Un post diffamante su facebook che lo presentava come un pedofilo da cui stare alla larga, e invitava perciò i lettori alla condivisione
Intervista di Desirè Sara Serventi
E’ sufficiente un click per mandare in frantumi la vita di una persona. Questo infatti, è ciò che ha patito il giovane Alfredo Mascheroni, titolare di un bar a Colicchio, che la mattina del 6 maggio 2017 ha visto la sua vita prendere una piega inaspettata. Il post diffamante apparso su Facebook, con tanto di foto di Alfredo, lo presentava come un pedofilo da cui stare alla larga, e invitava i lettori alla condivisione, condivisione che ha trovato fortuna sui social, dove sempre più spesso si presta meno attenzione alla veridicità della notizia. Condivisioni su condivisioni il post ha raggiunto non solo l’Italia ma anche altre parti del mondo. Minacce, insulti e altro ancora sono apparsi con velocità stratosferica nella sua bacheca, pregnanti di una cattiveria con cui la giovane vittima ha dovuto, e deve tutt’ora, convivere nell’attesa che la giustizia faccia il suo corso. Alfredo ha dovuto sopportare lo sguardo inquisitore delle persone che lo hanno giudicato come se fosse un malvagio criminale, anche se di fatto non vi è uno straccio di prova a suo sfavore, ma anzi tutto grida la sua innocenza. Alfredo però è un ragazzo che non si è abbattuto, e ha infatti deciso di gridare la sua innocenza senza aver niente da temere. I microfoni di Sledet.com hanno raggiunto Alfredo Mascheroni che ha raccontato del suo calvario da quando la bufala gira online sui social.
Quando ha avuto inizio il suo incubo?
E’ iniziato tutto il 6 maggio. Quando ho acceso il telefono mi sono accorto con stupore, che questo era totalmente invaso da notifiche e messaggi.
Che cosa contenevano questi messaggi?
I messaggi contenevano insulti e minacce, e io non sapevo proprio cosa stesse succedendo. Frequento molto i social, però devo dire che non sono così importante da ricevere tanta attenzione da essi. Poi guardando bene tra i messaggi, ho notato che ad uno di questi vi era allegata una lettera.
Che messaggio vi era scritto?
C’era scritto che ero un pedofilo e che postavo foto nude. La lettera conteneva tra l’altro l’indirizzo della mia pagina e anche delle mie immagini personali.
Lei è stato accusato di pedofilia pubblicamente?
Sì. Infatti, quando ho letto il post con questo allegato, ho capito subito che la cosa era ormai sfuggita di mano.
Cosa ha fatto dopo queste pesanti accuse?
Sono andato dai carabinieri a denunciare il fatto.
Cosa le dissero i carabinieri?
Mi dissero che dovevo parlare con la polizia postale, anche se di fatto, o dovuto aspettare tutto il week end prima di potermi loro rivolgere.
Quindi?
Quindi ho passato il primo week end ricevendo insulti gratuiti e minacce non solo dall’Italia, ma anche dall’estero, anche perché queste notizie si divulgano molto rapidamente.
Poi cosa è successo?
Il martedì mi sono recato dalla polizia postale per fare la denuncia. Loro comunque conoscevano già il mio nome e di quello che ero stato accusato.
Si è scoperto chi è stato a mettere in giro queste voci?
Ancora non si è scoperto, anche se ci sono delle indagini in corso. Sto aspettando che la giustizia faccia il suo corso, anche perché la polizia postale sta raccogliendo il materiale, e sarà poi la magistratura che dovrà fare una richiesta a Facebook per sapere l’origine di questo messaggio.
Facebook non è obbligato a rispondere?
Purtroppo Facebook non è obbligato a rispondere. Dobbiamo ricordare che l’anno scorso su 3800 richieste che la magistratura ha fatto a Facebook, solo la metà di queste sono state accolte. Per cui la speranza c’è, ma non è così semplice come potrebbe sembrare.
Nel frattempo come si sta muovendo?
Ho assunto degli hacker che hanno costituito un gruppo, composto a loro volta da altri hacker che stanno lavorando per trovare il responsabile.
Un click le ha cambiato la vita?
Esatto, anche perché nel primo week end le condivisioni di questo post erano 20.000, e in una settimana sono diventate circa 250.000.
Lei sta portando avanti una contro informazione, è esatto?
Ho iniziato a fare una contro informazione, quindi sono io che stavolta posto video virali, e lo faccio per combattere questa bufala. Ho partecipato anche alla trasmissione televisiva Le Iene, per far conoscere la mia storia e per gridare la mia innocenza.
Lei è il titolare di un bar a Collecchio: come è cambiato il fatturato dopo il post diffamante?
Nella prima settimana abbiamo registrato un forte calo.
Poi?
Poi si è stabilizzato e si è ripreso con tutti questi video di informazione che sto, e che stanno postando le persone in mia difesa.
Quindi il post l’ha distrutta inizialmente sia come uomo che come lavoratore?
Sì perché le persone che hanno visto questo post sono convinte che io sia un pedofilo, e devo dire che fa più la notizia dire che io sono un pedofilo, piuttosto che gridare alla mia innocenza dicendo invece che: Alfredo è una brava persona.
Comunque ormai la maggior parte delle persone sta credendo alla sua innocenza o ancora vi sono dei dubbi?
Ormai mi credono quasi tutti.
Lei ha detto che se qualcuno ha delle prove sulla sua colpevolezza dovrebbe tirarle fuori, è corretto?
Sì, è quello che continuo a dire. Se qualcuno ha delle prove sulla mia colpevolezza deve portarle alla luce, anche perché io so che tali prove non esistono, non essendo io un pedofilo.
Lei sta già facendo delle denunce?
Ho denunciate tre persone che continuano ad insultarmi.
Ha dei sospetti su chi possa essere stato?
Ho dei sospetti, e probabilmente è qualcuno che ce l’ha con me per qualche motivo, ma verrà fatta luce sulla verità.
Vuole aggiungere altro?
Io non sono colpevole e non sono un pedofilo. Nonostante sia io innocente, devo dire che, essere accusato di tali atti è veramente pesante.
Sledet.com ringrazia per l’intervista Alfredo Mascheroni, e ad maiora!