“Denunciare anche episodi che in apparenza non possono sembrare dannosi, e non aspettare il concretizzarsi di episodi violenti gravi”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Il criminologo Sergio Caruso, nel suo lavoro, ha avuto modo di confrontarsi con persone vittime di stalking. Caruso ha parlato ai microfoni di Sledet.com spiegando che cosa si intende per stalking, e ha inoltre analizzato il profilo dello stalker e ha spiegato nel dettaglio quali sono le diverse tipologie di stalkers.
Qual è la dinamica di stalking?
Il termine stalking viene dall’inglese “to stalk”, che significa perseguitare, circondare. Il termine acquisito dall’Etologia comparata è l’atteggiamento di punta che ha il cane da caccia per circondare le prede. Non è un fenomeno dei tempi moderni, ha origini antiche, infatti ci sono chiari riferimenti allo stalking nei miti Greci.
Chi è lo stalker?
Lo stalker è l’autore dell’atto persecutorio, che si contraddistingue in durata nel tempo. Persistenza, paura e ansia e danno correlato in primis di natura psicologia che va a delimitare la tranquillità e la libertà della vittima, come descrive il 612 del Codice penale. Tale condotta si caratterizza mediante un numero eccessivo di messaggi, telefonate, regali ed attenzioni moleste non richieste dalla vittima.
Come criminologo, potrebbe descrivere il profilo di uno stalker?
Il profilo dello stalker è caratterizzato non solo da una forte distonia emotiva già presente in età evolutiva, ma da un vero e proprio disturbo narcisistico con tratti persecutori in cui la realtà circostante ed anche la relazione è predominante del vissuto, e la donna non è un soggetto da amare ma un oggetto da possedere e da distruggere in alcuni casi.
Quante tipologie di stalkers vi sono?
La letteratura scientifica ci fornisce alcuni profili. Si è giunti ad individuare cinque tipologie di stalkers, distinti in base ai bisogni e desideri che fanno da motore motivazionale (Mullen et al. 1999):
Una prima tipologia di molestatore insistente è stata definita “il risentito”. Il suo comportamento è sospinto dal desiderio di vendicarsi di un danno o di un torto che ritiene di aver subito ed è quindi alimentato dalla ricerca di vendetta. Si tratta di una categoria piuttosto pericolosa che può ledere prima l’immagine della persona e poi la persona stessa. Il problema più grave è legato alla scarsa analisi della realtà.
La seconda tipologia di stalker è stata denominata “il bisognoso d’affetto”, una tipologia che è motivata dalla ricerca di una relazione e di attenzioni che possono riguardare l’amicizia o l’amore. La vittima in genere viene considerata, per via di una generalizzazione a partire da una o più caratteristiche osservate anche superficialmente, vicina al “partner o amico/a ideale”, una persona che si ritiene possa aiutare, attraverso la relazione desiderata, a risolvere la propria mancanza di amore o affetto. Spesso il rifiuto dell’altro viene negato e reinterpretato sviluppando la convinzione che egli abbia bisogno di sbloccarsi e superare qualche difficoltà psicologica o concreta.
Una terza tipologia di persecutore è quella definita “il corteggiatore incompetente”, che tiene un comportamento alimentato dalla sua scarsa o inesistente competenza relazionale che si traduce in comportamenti opprimenti, espliciti e, quando non riesce a raggiungere i risultati sperati, anche aggressivi e villani.
Esiste poi “il respinto”, un persecutore che diventa tale in reazione ad un rifiuto. È in genere un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono. Spesso oscilla tra i due desideri, manifestando comportamenti estremamente duraturi nel tempo che non si lasciano intimorire dalle reazioni negative manifestate dalla vittima: la persecuzione infatti rappresenta comunque una forma di relazione che rassicura rispetto alla perdita totale, percepita come intollerabile.
Poi vi è “il predatore” che è costituito da un molestatore che ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata. La paura, infatti, eccita questo tipo di stalker che prova un senso di potere nell’organizzare l’assalto.
Qual è in genere l’iter seguito da uno stalker nei confronti della sua vittima?
Bisogna analizzare il caso specifico. Nella mia esperienza da criminologo nei centri antiviolenza in cui opero da anni, la dinamica persecutoria si configura nelle relazioni in cui il partner non riesce a compensare il distacco e la fine della relazione, ed iniziano le attenzioni moleste con la frase tipica “le devo fare capire che la amo”. In altri casi vi è lo stalking secondario che in ottica trasversale agisce sui familiari della vittima.
La legge come tutela la vittima di stalking?
Le forze dell’ordine fanno un grande lavoro, ma sta a noi tutelarci attraverso tutte quelle tecniche che possano far ridurre il rischio in cui la legge non è perfetta ma perfettibile.
Che consiglio può dare a chi è vittima di uno stalker?
Denunciare anche episodi che in apparenza non possono sembrare dannosi, e non aspettare il concretizzarsi di episodi violenti gravi.
Sledet.com ringrazia per l’intervista Sergio Caruso.