Chiacchierando con Federico Pignatari


“La musica è quella, i pezzi li può suonare chiunque, ma è il come li si propone a fare la differenza”

Intervista di Desirè Sara Serventi 

Se si parla di festa e di divertimento gli occhi non possono che essere puntati verso il grande show man, Federico Pignatari, meglio noto da tutti come Pigna. Pigna è uno che riesce con naturalezza a creare e a trasmettere divertimento, un divertimento pulito, equilibrato, non banale, senza mai invadere con irruenza gli spazi delle persone che assistono ai suoi spettacoli. Propone la musica infatti con dinamicità e sempre in maniera coinvolgente e innovativa, così conquistando sempre il suo pubblico. Una grinta la sua che è palpabile, ed è per questo che nel mondo del calcio, e non solo, il suo nome gira, soprattutto quando si vuole organizzare una festa o un matrimonio, come quelli organizzati da celebri atleti come Bonucci, Chiellini e Belotti. Federico oltre che ad essere uno show man di successo è anche uno stimato e qualificato manager, infatti nel periodo estivo è impegnato nella gestione del Pineta Club di Formentera, una discoteca molto frequentata del centro di Formentera, mentre in inverno gira con i suoi spettacoli per l’Italia. I microfoni di Sledet.com hanno incontrato Federico Pignatari che si è raccontato.

Da una laurea in Economia e Commercio a P.R. nei locali. Come è avvenuto questo passaggio?
Avevo sedici anni quando ho intrapreso le prime esperienze lavorative nelle discoteche, ma essendo figlio di due primari, loro mi hanno inculcato fin da piccolo il senso dello studio, quindi oltre lavorare nelle discoteche, dovevo anche buttarmi in quello che era il campo dello studio. Mi sono diplomato al liceo scientifico e quando è arrivato il tempo di scegliere la facoltà, la scelta è ricaduta su Economia e Commercio.

Quindi?
Quindi mi sono laureato ma non ho mai abbandonato questa mia passione, che era il divertimento, il party, la festa, il fare “casino”.

Cos’è per lei la musica?
La musica è la musica! Sicuramente c’è anche un po’ di egocentrismo, ma c’è soprattutto la voglia di rendere partecipe gli altri dell’amore che ho per la musica. Poi, suonare alle feste o decidere la musica da ascoltare non è un imporre i propri gusti, ma è un dire: ragazzi questa musica è bella, partecipate insieme a me.

Lei crea il divertimento?
Sì, anche se per dare divertimento, devi essere tu il primo a divertirti.

Nel suo campo è importante non cadere mai nella banalità. E’ esatto?
Certo! Non bisogna mai cadere nella banalità.

Come ci riesce?
La musica è quella, e se uno sceglie dieci pezzi, quei dieci pezzi gli può suonare chiunque ma è come li propone e come li condisce con le parole, con i fatti, con la dinamicità, con il corpo, a fare la differenza. Bisogna essere sempre coinvolgenti e vincere tutte le sere. C’è sempre un esame da superare, per questo bisogna essere innovativi, per conquistare così il pubblico tutti i giorni.

Per la sua grinta alcune squadre di calcio la chiamano per dare la carica ai calciatori in ritiro. E’ corretto?
Sì. Loro sono dei ragazzi che come tutti i giovani della loro età, vogliono divertirsi.

E’ stato voluto anche ai matrimoni di diversi calciatori?
Esatto. Alcuni mi hanno voluto al loro matrimonio. Ho fatto quello di Bonucci, Chiellini, Montolivo, l’ultimo quest’anno quello di Belotti, per citarne alcuni, e sono dei ragazzi genuini, uguali agli altri e con la stessa voglia di divertirsi.

Prima di essere degli amici sono dei clienti. Come si relaziona con loro?
E’ vero, però allo stesso tempo diventano quasi tuoi fans e riconoscono in te il divertimento, quindi, non perdi mai la professionalità finché garantisci loro il divertimento, la spensieratezza e quella professionalità nel lavoro. Molti diventano amici e gli sento quotidianamente, dal più ricco al più povero, dal più famoso al meno famoso, e con tutti loro si creano dei gran bei rapporti. Ti riconoscono sempre come lo show man che arriva per fare la serata.

Qual è stata la sua massima espressione?
La mia massima espressione è stata con la “Cena Spettacolo”, perché è nata un po’ con me a Milano Marittima alla fine degli anni ’90. La “Cena Spettacolo”, che poi è un format che ho portato in giro in tutta Italia, si caratterizza per il fatto che ci si diverte, cantando, ascoltando musica e sventolando i tovaglioli in modo coordinato con tutti i clienti. Lo sventolare i tovaglioli è una cosa che ho inventato io, e che è poi diventa una moda, un tormentone, una cosa che tutti mi copiano. Se avessi avuto i copyright dello sventolare i tovaglioli durante una canzone, sarei ricco.

