“Per giocare a livelli professionistici, bisogna avere tante caratteristiche, tante componenti messe insieme”
Intervista di Desirè Sara Serventi
E’ un noto talent scout e un procuratore calcistico, Vincenzo Piemontese, che negli anni si sta facendo spazio in questo settore per la sua professionalità, la sua competenza in materia e per il modo con cui si relaziona sia con gli atleti che con le famiglie di questi, per conquistare la loro fiducia. Il suo compito è quello di trovare dei giovani calciatori che in campo siano in grado di fare la differenza per poter quindi giocare a livelli professionistici, un fiuto questo, che non può mancare per chi come lui per lavoro, deve proprio puntare su dei talenti. Recentemente Piemontese ha concluso la trattativa di Nicola Salvemini, dove con determinazione è riuscito a far fare il grande salto in serie A, alla S.P.A.L. I microfoni di Sledet.com hanno raggiunto Vincenzo Piemontese che si è raccontato.
Quando è nata la sua passione per il mondo del calcio?
E’ nata da piccolo. Appena ho iniziato a muovere i primi passi ho cominciato a dare calci al pallone quindi, la passione per il calcio è nata con me.
Qual è stata la sua formazione?
La mia è stata una formazione sul campo. Il vivere e vedere quotidianamente giocare i ragazzi di varie categorie, di vari settori giovanili: dilettantistici, professionistici, serie B, serie A, Lega Pro, ti fanno capire qual è la differenza e il livello che serve per arrivare in serie A.
Per il suo lavoro, lei gira tanti campi. Quali sono le caratteristiche che cerca nei giovani talenti?
Dipende innanzitutto dai ruoli. A me piace molto la fantasia, per me il calcio è divertimento a tutti i livelli, anche in serie A. Il ragazzo non deve mai buttar via la palla, deve giocarla. Mi piace il ragazzo che alza la testa, spesso vedi i ragazzi che abbassano la testa, buttano la palla avanti e corrono, e questo non serve a nulla. Sono tante le caratteristiche che guardo in un ragazzo, perché non ci si può fermare a una singola caratteristica. Per giocare a livelli professionistici, bisogna avere tante caratteristiche, tante componenti messe insieme. Forse la caratteristica principale, è la testa.
Ha detto che per lei il calcio è divertimento, che cosa intende?
Io dico sempre che i ragazzi devono giocare per divertirsi. Devono prendere tutto come un gioco, poi tutto viene da se. Se hanno delle doti innate, se riescono ad apprendere rapidamente ciò che il mister vuole insegnar loro, possono crescere rapidamente, tecnicamente e tatticamente.
Qual è la prassi successiva, una volta puntato il ragazzo?
Una volta puntato il ragazzo bisogna parlare con i genitori e cercare di ottenere la loro fiducia, per portare così il ragazzo a giocare a livelli professionistici.
Come si relaziona con i giovani che segue?
Per me i ragazzi sono dei fratelli, degli amici, dei figli. Per me bisogna andare oltre il discorso professionale. Bisogna instaurare un rapporto di fiducia, perché molto spesso il ragazzo vede in te una figura amica e dice delle cose che magari ai compagni, agli amici, non dirà mai. La mia è una figura che può essere anche d’aiuto per la vita privata, perché molti ragazzi possono montarsi la testa nel loro cammino, quindi è il procuratore o il talent scout che deve spiegare il comportamento da tenere.
Tra le persone incontrate per lavoro, quali quelle con cui ha instaurato un rapporto d’ amicizia?
Sono tanti, tra questi c’è Pasquale Raia che è il fisioterapista della nazionale italiana di calcio, e Stefano Tacconi, entrambi sono delle splendide persone, e dei grandi professionisti oltre che, dei grandissimi amici.
Qual è la principale difficoltà nel suo lavoro di procuratore e talent scout?
Conquistare la fiducia dei genitori.
Per quale motivo?
Perché ci sono tanti procuratori, tanti pseudo procuratori, tanti talent scout e pseudo talent scout che girano attorno a questo mondo e che pensano di poter guadagnare immediatamente tanti soldi, quindi, quando ti relazioni con la famiglia devi essere bravo a dimostrare con ciò che hai fatto, chi sei.
