Intervista all’artista Nero Nelson


“Non basterebbe un libro per raccontare tutte le situazioni paradossali e divertenti che ho vissuto girando film, registrando dischi o facendo concerti”

Intervista di Desirè Sara Serventi

Il cantautore e attore, Nero Nelson non necessita di grandi presentazioni, perché a parlar di lui ci pensano i suoi lavori, svolti sempre con grande passione e competenza. Durante il suo percorso professionale ha vinto due David di Donatello e ha ricevuto dal sindacato dei giornalisti cinematografici italiani due Nastri D’Argento e un premio Pasinetti per il festival di Venezia, il Ciak D’Oro, a dimostrazione che il suo lavoro non passa certamente inosservato. I microfoni di Sledet.com hanno raggiunto Nero Nelson che si è raccontato.

Se le chiedessi di raccontarsi cosa risponderebbe?

È difficile parlare in terza persona, ed in modo assoluto. Ho sempre avuto sogni molto grandi e altrettanta paura di infrangerli. Ne ho realizzati tanti ma mi prefiggo di raggiungere sempre nuovi obbiettivi, credo sia uno dei presupposti del processo artistico. C’è il rischio di rimanerci male, ma è un rischio che non posso evitare di correre.

Lei è cantautore, paroliere e attore. Quando nasce la sua passione per il mondo della musica e della recitazione?

Le definizioni non mi piacciono molto, le considero delle semplificazioni. Abbiamo bisogno di un codice per identificare gli altri. Di uno scaffale al supermercato dove farci trovare etichettati da prezzo e codice a barre per essere portati con consapevolezza alla cassa. Ridurre in categoria rende più veloce il processo di informazione, ma la cultura al di là delle nozioni presenta molte sfumature. C’è bisogno di tempo e fatica per trovare una definizione completa di qualcuno. Le enciclopedie hanno il limite dello spazio. Io non credo che ci siano persone a cui non piace la musica, e non per questo diventano cantautori. La musica ci accompagna da quando cercano di farci addormentare nella culla con il suono del carillon che a volte ci portiamo con noi perché non riusciamo ad addormentarci neanche da grandi. La passione per la recitazione è più recente. Ho iniziato a recitare nella speranza di poter baciare nei miei sogni di bambino, un giorno, Ornella Muti. Una sera l’ho incontrata durante la premiazione del Ciak D’Oro. Avevamo vinto, ma ovviamente lei non sapeva chi fossi e mi intimidii come al solito.

Artisticamente dove si è formato?

A casa di mia nonna. L’influenza di Napoli è forte, questa città riesce a darti sensazioni che ti accompagnano per sempre, ha una forza decadente molto simile all’Habana, altro luogo di formazione per me.

Come nascono i suoi testi?

Come tutto: da uno scomodo, a volte improvvisato, scambio d’amore.

Quale considera l’esperienza più significativa per la sua carriera?

Ne ho vissute tantissime, ho avuto molti maestri. Ringrazio tutte le persone che ho incontrato perché mi hanno lasciato un pezzetto di loro di cui prendermi cura e da cui attingere per creare qualcosa di nuovo e di altrettanto significativo per me.

Vuol raccontare un aneddoto che è a lei capitato?

Non basterebbe un libro per raccontare tutte le situazioni paradossali e divertenti che ho vissuto girando film, registrando dischi o facendo concerti.

Qual è il messaggio che vuol inviare al pubblico con i suoi testi?

Non ho un messaggio, ma se mi chiedesse di scriverne uno da mettere in una bottiglia scriverei: “la creatività non conosce situazioni senza via di uscita.”

Quali tecniche adotta per realizzare una colonna sonora cinematografica?

Nessuna, leggo il film e parlo con chi l’ha scritto e chi lo deve girare.

Quanto influisce l’intesa con il regista?

Quello del regista è un mestiere molto complicato. La vita è più facile scriverla o musicarla piuttosto che cercare di fermarla con un obbiettivo. È una responsabilità che mette una pressione molto forte, che a volte può allontanare dall’arte. Siamo due reparti diversi di un film, ed io, che amo la reciprocità, non interferisco nel lavoro degli altri.

A suo avviso quanto è importante la musica in un film?

Dipende dal film. A volte fondamentale, altre ininfluente.

In veste di attore che tecniche utilizza per calarsi nel migliore dei modi nel personaggio che deve interpretare?

Nessuna. Cerco di essere il più naturale possibile. Ho molto rispetto di ciò che sta cercando il regista. Quando recito mi sento uno strumento nelle sue mani, mi lascio guidare. Non so se mi riesce bene ma so che mi piace molto la sensazione di uscire dai miei panni per vestire quelli di qualcun altro. È un po’ come fingere senza implicazioni morali. Alla fine si può dire che sia “tecnico” solo nel giocare al calcio. L’unica scuola che mi abbia insegnato dei valori sani, come la reciprocità del rispetto.

Lei ha vinto due David di Donatello. Può parlare di questi riconoscimenti?

È il riconoscimento massimo del cinema italiano. Ho avuto l’onore di riceverlo due volte. È comprensibile che l’interesse dei media si concentri sui David di Donatello ma sono orgoglioso anche di aver ricevuto dal sindacato dei giornalisti cinematografici italiani due Nastri D’Argento e un premio Pasinetti per il festival di Venezia, il Ciak D’Oro e la cittadinanza onoraria di Napoli dal comune della mia città in segno di gratitudine per aver distinto Napoli attraverso il mio lavoro.

Che cosa hanno rappresentato per lei questi premi?

La conferma di aver fatto bene a disobbedire a tutti e a continuare a scrivere e cantare canzoni.

Chi è Nero quando non è impegnato nel suo lavoro?

Un padre preoccupato per il futuro dei suoi figli.

Che consiglio vuol dare a un giovane che vorrebbe intraprendere la sua professione?

Di non lasciarsi scoraggiare, tenteranno in tutti i modi di sminuire un artista perché ne avranno paura. L’artista è fragile ed è carne facile da addentare per i tanti lupi travestiti da agnellini. Il consiglio è: “Fatti i fatti tuoi ma se devi soffrire tira fuori la cintura”.

Attualmente in cosa è impegnato?

Ho molti sogni da realizzare, ma preferisco non parlarne nello specifico, perché si sa, i sogni sono molto timidi e preferiscono essere cullati di nascosto.

Progetti?

Sto lavorando ad un disco che parla d’amore, ma in una forma molto particolare. Spero di trovare i visionari giusti con cui realizzarlo.

Vuole aggiungere altro?

Sì. Ringrazio Sledet.com per questa bella intervista.

Sledet.com ringrazia per l’intervista Nero Nelson, e ad maiora!

 

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