“Il ruolo dell’osteopata è prevalentemente quello di prevenzione degli infortuni”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Un percorso formativo e lavorativo di spessore quello che può vantare Riccardo Contigliani, noto fisioterapista e osteopata che ha alle sue spalle collaborazioni con prestigiosi staff sanitari del mondo dello sport, come la S.S Lazio e numerose squadre della serie A italiana di basket. Ciò che emerge in lui sicuramente è la sua grande preparazione e l’attenzione che mette nel suo lavoro, senza mai lasciare niente al caso, ed è proprio per questo motivo che il nome di Contigliani viene sempre associato a quello di un professionista competente e diligente. Sledet.com ha raggiunto Riccardo Contigliani che si è raccontato.
Quando nasce la sua passione per il mondo dell’osteopatia e della fisioterapia?
Nasce dopo il diploma in Ragioneria, seguendo i consigli di mia madre e di un caro amico di famiglia, Giuseppe Gussoni, che già esercitava questa professione.
Dove si è formato?
Nel lontano 1990 mi sono iscritto all’Università di Milano, dove ho conseguito il diploma triennale in terapia della Riabilitazione. Nel 1997 mi sono iscritto al corso di Osteopatia di sei anni presso l’Istituto Italiano di Osteopatia di Milano, diplomandomi nel 2003. Nel 2004 ho conseguito una laurea in fisioterapia presso l’Università degli Studi di Siena. Nel corso degli anni ho effettuato numerosi corsi di aggiornamento in fisioterapia e in osteopatia, tra cui sei livelli di biodinamica e un master in osteopatia ortodontica.
Lei è sia un osteopata che un fisioterapista. Per che cosa si differenziano queste due professioni?
La fisioterapia si avvale di terapia manuale e strumentale ed è più incentrata nel curare il sintomo e la patologia; L’osteopatia, invece, è una medicina olistica esclusivamente manuale, che considera il corpo nel suo insieme e tratta la disfunzione, per favorire il processo di autoguarigione ed autoregolazione e non arrivare alla patologia.
Vuol raccontarci il suo percorso lavorativo?
Ho lavorato per tre anni in strutture ospedaliere, poi ho aperto un centro di fisioterapia ad Aulla (in alta Toscana), che gestisco tuttora. Contemporaneamente a questo ho gestito per cinque anni la riabilitazione in regime di ricovero e ambulatoriale privata della clinica San Camillo di Forte dei Marmi. Dopo un’esperienza nella pallavolo professionistica con lo Spezia volley, ho lavorato come osteopata all’interno degli staff sanitari di A.S.C. Spezia, Hellas Verona, S.S Lazio, Olimpia Armani Jeans Milano e come consulente esterno in F.C Internazionale, A.S Monacô, U.S Sassuolo Calcio, F.C Sheriff Tiraspol, Neftçi Baku, F.C. Bristol city, e per numerose squadre di serie A italiana di basket. Negli ultimi anni ho effettuato numerose consulenze per atleti di livello internazionale nel campo del fioretto (Valentina Vezzali), del ciclismo (tra cui Julian Arredondo e Damiano Cunego), del motociclismo (tra cui il campione Italiano ed europeo di enduro Gianluca Martini), nel basket (da dieci anni, quasi un figlio per me Luca Vitali) e dello sci (tra cui la neo campionessa della coppa del mondo di combinata Federica Brignone). Dal 2007 ho iniziato ad insegnare presso la scuola di osteopatia dell’Universitá La Sapienza di Roma, dopodiché nelle scuole di osteopatia: C.S.D.O.I. di Catania, I.C.O.M.M. Di Roma e S.O.F.I. di Tirrenia. Dal 2009 al 2018 sono stato docente e direttore delle scuole di osteopatia Abeos. Negli ultimi due anni insegno in numerose scuole di osteopatia riconosciute dal Registro degli Osteopati Italiani a Milano, Bologna, Roma, Bari.
Quale considera l’esperienza più significativa per la sua carriera?
La prima esperienza nello staff sanitario di una squadra di serie A di pallacanestro, in qualità di osteopata, nell’Olimpia Armani jeans di Milano. Ho tanti bei ricordi anche nei tre anni di Hellas Verona e nei primi due anni della S.S. Lazio sia per il calore dei tifosi che per l’ottima collaborazione con il resto dello staff sanitario, Robert Kindt e Valerio Caroli in particolare.
Lei lavora principalmente con gli sportivi, e con le società calcistiche. Quali sono le problematiche più comuni a cui va incontro un calciatore?
Le più frequenti a livello articolare sono le distorsioni della tibiotarsica e del ginocchio mentre nell’apparato muscolare, sono le lesioni muscolari, in particolar modo degli hamstring, dei gastrocnemi e dei quadricipiti.
Secondo la sua esperienza, gli infortuni calcistici sono in aumento?
Penso ci sia un incremento degli infortuni muscolari. In qualche squadra sono evidenti un maggior numero di traumi distorsivi del ginocchio con lesione del legamento crociato anteriore.
Per quale motivo?
Probabilmente per l’aumento della velocità in campo e l’intensificarsi delle competizioni. Penso che con un adeguato lavoro di prevenzione si possa incidere positivamente su questo numero.
In una società calcistica, quanto è importante la figura dell’osteopata, sia prima che dopo la gara?
