemioterapia o radioterapia, questa ha il vantaggio di non distruggere le cellule sane?
Viene collimato su una cellula tumorale. L’irraggiamento entra da diversi punti, e va a finire sempre nello stesso punto, che è la cellula tumorale.
L’impiego clinico è stato limitato, in particolare quello degli ioni carbonio?
E’ stato limitato perché c’è voluto un lunghissimo percorso, innanzitutto per costruire la macchina, e poi, perché ci voleva il marchio CE, che ci ha impiegato tantissimo per essere concesso. Ci volevano i protocolli sperimentali, tutte le procedure per garantire che questa macchina non creasse eventuali danni, e che fosse efficace. Il marchio CE è stato rilasciato da poco, sia per la fabbricazione sia per l’uso.
La radioterapia con protoni, ha suscitato un grande interesse perché si può usare nella terapia pediatrica?
Assolutamente sì, infatti anche i bambini possono giovare di queste metodiche perché non sono invasive, e non sono distruttive.
La percentuale di successi è alta, parliamo del 70% 90%?
Sì, è molto alta, non assoluta ma molto alta, perché ovviamente dipende da soggetto a soggetto.
Può essere efficace per il tumore al pancreas?
Il pancreas è un organo molto difficile da raggiungere in certe collocazioni, per questo il raggio può giovare.
Se un paziente è stato trattato prima con la chemioterapia e poi con la radioterapia senza ottenere risultati, può poi affacciarsi all’adroterapia?
Anche li dipende dalle condizioni generali dell’individuo, se è già stato pasticciato troppo, e radiato tanto ed è diventato radio resistente, risponde, ma magari subisce un decadimento del corpo, legato a questo passato. Ovviamente c’è sempre una clinica di mezzo da valutare.
Nella radioterapia bisogna aspettare i famosi dieci anni, e nell’adroterapia?
Questo dipende dal tumore, dalla collocazione e da molte altre cose. E’ difficile fare un discorso generale, diciamo che la prognosi è riferita alla distruzione del tessuto neoplastico ma non alla sopravvivenza del malato, perché questa è soggettiva.
I fasci di protoni e ioni carbonio utilizzati sono generati da un acceleratore di particelle simile a quello del Cern di Ginevra?
Sì, il principio è lo stesso. Anche lì c’è un acceleratore che porta a velocità altissime queste particelle, che poi, vengono usate come una bomba che va a rompere alcuni atomi e liberare, quando appunto si rompono gli atomi, gli altri gruppi che producono energia, e questa è l’energia che serve.
Massima precisione e minimi effetti collaterali?
Normalmente non ci sono effetti collaterali, perché ovviamente anche li va scelto l’obiettivo, va scelta la dose che va somministrata, e che poi va lanciata a dosi molto basse ma ripetute.
Come si accede a questo trattamento?
E’ necessaria per accedere al trattamento la visita con i medici del Centro Nazionale di Adroterapia Oncologia, che dopo aver analizzato gli esami del paziente valuteranno l’idoneità o meno al trattamento.
Accertata l’idoneità che succede?
Accertata l’idoneità al trattamento si inizierà il percorso terapeutico.
Parliamo di cifre, a quanto sono ammontate le spese relative alla costruzione del macchinario?
Il macchinario è costato 130 milioni di euro, poi però ci sono stati 50 milioni addizionali di spese relative ai ritardi per acquisire i mutui, tutta la dinamica, cioè il tempo che è intervento tra la fine della costruzione a oggi. Il costo di tutto il patrimonio è confutato in 180 milioni di euro.
Questo centro esiste dal 2001?
Ho fatto il finanziamento nel 2001, e ho istituito la fondazione.
Lei ha creduto subito in questa nuova terapia?
Sì, perché era una cosa indubbiamente di grande possibilità, e lo credo ancora. Oggi con questa macchina ci si auspica che l’Italia possa ricevere i malati dall’estero e non mandarli fuori.
Ci sono posti limitati?
Ovviamente la casistica che si può trattare non è infinita, però è una struttura che può trattare diverse migliaia di pazienti all’anno.
Nonostante ci sia dal 2001 e il Centro sia attivo dal 2010 non se ne parlava, perché?
Perché la gente, e nemmeno i medici si erano accorti, e la cosa è venuta avanti lentamente perché era difficile da realizzare. Sono serviti 15 anni perché si partiva da zero. Chi parte adesso non parte da zero, in Austria faranno prima perché c’è già il brevetto e si sa come funziona, il lavoro è già stato fatto.
In Giappone c’è da tanto l’adroterapia?
Sì, e i risultati sono ottimi. Infatti i nostri scienziati sono andati in Giappone per vedere e studiare il funzionamento e c’è, infatti, una collaborazione col Giappone per via della loro esperienza. Da loro funziona già prima del 2000.
Come definisce il Cnao?
Un innovazione in campo medico, e un bel passo in avanti.
Sledet.com ringrazia per l’intervista il prof. Girolamo Sirchia.