Atleta paralimpico della nazionale italiana di atletica leggera detentore di record italiani in differenti discipline
Intervista di Desirè Sara Serventi
E’ un atleta paralimpico della nazionale italiana di atletica leggera, il velocista Giandomenico Sartor. La sua discipline consiste nel fare le distanze brevi in pista nel minor tempo possibile. Attualmente detiene i record italiani nei 100, 200 e 400 metri piani in pista, ottenuti nel 2010. Nonostante la stagione non sia state tra le migliori, le sue abilità in pista fanno di lui un vero talento nel panorama dell’atletica mondiale, infatti come lui stesso ha affermato intende qualificarsi per i Giochi del Mediterraneo in Spagna. Tenacia e determinazione risultano in lui caratteristiche ben visibili.
Sei un velocista paralimpico, vuoi spiegare in cosa consiste la tua disciplina?
La mia disciplina consiste nel fare le distanze brevi in pista, quindi 100 e 200 nel minor tempo possibile. Devo allenarmi molto bene nelle partenze che sono fondamentali, e riuscire a sfogare tutta l’energia in questi spazi.
Qual è stato il tuo percorso agonistico?
Ho iniziato a quindici anni e ho provato anche basket ma non mi dava la stessa adrenalina, preferisco gli sport dove devo contare più sulle mie forze. A sedici anni sono diventato campione italiano nei 100 metri, e nel corso degli anni ho fatto tre record nazionali nei 100, 200 e 400 metri. Quinto e sesto posto ai mondiali juniores nel 2009, sesto e settimo nel 2010 nei 100 e 200, mondiali nel 2011 in nuova Zelanda, sesto ai giochi del Mediterraneo 2013 nei 1500 e titoli italiani dal 2008 in poi nei 100, 200 e 400.
Quali difficoltà hai trovato?
Vengo fuori proprio ora da un periodo difficile fisicamente in quanto ho avuto diversi problemi fisici, problemi che più o meno si ripetono spesso nel percorso di un atleta. Anche problemi col mezzo, mi ci sono voluti anni per trovare la posizione idonea alle mie capacità, e diverse rotture che mi hanno un po’ compromesso qualche gara.
Quale reputi la gara più importante?
Per me ogni gara è importante.
Puoi essere più preciso?
Perché fa parte di un percorso sportivo in cui sacrifici e difficoltà non sono mai mancate, quindi sono sempre delle soddisfazioni farle nel miglior modo possibile. Se dovessi scegliere la mia preferita dico i 100 anche se, sbagliando un paio di spinte si può buttare via una stagione di allenamenti in eventi come, europei o mondiali.
Cosa rappresentano per te questi primati?
Rappresentano un traguardo importante per la mia carriera, ma anche un punto da dove continuare per migliorarsi sempre di più e ottenere qualcosa che altri non sono riusciti, quindi maggior soddisfazione personale.
Nella tua carriera ti sei rapportato con tanti paralimpici di tutto il mondo. A tuo parere le strutture italiane sono alla pari di quelle straniere?
Ho avuto l’occasione di allenarmi e gareggiare in diversi posti ed é normale che sia il meglio e il peggio. Il top l’ho vissuto in Svizzera e credo debba essere un motivo di ispirazione per migliorare anche noi in strutture e organizzazione.
Sei stato vittima di diritti negati in ambito sportivo?
Ho avuto dei momenti in cui a un certo punto pensavo di non essere molto gradito a qualche figura importante all’interno della federazione, ma ovviamente questo è un mio pensiero e sono convinto che cercando di migliorare anche me stesso, posso far cambiare idea anche a altri.
Attualmente in cosa sei impegnato?
Attualmente sto cercando di riprendermi bene dalla brutta stagione che ho passato, le gare non stanno andando bene. L’obiettivo di quest’anno erano gli europei, ma ora come ora lo trovo davvero difficile, quindi credo che chiuderò la stagione con una mezza maratona e poi assieme al mio coach imposteremo la nuova stagione in cui vorrei qualificarmi per i giochi del Mediterraneo in Spagna.
Sledet.com ringrazia per l’intervista.