Il ruolo dell’osteopata è prevalentemente quello di prevenzione degli infortuni. Si cercano le possibili disfunzioni somatiche, le asimmetrie posturali, articolari e muscolari. Il trattamento osteopatico può essere effettuato anche dopo l’attività agonistica per facilitare il recupero o in caso di patologia, lavorando in sinergia col fisioterapista sotto la supervisione del medico societario.
Per chi è indicato nello specifico il trattamento osteopatico?
Per tutti coloro che vogliono prevenire l’infortunio, essere in equilibrio e migliorare la performance. Se un giocatore è in salute, più difficilmente andrà incontro ad una patologia e qualora accadesse avrà tempi di recupero più veloci.
Quali mezzi utilizza un osteopata per fare le diagnosi?
Io effettuo una valutazione posturale, funzionale e fasciale utilizzando anche test osteopatici e la palpazione. Poi oggettivo quello che ho trovato con esami strumentali: valutazione computerizzata baropodometria in statica e dinamica; test isocinetico; squat test con telecamere; Nordic hamstrig test con misuratore della forza eccentrica dei flessori del ginocchio; spirotiger per valutare la capacità respiratoria e spinal mouse per la valutazione computerizzata della colonna. Il risultato di tutto questo protocollo mi evidenzia le disfunzioni. Si utilizza una cartella clinica condivisa con lo staff medico e tecnico in cui si esprimono le criticità e si fa un piano di lavoro per tutta la stagione.
In Italia viene tutelata la vostra figura professionale?
In Italia, questa professione è relativamente giovane. Purtroppo c’è ancora tanta confusione soprattutto sul percorso formativo e sulle competenze dell’osteopata per cui non è ancora abbastanza conosciuta è tutelata.
Potrebbe essere più preciso?
Con percorsi formativi e con metodi di trattamento totalmente diversi è difficile essere tutelati e riconosciuti. Penso che il riconoscimento del mondo scientifico e delle istituzioni arriverà quando ci sarà una formazione più omogenea e saremo in grado di relazionarci meglio con le altre figure sanitarie. Le collaborazioni con i medici specialisti stanno aumentando di anno in anno in particolar modo nel campo della pediatria, ortodonzia, ginecologia ed ortopedia. Credo che come è successo in America e negli altri paesi Europei, l’osteopata diventerà parte integrante del Servizio Sanitario Nazionale.
Come evitare di imbattersi in cialtroni che senza alcun titolo si definiscono osteopati?
Penso che il Registro degli Osteopati Italiano che raccoglie il maggior numero di iscritti ed effettua una formazione secondo le linee guida dell’OMS sia garanzia di qualità sia per noi osteopati che per gli utenti. Purtroppo non essendoci ancora un percorso formativo Universitario uniforme c’è chi con studi relativamente brevi (in qualche caso uno o due anni) diventa osteopata conoscendo e praticando solo una piccola parte di quello che è un trattamento osteopatico. Capita anche di trovare chi si spaccia per Osteopata senza avere frequentato nessun corso di studi e ignari delle possibili conseguenze di un trattamento sbagliato. Purtroppo in Italia succede anche questo.
Quali conseguenze possono portare, questi soggetti, a chi ignaro si affida alle loro manipolazioni?
Un professionista competente è in grado di effettuare una diagnosi differenziale che riduce al minimo i rischi di una manipolazione. Io, quando insegno nelle scuole di osteopatia do molta rilevanza a quello che non si deve fare e quando farlo per non procurare danni alla salute del paziente. Da me si usa questo detto: se pensi che un professionista sia troppo caro non sai quanto ti costeranno i danni che ti procurerà un incompetente.
Come si diventa osteopati?
Il percorso attuale nelle scuole riconosciute dal R.O.I. prevede un part time post laurea o un full time per chi ha un diploma di scuola superiore, entrambi di cinque anni.
Che consiglio può dare ai giovani che vorrebbero intraprendere la sua professione?
Studiate l’anatomia, la fisiologia e soprattutto praticate ogni giorno. È una professione meravigliosa, che con il solo uso delle mani consente di fare un “ascolto” ed aiutare il corpo del paziente a rimanere o tornare in salute.
Chi è Riccardo quando non veste i panni di osteopata?
È un papà, una persona semplice che ama il mare e la montagna
Attualmente in cosa è impegnato?
Seguo lo Spezia Calcio e conduco il Centro Fisiokinesiterapico Aullese con la mia socia Irene e i miei collaboratori che mi danno la forza e l’entusiasmo per crescere ogni giorno. Sto preparando un master di osteopatia dello sportivo e continuo nell’insegnamento.
Progetti?
Scrivere un nuovo libro di Osteopatia.
Vuole aggiungere altro?
Vorrei ringraziare Sledet.com per avermi dato questa possibilità e consigliare a tutti di mangiare sano, praticare almeno una attività sportiva e ricordarsi che la salute è la ricchezza più importante che abbiamo.
Sledet.com ringrazia per l’intervista Riccardo Contigliani, e ad maiora!
Nella mia vita ho avuto la fortuna di incontrare Riccardo Contigliani che definirei persona d’altri tempi sia Professionalmente che umanamente la sua umiltà e la sua generosità esprimono la Grande persona che è ??chapeau Dott Riccardo Contigliani