Quanto può osare con il microfono in mano?
Il microfono è un’arma molto potente. Avere un microfono in mano è un grossissimo potere, perché nessuno ti può rispondere, ce l’hai solo tu e non c’è il diritto di replica, ed è per questo che non bisogna abusare, per non perdere di credibilità e professionalità. Noi usiamo il microfono per divertimento, noi dobbiamo vendere il divertimento e oggi c’è bisogno di divertirsi, l’idea infatti è quella di far svagare la gente, perché la società è quella che è, e i problemi sono quelli che sono.

E’ cambiato il clima del divertimento dopo gli attentati?
Sicuro. Però penso che sia giusto provare ad essere spensierati. Il rischio può esserci sempre e da per tutto, ma la gente deve provare a divertirsi anche perché realizzare quello che sta succedendo è inquietante.

Lei rende partecipi tutti durante le sue serate?
Tutti devono essere partecipi. Vedere la gente che si diverte è impagabile. Ho l’idea presuntuosa di voler regalare il divertimento a tutti.

Però non deve essere troppo invadente?
Bisogna avere la faccia tosta per coinvolgere le persone, ma bisogna non essere troppo invadenti. C’è un approccio alla serata, la gente va conquistata un po’ alla volta.

Cos’è per lei il suo lavoro?
È un lavoro gratificante che è legato a tante soddisfazioni morali. Il mio lavoro è quasi una missione.

Ha detto “una missione”?
Esatto.

Che cosa intende dire?
La mia missione è quella che le persone che vengono alle mie serate, devono andare via tutte divertite, anche se hanno dei problemi. Voglio che ci divertiamo insieme, è per questo che dico che è una missione.

Chi è Federico quando si spengono le luci della festa?
Federico è uno che quando non deve lavorare e non è in mezzo alla gente gli piace stare a casa con la donna della sua vita e con i suoi figli. Gli piace, se non deve andare a lavorare, guardare la televisione e soprattutto gli piace addormentarsi alle 22:00 di sera sul divano al primo sonno.

Qual è il sacrificio più grande di questa professione?
Star fuori la notte, star svegli, e poi ovviamente la famiglia.

Lei lavora sia come show man che come manager?
Negli ultimi cinque anni nel periodo estivo sono impegnato come artista e come manager nella gestione del Pineta Club di Formentera, che è una discoteca molto frequentata del centro di Formentera. Per me questa è un’esperienza fantastica e gratificante perché mi da la possibilità di crescere sia come imprenditore che come persona. In inverno invece, giro per l’Italia.

Quale ruolo predilige, quello di artista o quello di manager?
Mi piacciono sicuramente entrambi anche se sono comunque due ruoli diversi. Nella mia situazione fare l’imprenditore in un campo in cui ho fatto l’artista è molto importante, soprattutto mi agevola per capire tante cose. Stesso discorso quando faccio l’artista. Avendo fatto l’imprenditore in quel medesimo settore, capisco certe dinamiche, capisco il perché di certe cose, capisco certi equilibri. Comunque ho la fortuna di farli entrambi e anche di mischiarli e quindi sicuramente la cosa non è monotona.

Che consiglio vuol dare ai giovani che vorrebbero intraprendere la sua professione?
Assecondate la passione, però dopo, questa passione deve portarvi ad una corretta gestione professionale, perché ci sono tanti sacrifici. All’inizio ti diverti, ma poi devi dosare bene il divertimento perché non sei un cliente e l’approccio è importante. Questo lavoro deve nascere da una passione, perché bisogna guardare molto alla gente, perché si lavora per la gente, è lo spettatore il protagonista. Io non sopporto chi arriva in questo settore sentendosi già arrivato, che non guarda la pista, non guarda la gente e non percepisce quello che la gente vuole, e si atteggia quindi a ospite. Questo è sbagliato. Tutti sono protagonisti allo stesso modo.

Progetti?
Stare bene e vedere crescere bene i miei figli e dare più sicurezza e solidità alla mia famiglia. Non esiste più un lavoro che ti garantisce solidità. Ho scelto un lavoro con i suoi pro e i suoi contro, ed è per questo che devo essere bravo nel garantire sicurezza a loro, una volta spenti i riflettori.

Vuole aggiungere altro?
Cerchiamo di divertirci ragazzi. Divertitevi in modo sano, e cerchiamo di non prenderci mai troppo seriamente, anche perché la realtà di oggi è un po’ inquietante.

Sledet.com ringrazia per l’intervista Federico Pignatari, e ad maiora!

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