Moby Prince: la Procura di Livorno forse ha aperto un nuovo fascicolo di indagine sul disastro


“Le indagini, con tutta probabilità, verranno o sono già state riaperte, anche al fine di verificare ipotesi di reato ancora perseguibili” 

Articolo di Desirè Sara Serventi 

Il 10 aprile del 1991 è una data che cambiò le vite di molte persone, infatti presso la rada del porto di Livorno la nave passeggeri Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo entrarono in collisione. La collisione non fu innocua, perché il traghetto pur trovandosi ancora nella rada del porto, provocò dei danni catastrofici per i passeggeri del traghetto. Se chi si trovava a bordo della petroliera non riportò danni fisici, stessa cosa non si può dire per i passeggeri e i membri dell’equipaggio a bordo del Moby Prince. Un bilancio a dir poco catastrofico, di tutte le 142 persone presenti sulla nave passeggeri vi fu un solo superstite. Il disastro della Moby Prince è stato definito la più grande tragedia della Marina Civile Italiana dal dopoguerra, e la più grande strage sul lavoro. A distanza di anni però, la verità non è ancora emersa, e i familiari quindi non hanno ricevuto alcuna giustizia per i loro cari.

Però 141 non è solo un numero, perché dietro questo numero vi sono bambini, madri, padri, figli, nonni, e dietro questi ancora vi sono un’infinità di persone che girano intorno a quel numero e che, da quel dannato giorno, non riescono a capacitarsi del fatto che i loro cari siano morti così, senza che nessuno prestasse loro soccorso. E c’è chi come, il professor Luchino Chessa, figlio del grande Comandante del Moby Prince Ugo Chessa, scende sempre in prima linea, in veste non solo di figlio, ma anche di Presidente dell’Associazione 10 aprile per portare a galla una verità che probabilmente disturba troppo. E non si può che plaudire quando chi sta al potere si schiera dalla parte delle vittime e lotta accanto ai familiari per far luce su una verità che ancora oggi risulta troppo scomoda.

E’ infatti giunta notizia tramite un comunicato del professor Luchino Chessa che forse la Procura di Livorno ha aperto un nuovo fascicolo di indagine sul disastro del Moby Prince. Nella nota Chessa fa sapere che: “E’ passato quasi un anno dalla fine dei lavori della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Moby Prince, la cui relazione conclusiva era stata resa pubblica il 24 gennaio scorso in Senato dall’allora Presidente Silvio Lai. La Commissione ha lavorato senza interruzione per due anni e le conclusioni hanno ribaltato le verità scaturite dalle inchieste giudiziarie e dai processi, mettendo in evidenza circostanze mai emerse prima quali l’assenza di nebbia, un ancoraggio della petroliera diverso da quello riportato nelle carte processuali, una rotta del Moby Prince che ha subito una turbativa, una sopravvivenza a bordo del traghetto ben oltre i 30 minuti in totale assenza di soccorsi. Dubbi sulla rotta della petroliera prima del suo arrivo a Livorno e sul materiale da esso trasportato, gli strani accordi tra le compagnie assicurative dopo due mesi dalla tragedia sono aspetti emersi nelle indagini della Commissione, ma rimangono alcuni punti che non sono stati analizzati, come cosa ha portato il traghetto in collisione”.

Ha poi aggiunto “In questo ultimo anno come familiari delle vittime ci siamo chiesti più volte se gli atti della Commissione di Inchiesta fossero stati trasmessi alle Procure di Livorno e Roma e se le Procure stesse avessero aperto fascicoli in tale senso. In seguito ad una richiesta specifica, per quanto riguarda la Procura di Livorno, abbiamo avuto un riscontro positivo in occasione di un incontro, in presenza di Luchino Chessa e dei legali Stefano Taddia e Carlo Melis-Costa, con il Procuratore Capo, Dott. Ettore Squillace Greco, e la Sostituta, Dott.ssa Sabrina Carmazzi. Da detto incontro, che si è tenuto lunedì 17 dicembre scorso, è emerso che la Procura di Livorno ha richiesto la relazione conclusiva ancora prima della pubblicazione della stessa; dal colloquio, dai toni giustamente riservati, è emerso che le indagini, con tutta probabilità, verranno o sono già state riaperte, anche al fine di verificare ipotesi di reato ancora perseguibili.
Come familiari delle vittime non possiamo che plaudire per la posizione del Procuratore Dott. Ettore Squillace Greco che consideriamo un evidente e concreto passo in avanti, nella speranza per fare piena luce su quello che è accaduto la notte del 10 aprile, in attesa di avere giustizia per la sofferenza e la morte orrenda che hanno avuto i nostri cari”. Queste le parole del professor Luchino Chessa.

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