“Terra bruciata racconta una pagina inedita della resistenza partigiana e dell’invasione nazista nel nostro Paese”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Un’interpretazione perfetta quella di Arturo Sepe, che nel docufilm “Terra bruciata”, riveste il ruolo di Rocco Piscitelli, un vice commissario di polizia che si ribella alle leggi e ai soprusi dettati dai nazisti. Un film che racconta della resistenza partigiana e dell’invasione nazista nel nostro Paese. Arturo Sepe sembra che questo ruolo se lo sia cucito addosso, riuscendo a portare sul set ciò che il copione, nonché la storia, richiedeva. Attualmente l’attore sta terminando le riprese della serie televisiva “Escape from Planet Zero” con la regia di Davide Walton Zed. Arturo è un attore che non sta passando inosservato agli addetti ai lavori, non solo perché riesce ad interpretare in maniera esemplare ogni ruolo, ma anche perché ha dalla sua quella versatilità recitativa che gli permette di trasmettere forti emozioni al pubblico.
Lei fa parte del cast del docufilm “Terra bruciata”. Che cosa racconta?
Terra Bruciata racconta una pagina inedita della resistenza partigiana e dell’invasione nazista nel nostro Paese, una pagina sfuggita al grande radar della storia: il dramma delle violenze naziste perpetrate all’indomani dell’8 settembre in Campania e degli episodi di resistenza e ribellione all’esercito tedesco da parte delle popolazioni locali. Il filo conduttore è la storia dell’uccisione del padre di Graziella Di Gasparro, testimone di queste atrocità.
Che cosa ricostruisce nello specifico?
Il dramma, lo stato fisico ed emotivo della popolazione a seguito dell’avanzare della ferocia nazista, ma soprattutto la resistenza e la forza di un popolo che non abbassa la testa alla prepotenza nazista.
Su cosa ha puntato la regia Luca Gianfrancesco?
Luca Gianfrancesco ha tessuto una precisa tela che racchiude tre linguaggi: le immagini di repertorio, le testimonianze dei sopravvissuti e la fiction, il tutto incorniciato dalle musiche originali del compositore Antonio Fresa.
Dove è stato ambientato?
In Campania, in particolar modo nei Comuni dell’alto Casertano come: Riardo, Conca della Campania, San Pietro Infine, Tora e Piccilli.
Sul set lei interpreta Rocco Piscitelli. Vuol parlare del suo personaggio?
Rocco Piscitelli è un vice commissario di polizia che si ribella alle leggi e ai soprusi dettati dai nazisti. Torna nella sua città originaria, Riardo, in provincia di Caserta, allora occupata dall’esercito tedesco, e mette su una banda di partigiani alla quale si mette a capo e appronta una resistenza armata a salvaguardia del paese.
Che tecniche ha utilizzato per calarsi nel personaggio che doveva interpretate?
Potrei dire ho usato il metodo Strasberg o ancora quello dettato da Sthanislasvkij ma credetemi, mi è bastato ascoltare le testimonianze di alcuni sopravvissuti a quegli episodi e alle storie raccontatemi dagli storici, tra questi: Giovanni Cerchia e Giuseppe Angelone a cui va il merito di aver fatto un lavoro certosino tra innumerevoli archivi internazionali per incamerare la rabbia e la voglia di riscatto del capo partigiano Rocco Piscitelli, da annoverare tra gli eroi del nostro Paese.
Qual è stata la parte più difficile di questa interpretazione?
Sicuramente incamerare sentimenti come la rabbia e la frustrazione per poi metabolizzarli e trasformarli in forza e coraggio a servizio della libertà.
Che cosa ha significato per lei lavorare nel docufilm Terra bruciata?
Terra bruciata è un’esperienza di vita. Sono orgoglioso di rappresentare la resistenza e il patriottismo italiano attraverso gli occhi di un piccolo eroe che ha contribuito a rendere grande e libera la nostra Patria.
Come era il clima sul set?
Siamo diventati subito una grande famiglia: storici, regista, attori e addetti ai lavori. Ho subito legato con l’intero cast: Lucianna De Falco, Mino Sferra, Paola Lavini, Antonio Pennarella, Antonello Cossia, immensi e intensi, oserei dire, ognuno nel proprio ruolo.
Vuol raccontare un aneddoto capitato durante le riprese?
Ho ancora nella mente gli occhi pieni di lacrime delle persone presenti durante le ultime riprese, le quali dopo la scena della “liberazione di Piazza Vittorio a Riardo” da parte dei partigiani, rompono il silenzio delle riprese con urla di gioia e applausi. È stata una emozione che mi porterò dietro per tutta la vita. Quelle persone che sulla loro pelle hanno vissuto quegli episodi non vedevano l’ora che qualcuno li raccontasse al mondo intero.
Attualmente in cosa è impegnato?
Sto terminando le riprese di una innovativa serie tv dal nome “Escape from Planet Zero” con la regia di Davide Walton Zed e prodotta da Alchemicarts. Con me nella serie Cristina Donadio, Davide Marotta, Mariano Rigillo e il maestro di Kung Fu Liu Peng.
Progetti?
Tantissimi, che spaziano dal teatro al cinema, ma ne parleremo in seguito.
Sledet.com ringrazia per l’intervista Arturo Sepe, e ad maiora!