Può fare qualche nome di giovani calciatori sotto sua osservazione?
Vi sono sedici ragazzini sotto osservazione, tutti molto promettenti e sicuramente, salvo incidenti di percorso, li vedremo nel calcio che conta. Ci sono diversi giovani napoletani, di cui un 2006, bravissimo attaccante e già sotto osservazione di diverse grandi società italiane, ci sono alcuni romani: tra cui il baby fenomeno Pietro Tomaselli, il futuro Messi, poi c’è Gianluis Di Fine, italo tedesco dello Schalke 04, definito da me il nuovo Roberto Baggio, il greco Maik Anthis del Panathinaikos molto tecnico e rapidissimo, poi cè l’americano, anche se di origini brasiliane, Mattew Dos Santos, il giovanissimo attaccante milanese Dennis Curatolo, poi ancora un attaccante del 2005 della provincia di Foggia, questo per citarne alcuni.
Qual è la trattativa che ricorda più delle altre?
Sicuramente è stata la trattativa di fine luglio, quella di Nicola Salvemini, anche perché per me questa, è stata anche quella che mi ha dato più filo da torcere. Nicola è un ragazzo della mia città, è un ragazzo che conosco calcisticamente da sempre, l’ho visto crescere e migliorare sempre di più, ed è uno di quelli su cui ho scommesso. Lui ha sempre voluto giocare a calcio e diventare un calciatore e la famiglia lo ha sempre assecondato, e finalmente si è riusciti a portare il ragazzo da una società di serie D, il Manfredonia calcio, ad una società di serie A, ovvero la S.P.A.L.
Cosa puoi dire su Nicola Salvemini?
Che è un ragazzo di prospettiva, con un’ottima visione di gioco, un’ottima tecnica, ovviamente, deve migliorare tantissimo, però è stato da subito sotto gli occhi di diversi club di serie A e alla fine ha spuntarla, vuoi per il volere della famiglia, e soprattutto del ragazzo, la scelta è andata a finire sulla Spal.
Cosa ha gli detto a Nicola Salvemini, quando è passato in serie A?
Ho detto che adesso tocca a lui e che tutto dipende dalla sua testa. Poi gli ho detto di essere umile, e di avere sempre voglia di migliorare, e di prendere il calcio come un divertimento.
Ci svela come avviene una trattativa?
Non esiste una linea guida, anche perché ogni trattativa, è una storia a se stante.
Qual è il sacrificio più grande che deve fare nel suo lavoro di procuratore e talent scout?
Il sacrificio più grande che si fa in questo tipo di lavoro è quello di stare lontano dalla famiglia, da mia figlia e dalla mia compagna. Comunque basta organizzarsi, e la mia compagna in questo percorso mi è molto vicina, e per me questo è fondamentale.
Che cosa rappresenta per lei il mondo del calcio?
Per me il calcio è tutto. Per me la mia famiglia, mia figlia, la mia compagna, la mia fede cristiana, il calcio, sono la mia vita quindi, il calcio è vita.
Che consiglio vuol dare a chi vorrebbe intraprendere la sua professione?
Il consiglio è di crederci e di non mollare mai alla prima difficoltà o davanti a un no, anche perché ci saranno tanti no.
Progetti?
Ci sono tanti progetti e non solo calcistici. C’è anche un progetto nell’ambito della moda insieme ad Andrea Tacconi, ma non posso aggiungere altro.
Vuole aggiungere altro?
Vorrei ringraziare chi ha creduto in me, ovvero, Donato Di Campli e poi Alviero Martini e Diego Armando Maradona junior.
Sledet.com ringrazia per l’intervista Vincenzo Piemontese, e ad maiora!
Étant un jeune qui exerce dans ce métier vraiment j’ai été ravi de lire ce document et de prendre quelques conseils je suis heureux de faire votre connaissance sur Facebook et d’en connaître plus sur vous. Mr vincenzo piemontese. Et souhaiterai fait votre connaissance et travailler avec vous.
Intervista impeccabile, tutti i procuratori o talent scout dovrebbero essere realisti e umani come il sig Piemontese,condivido in pieno tutte le sue parole e considerazioni in bocca a lupo per il futuro.