“La danza è la migliore terapia e dimostra agli altri che mi osservano che la mente non conosce disabilità”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Quando l’arte non conosce limiti quello che può venire fuori è semplicemente un capolavoro. Tutto questo infatti lo sa bene il noto ballerino italiano Ivan Cottini, che è riuscito con grande carisma e determinazione ha fare della diversità un’arte. Ivan è un artista che quando sta sul palco riesce a trasmettere al pubblico l’amore per la sua disciplina, facendo perfino scordare a chi gli sta davanti la sedia a rotelle, utilizzata da lui per spostarsi senza tuttavia creare alcun genere di limite. Ciò che si apprezza quando è in scena è sicuramente la sua evidente preparazione artistica, ma anche l’armonia e la grinta che mette nei movimenti da lui eseguiti. Ogni suo movimento infatti mette in risalto la voglia che ha di mettersi costantemente in gioco senza farsi mai sopraffare dalla sclerosi multipla, ed è per questo che quando sta in scena le persone hanno la possibilità di vedere un grande artista. Sledet.com ha raggiunto Ivan Cottini che si è raccontato.
Se le chiedessi di raccontarsi cosa risponderebbe?
Risponderei: malato poco abile, ribelle che prende a calci nel sedere questa sclerosi multipla a passi di danza.
Lei svolgeva con successo la professione di modello. Quando nacque la sua passione per il mondo della moda?
Nacque durante le scuole superiori, dove scoprì il mio narcisismo e il benessere con me stesso. Ammetto che è stata molto dura inseguire questo mio desiderio, specialmente venendo da una piccola realtà di un paesino degli appennini.
Non solo modello, ma anche grande ballerino. Quando è avvenuto il passaggio dalla moda alla danza?
La danza arrivò come tutte le cose belle della vita, quando meno te lo aspetti. Ero già malato e con deficit motori ma durante una serata benefica ero al centro di una coreografia e chiesi vivamente di inserirmi, possiamo dire per gioco o per sfida e da lì mi si aprì un mondo, e sono arrivato oggi ad esibirmi nei più noti programmi televisivi e recentemente anche sul palco di Sanremo, essendo forse l’unico ballerino che balla come faccio io, ovvero, scendo dalla sedia rotolando, incurante della possibilità di farmi male.
Spesso le capita di farsi male?
Eccome, se mi faccio male!
Improvvisamente la sua vita ha preso una piega inaspettata. Vuol raccontarci che cosa è successo?
Mi sono addormentato che stavo bene e quando mi sono risvegliato non vedevo in un occhio e avevo problemi di equilibrio. Dopo un mese avevo già la diagnosi di sclerosi multipla, e tutto questo a 27 anni.
Lo Stato italiano quanto le riconosce di pensione per la sua patologia?
Ho la pensione per la malattia riconosciuta che ammonta a 300 euro più 480 euro di accompagnamento, che spettano a chi si occupa di me, ovvero mamma, che faccio sudare ogni giorno.
Le spese relative alla sua riabilitazione sono a carico suo o delle istituzioni?
Le spese ordinarie dei farmaci specifici e della fisioterapia sono a carico del servizio sanitario, invece i farmaci di supporto come gli antidolorifici, rilassanti antispastici sono a carico mio e credetemi, ogni mese si parla d 250/260 euro.
Da quanto dice si evince che la sua pensione la usa per i farmaci di supporto. Come fa a mantenersi, considerando che lei ha una figlia da accudire?
Infatti devo ringraziare la mia famiglia sennò non basterebbero, a me in primis, figuriamoci per garantire una vita dignitosa a mia figlia.
Lei è il primo ballerino a danzare con la sclerosi multipla. Quando ha deciso che la malattia non sarebbe mai stata un limite?
Tutto è scaturito dopo il primo anno di malattia. Io la chiamo la prima fase. I primi 10 mesi ero andato fuori di testa, avevo smesso di mangiare, smesso di vivere, poi di punto in bianco, mi ero rotto di star seduto ad osservare il mondo che mi passava davanti, e fu così che dissi: io me la voglio giocare, anche da malato! Spostai quindi l’attenzione non più su quelle parti del corpo che ormai avevo perso ma su quelle buone, su quelle che mi erano rimaste, ed era proprio su quelle che intendevo farmi forza.
Che cosa rappresenta per lei la danza?
Per me la danza è la migliore terapia, in quanto mi fa sentire non malato, e dimostra agli altri che mi osservano, che la mente non conosce disabilità!
Lei affronta la sclerosi multipla a colpi di danza e di sorrisi. Per questo motivo ha ricevuto minacce ed è stato insultato perché ha messo su famiglia. A suo avviso perché certe persone attaccano gli altri in maniera così crudele?
Siamo e viviamo in un momento sociale difficile, dove il cancro della società, è l’invidia, la frustrazione e il sentirsi non realizzati. Vedere un malato che dovrebbe essere l’ultima persona sulla terra che sorride o si realizza, ha dato molto molto fastidio a certe persone.
In risposta a questi soggetti lei ha deciso di girare un video in piscina insieme a sua figlia. E’ corretto?
Esatto, ho realizzato la mia camminata mandando a “fanculo” i tanti che mi avevano criticato per la mia scelta di diventare padre con la mia patologia. Mi accusarono in tutti i modi perché avevo avuto una figlia e mi dicevano: tu non potrai mai camminare e prenderla per mano. Beh, che dire, sono andato sotto tre metri d’acqua, mi sono sollevato e ho camminato insieme a lei mano nella mano. Se mi passi il termine lo dico: tiè!
Chi è Ivan quando non sta sotto le luci dei riflettori?
Fuori dai riflettori sono una persona normalissima, con tanti problemi, specialmente in casa, per fare accettare la mia voglia di danzare, considerando che ogni volta mi faccio comunque male.
Lei è ben noto, oltre per essere un grande artista, anche perché è una persona che non si arrende davanti alle avversità. Che consiglio può dare ai giovani?
Io sono una persona che più una cosa è difficile, e più mi viene voglia di provarci. Per questo motivo un consiglio che do, è che noi ogni mattina quando ci svegliamo abbiamo la possibilità di scegliere come vivere, se svegliarci malati e vivere come tali, oppure svegliarci da registi e protagonisti della nostra vita così come faccio io.
Progetti?
Per il futuro mi piacerebbe creare una nuova figura televisiva e perché no, magari un opinionista diversamente abile che da una visione del mondo e delle cose da un’altra prospettiva, e poi chissà magari un libro o un film sulla mia storia.
Sledet.comringrazia per l’intervista Ivan Cottini, e ad maiora!