Coro di donna e uomo: intervista al regista Francesco Branchetti


Un recital a due voci con Francesco Branchetti e Barbara De Rossi 

Intervista di Desirè Sara Serventi 

E’ un recital a due voci “Coro di donna e uomo” scritto dal drammaturgo Gianni Guardigli per Francesco Branchetti e Barbara De Rossi. I due affermati attori in questo recital, hanno messo in evidenza non solo la grande sintonia che vi è tra di loro, ma soprattutto le loro grandi capacità nel campo della recitazione. Sledet.com ha raggiunto Francesco Branchetti che ha parlato del recital Coro di donna e uomo, dove ne cura anche la regia.

Coro di donna e uomo di Gianni Guardigli è un recital a due voci, la sua e quella di Barbara De Rossi, che cosa racconta?
E’ un recital a due voci, scritto per me e per Barbara De Rossi da uno dei drammaturghi italiani contemporanei più autorevoli e rappresentati in Italia e all’estero Gianni Guardigli, un autore che, qui, ha avuto la capacità straordinaria di costruire drammaturgicamente un viaggio poetico temporale e spaziale in cui personaggi di ispirazione classica o Shakespeariana si alternano a personaggi di secoli più vicini a noi, fino ad arrivare a personaggi del nostro presente più doloroso e dilaniato e tutto ciò passando in rassegna, episodio dopo episodio, i multiformi e prismatici sentimenti che hanno legato uomo e donna e che hanno caratterizzato e segnato i loro rapporti, a volte tortuosi e dolorosi altre volte passionali o dalla tenerezza infinita.

Qual è il ruolo della sua voce in scena?
In questo caso interpreto una serie di personaggi classici e moderni; in alcuni episodi Guardigli ha saputo rileggere in chiave molto attuale alcuni degli snodi drammatici più importanti dei personaggi e delle vicende più popolari dell’immaginario shakespeariano di tutti i tempi e, accanto a tutto questo, interpreto uomini dell’ottocento nelle loro visioni e problematiche legate al rapporto con l’altro sesso; si tratta di un viaggio straordinario per un attore poter spaziare tra immaginari shakespeariani e scenari psicologici di uomini tardo ottocenteschi, fino ad arrivare a personaggi che provengono dalla più scottante attualità.

E quella di Barbara?
Barbara fa un viaggio interpretativo altrettanto difficile che va dalle eroine di matrice classica ai doloranti personaggi femminili del tardo ottocento che lottavano per guadagnarsi la loro autonomia e libertà nei confronti dell’uomo e all’interno del rapporto matrimoniale fino alla più scottante e dolorosa attualità rappresentata da personaggi come Saida, che lancia un grido di dolore dai panorami dolenti del Medio Oriente, infine incarna due donne che hanno subito la violenza maschile nel mondo di oggi ma con esiti e destini diversi.

Da dove nasce il coro delle donne?
Dalla necessità di rendere giustizia a personaggi che con le loro parole possono influire sulle vite di chi ascolta.

E quello degli uomini?
Dall’altra parte del cielo laddove l’universo maschile si specchia con quello femminile.

Nel recital qual è il grido delle donne del passato?
Il grido delle donne del passato è la testimonianza dell’universalità cioè il far capire che l’animo umano è drammaticamente uguale a se stesso al di là dei luoghi ed al di là delle epoche. I conflitti umani nascono nella mitologia e quindi anche nella tragedia greca e arrivano ai giorni nostri “indenni e inalterati”.

E quello delle donne di oggi?
Il tentativo di migliorarsi e migliorare un mondo sempre più dolorante.

Che cosa differenzia il coro degli uomini da quello delle donne?
Le sfumature delle sensibilità diverse che risiedono nell’universo maschile e in quello femminile ed il modo di esprimerle.

Molti dei suoi spettacoli sono incentrati sul rapporto tra uomo e donna. Che cosa si aspetta da Coro di donna e uomo?
Mi auguro che Coro di donna e uomo, possa indurre lo spettatore a riflettere su un punto e cioè su quante siano le strade che può prendere un rapporto e la strada della voglia di conoscere, di mettersi in discussione di accettare quello che ci “appare” come l’altro da noi come nostro simile e “compagno di viaggio ” è l’unica strada che potrà allontanare da noi sopraffazione, dolore e sofferenza e creare lo spazio per la compassione, l’amore e le infinite sfumature di tenerezza che possono esserci tra uomo e donna. Naturalmente nel recital ci sono anche momenti in cui si racconta quello che di bello può esserci tra uomo e donna e spero che questo viaggio spaziale e temporale nei tortuosi rapporti tra uomini e donne, nelle città dove porteremo il recital possa condurre lo spettatore in un viaggio affascinante e piacevole.

Il recital parla anche di femminicidio, come avete affrontato questo tema?
Con la difficoltà di dover descrivere, seppure in episodi creati totalmente dalla fantasia, cose che non vorremmo esistessero, tuttavia parlarne e tentare di entrare nella testa di chi subisce o peggio compie determinate nefandezze è un esercizio utile per far si che conoscendo il male si possa più adeguatamente combatterlo.

Qual è la frase del recital a cui è più legato?
La frase con cui inizia il recital “Vorrei essere la tua ombra bianca, a spasso nel cielo per seguirti continuamente, nonostante gli umori del vento”, perché definisce un volo di speranza nei rapporti tra uomo e donna.

Lei in Coro di donna e uomo cura sia la regia che il disegno luci. Su cosa ha incentrato il lavoro nello specifico?
In un recital a due voci il lavoro di regia è, oltre che musicale e illuminotecnico, ovviamente soprattutto incentrato sul ricostruire con le voci e i pochi elementi mimici, profili psicologici chiari e distinti di molti personaggi che, nel giro di poco tempo, ci conducono in epoche diverse, nazioni e culture diverse, ed è un lavoro di cesello molto interessante e gratificante sia per gli attori che per il regista.

Durante il recital in che modo vengono creati il coro e la polifonia?
Si tratta di un recital a due voci in cui il coro e la polifonia vengono create dal lavoro attoriale e vocale di due voci una maschile e una femminile che però episodio dopo episodio si moltiplicano fino a diventare moltitudini di voci di donne e di uomini.

Che messaggio volete portare al pubblico con questo recital?
Il messaggio è sempre che il percorso della volontà di “conoscere” e di “mettersi in discussione”, scoprendo ciò che è apparentemente “l’altro da noi”, è l’unico che potrà un giorno allontanare da noi prevaricazione e violenza.

Vuole aggiungere altro?
Solo la speranza che arrivare al cuore dello spettatore e farlo riflettere sia ancora una via valida per raggiungere un futuro migliore.

Sledet.com ringrazia per l’intervista Francesco Branchetti, e ad maiora!

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