“Scrivere storie di donne mi mette a contatto con le tante risorse di cui siamo dotate e con la volontà di andare avanti sempre”
Intervista di Laura Gorini
Ha pubblicato di recente “Baci Sparsi” per la Segmenti Editore e da allora non si è più fermata tra presentazioni e firmacopie. Lei, la scrittrice originaria di Treviso, ma ormai bolognese di adozione, Giovanna Maccari vive intensamente e pienamente la sua passione per la scrittura e la lettura ogni giorno. Ecco che cosa ci ha raccontato di se…
Giovanna Maccari, scrittrice. Quanto coraggio ci vuole per diventarlo oggi e soprattutto perché hai deciso di diventarlo ora?
Se intendi il coraggio di dare voce ai propri sogni, quello ci vuole sempre va allenato perché un obiettivo è fatto di tante azioni quotidiane sorrette dal piacere in se di farle a prescindere dal risultati. Io ho iniziato a dedicarmici con un impegno diverso una volta messi una serie di punti fermi nella mia vita, una base che mi ha consentito di farlo serenamente. Allo stesso tempo avevo anche vissuto vicende mie ascoltato altrettanti aneddoti da avere qualcosa da dire. Non è vero che la vita o la vivi o la scrivi, come diceva Pirandello, al contrario la puoi scrivere se la vivi.
In realtà tu hai alle spalle altre pubblicazioni in alcune importanti antologie… Ce ne vuoi parlare?
La prima “Capodanno Bastardo”, è nata quasi per gioco, un anno che ci si domandava cosa si sarebbe fatto a San Silvestro. Ne è nato un post pourri colorato e semiserio in cui più di 40 autori hanno dato il loro contributo, chi mettendo in luce il clima di festa chi quello di solitudine che si può provare in certe circostanze e, a rendere davvero speciale quell’esperienza, ci ritrovammo tutti in radio per una diretta in prima serata. La seconda, “Prospettive”, è nata dalla raccolta dei racconti vincitori di una serie di contest mensili, tra cui il mio, Polvere, perché quella parola mi batteva in testa da una settimana e fu l’occasione per scrivere un racconto sul femminicidio discostandomi dal contesto di coppia però.
Inoltre hai collaborato anche con “Intimità”. Che ricordi hai di questa collaborazione?
E’ tuttora in corso. Ho iniziato a scrivere racconti quando il romanzo mi sembrava una forma espressiva troppo ambiziosa e inarrivabile; così ho preso confidenza con la scrittura accingendomi a dipingere il mondo femminile che tanto amo. Il riscontro positivo che ne ho avuto è stato un incoraggiamento a continuare. Anche adesso scrivere storie di donne mi mette a contatto con le tante risorse di cui siamo dotate e con la volontà di andare avanti sempre.
Molti definiscono le scrittrici per riviste femminili non delle vere scrittrici. Perché – a tuo avviso – talora vige questa opinione?
Probabilmente perché per lungo tempo la rivista femminile è stata appannaggio esclusivamente di un certo tipo di letteratura sentimentale che aveva il solo scopo di intrattenere. L’inventore del genere, il romanzo a puntate, cioè Dickens diceva “falli ridere o piangere ma falli aspettare” e non c’è nulla di male ma veniva offerta una visione limitata, parziale, del mondo, anche di quello femminile. Con il tempo l’evoluzione c’è stata e gli ambiti toccati tutti.
Tu che tipo di lettrice sei, di riviste di questo genere?
Ce ne sono davvero tante, amo quelle che toccano temi di attualità o realtà con cui le donne fanno i conti tutti i giorni e allo stesso tempo mostrano un’attenzione allo stile e alla moda, espressioni primordiali della personalità della donna, quando non aveva ancora accesso ad altre cariche o ruoli, nella società, se non quelli di moglie e madre.
Credi che il cartaceo possieda ancora il suo fascino?
Assolutamente sì, la carta per certi aspetti è proprio insostituibile. Io ne amo la consistenza, il profumo, i segnalibri e il rituale tutto speciale di tenere il libro aperto con una matita, pronta a sottolineare le frasi più significative quelle in cui mi identifico di più.
A proposito, che cos’è il fascino per te?
La sicurezza in se. Non solo nel proprio aspetto fisico, ma nei valori e nelle scelte che hanno fatto di noi la persona che siamo ora, non importa se con medaglie o ferite, ma in piedi e soddisfatta del percorso scelto.
E’ strettamente connesso con la Bellezza?
Più con la cura di se, indicativo di amore verso se stessi che non con la bellezza, che in un certo senso è un patrimonio ereditato con fortuna. E, per quello che penso, la bellezza coincide o si intreccia con altri elementi, l’educazione, gli argomenti di conversazione e la personalità.