Sta per andare in scena al Teatro delle Muse con lo spettacolo teatrale Lascio alle mie donne
Intervista di Desirè Sara Serventi
E’ stata una stagione ricca di gratificazioni quella dell’attore e regista Geppi Di Stasio. Ha recitato infatti negli spettacoli “La gente non deve sapere”, “La doppia vita di sabato e domenico”, “Il cafe chantant”, “Una vacanza ci farà bene” e “L’ultima domenica”, alcuni dei quali scritti e diretti proprio da lui. Sta per andare in scena nel ruolo di regista con lo spettacolo teatrale dal titolo “Lascio alle mie donne” un testo scritto da Diego Fabbri, che tratta di un intrigo sentimentale.
Per te questo è un periodo di tanti impegni teatrali. Vuoi parlarne?
Si sta concludendo una Stagione teatrale davvero ricca di gratificazioni. Ho recitato in ben sei spettacoli, cinque dei quali scritti e diretti da me i cui titoli sono La gente non deve sapere, Il cafe chantant, La doppia vita di sabato e domenico, L’ultima domenica, Una vacanza ci farà bene. Nel caso, poi de L’ultima domenica, uno spettacolo pieno di suggestioni con musicisti dal vivo che parla della violenza negli stadi, quasi una pièce di Teatro Civile, ha avuto il patrocinio del Coni Lazio e del Vicariato di Romaiche lo hanno definito di interesse didattico e culturale. Uno spettacolo che avrà certamente un futuro. Queste sono soddisfazioni che premiano l’onestà intellettuale che sempre cerco di praticare.
Stai lavorando come regista nello spettacolo teatrale che sta per andare in scena dal titolo “Lascio alle mie donne”?
Si tratta di un testo che da tanti anni avrei voluto mettere in scena con un intrigo sentimentale nel quale un uomo si può rispecchiare molto.
Da chi è stato scritto?
E’ una bella commedia di Diego Fabbri del 1969.
Da chi è composto il cast?
Ci sono due mie ex allieve ormai in grado di camminare da sole come Manuela Atturo e Patrizia Bellucci, poi c’è Cristiano Vaccaro, un attore, regista e docente teatrale di lunghissimo corso, Stefano Santini, Angela Salustri e Filippo Bubbico.
In quale teatro sarete in scena?
Saremo in scena al Teatro delle Muse, la mia casa artistica, il teatro nel quale sono direttore delle Compagnia Stabile, dal 25 al 28 maggio.
Come regista come ti rapporti con gli attori?
Cerco di pormi sempre prima di tutto la problematica dell’attore essendo io soprattutto attore. Cerco di essere un direttore che mostra le possibilità di un personaggio oltre che spiegarlo. Oggi i registi sono soprattutto degli affascinanti teorici che sanno parlare.
Qual è il messaggio che volete portare con questo spettacolo?
Ogni commedia degna di questo nome deve contenere un ragionamento anche se fa ridere come in questo caso. Lascio alle mie donne è un po’ la metafora delle ipocrisie e dei tradimenti sentimentali dell’uomo borghese viste con gli occhi di un protagonista non presente sulla scena perché appena deceduto, un uomo che ha saputo incarnare le debolezze della carne trasformandole in pura forza filosofica, un divertimento paradossale in cui, le persone possono identificarsi vivendo quello che, spesso, non sono capaci di vivere.
Perché andare a vedere lo spettacolo?
Perché è costruita come si dovrebbe costruire il teatro. Perché oltre ad essere una bella commedia con una regia che tende ad elevare a simbolo quello che sembra il puro racconto di una storia, ci sono anche degli attori bravi. Credo davvero che ne valga la pena.
Vuoi aggiungere altro?
Gli spettatori devono affrettarsi perché lo spettacolo sta in scena solo quattro giorno, dal 25 al 28 maggio. Poi con me in scena ci si vede presto, molto presto. E’ una minaccia.
Sledet.com ringrazia per l’intervista.