A parlare del transessualismo il dottor Alessandro Oppo e la dottoressa Alessandra Boi


Possibili cause sul disturbo di identità di genere o transessualismo


Intervista di Desirè Sara Serventi

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E’ un dibattito sempre aperto quello che riguarda il disturbo di identità di genere o transessualismo. Abbiamo chiesto di parlarne rispondendo alle domande loro poste al dottor Alessandro Oppo stimato Endocrinologo, Dirigente Medico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, e la Specializzanda in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Università di Cagliari, la dottoressa Alessandra Boi.

Dottor Oppo, che cosa si intende per disturbo di identità di genere?
Il disturbo di identità di genere (DIG) è definito secondo il manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali (DSM V) come un Disordine psico-sessuale per il quale un individuo desidera vivere ed essere accettato come un membro di sesso opposto e manifesta disagio (disforia di genere) nei confronti delle caratteristiche sessuali del proprio corpo che viene percepito come estraneo. In pratica Luca si sente Lucia e desidera che gli altri lo percepiscano e accettino come tale.

E’ presente in queste persone una sorta di incongruenza?
Nei pazienti affetti da DIG è presente una incongruenza tra il genere espresso e il genere genetico e somatico, associato a sofferenza clinicamente manifesta.

Che cosa definisce l’identità di genere?
Definisce l’appartenenza cromosomica e fenotipica al proprio sesso, unita all’accettazione intrapsichiatrica dello stesso, riconoscersi maschio e femmina, che si delinea già intorno al 18 °mese di vita.

Dottoressa Boi, come viene definito un Male to Female?
Definiamo Male to Female un individuo geneticamente maschio che si sente donna.

E il Female to Male?
Un individuo donna che si sente uomo.

Dottoressa tutto ciò si distingue dall’omosessualità?
Tutto ciò è da distinguere nettamente dall’omosessualità che è una variante naturale del comportamento umano che determina attrazione sentimentale e/o sessuale tra individui dello stesso sesso.

Nella classificazione delle malattie psichiatriche, dove veniva inserita l’omosessualità?
L’omosessualità veniva inserita nella classificazione delle malattie psichiatriche all’interno del Manuale Diagnostico e Statistico delle malattie mentali fino al 1994.

Poi?
Dagli anni ’90 non è più considerata una malattia ma viene correttamente considerata una variante meno frequente del comportamento sessuale, presente non solo nella specie umana.

Dottor Oppo quali sono le possibili motivazioni scientifiche finora studiate all’origine del Disturbo di Identità di Genere?
Alla base della disforia di genere sembrerebbero esserci una combinazione di fattori genetici, anatomici, farmacologici della madre nel periodo intrauterino, sociali e in primo luogo il ruolo della famiglia e ormonali.

Cosa può dire riguardo alle cause genetiche?
Per quanto riguarda le possibili teorie genetiche bisogna precisare che non esiste il gene del transessualismo ma che sono stati evidenziati, con maggior frequenza nei DIG rispetto alla popolazione generale, dei polimorfismi che si tratta di variazioni nella sequenza del DNA a carico dei geni che codoficano per i recettori degli estrogeni, per quelli degli androgeni e per un enzima chiamato aromatasi che trasforma il testosterone in estrogeni (Hare 2009, Henningsson 2005).

Vi sono delle alterazioni anatomiche?
Sono state descritte delle alterazioni a carico dei nuclei che regolano il comportamento e l’orientamento sessuale.

Può essere più preciso?
Il Nucleo del letto della stria terminale (BSTc) è risultato nei MtF più piccolo rispetto al maschio non DIG e di pari dimensioni a quello femminile (Frank 2000). Sempre nel MtF è stato riscontrato, in alcuni studi, (Swaab 2008) che il nucleo interstiziale anteriore 3 dell’ipotalamo (INAH3) è pari a quello della donna, più piccolo rispetto al maschio. Parebbe quindi che questi nuclei legati al comportamento sessuale abbiano nei DIG MtF delle dimensioni pari a quelle femminili.

Dottoressa Boi quali sono le teorie psicoanalitiche e psicosociali sull’origine del disturbo di identità di genere?
Sono numerose le teorie psicoanalitiche e psicosociali che hanno cercato di spiegare l’origine del disturbo di identità di genere. In sintesi la maggior parte di queste ritiene probabile che il troppo affetto materno, se aggiunto alla assenza della figura genitoriale maschile, possa predisporre all’insorgenza di tale disturbo.

Dottor Oppo su cosa si basano le teorie sulle cause ormonali?
Le teorie sulle cause ormonali si basano su studi che sono iniziati negli anni ’70 e ’80 (Dörner, 1976 e 1983) e ripresi in seguito da altri autori (Mueller 2008 e Padma-Nathan 2005).

Che cosa intende dire?
Che il DIG potrebbe essere il risultato di eccessi o carenze di androgeni del feto in utero prevalentemente nel primo trimestre di gravidanza, periodo estremamente sensibile per lo sviluppo delle strutture ipotalamiche.

Qual è un dato sulle teorie legate a cause materne?
Un dato è dovuto ad uno studio di Dessens che nel 1999 ha descritto in un gruppo di circa 250 donne epilettiche esposte a fenobarbital e/o Dintoina durante la gravidanza, un aumentato rischio di avere figli con DIG.

I dati sopra esposti sono ancora da confermare o da confutare ma sono comunque un importante contributo scientifico alla comprensione di questa patologia che, seppur non frequente nella popolazione generale, crea gravi sofferenze psichiche nei soggetti affetti.

 Sledet.com ringrazia per l’intervista.

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