“Abbiamo identificato due grosse sottopopolazioni di pazienti con diversa sensibilità a farmaci in base ai geni espressi sia dalle cellule tumorali che delle cellule infiammatorie nel tessuto tumorale”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Tanti gli anni in cui si è utilizzato l’amianto per la coibentazione degli edifici, come materiale per l’edilizia o per le coperture dei tetti o delle navi, senza avvisare però dei rischi a cui si stava andando incontro, e mettendo così a repentaglio non solo la vita di chi è stato costretto a lavorare a contatto di questo materiale, ma anche chi ne ha dovuto, indirettamente, respirare le fibre, fibre in grado di causare sia patologie benigne che maligne. L’amianto ancora oggi è presente in molte strutture in attesa di essere bonificato. Sledet.com ha raggiunto il noto professor Luciano Mutti, Coordinatore del Dipartimento di Ricerca e Cura del Mesotelioma dell’Osservatorio Nazionale Amianto che con la sua notevole esperienza in campo medico, ha spiegato cos’è l’amianto e quali patologie sono correlate alla sua esposizione.
Lei è il coordinatore del Dipartimento di Ricerca e Cura del Mesotelioma dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Di cosa si occupa nello specifico?
Di consulenza gratuita per i pazienti e le loro famiglie (sede di Roma e Latina) ed in collaborazione con il Gruppo Italiano Mesoteloioma (www.gime.it. sede di Pavia/ Voghera) e con alcune strutture sanitarie pubbliche italiane e centri di ricerca e cura in Europa e USA.
Cos’è l’asbesto, comunemente chiamato amianto?
Si tratta di un materiale roccioso costituito da minerale molto comune in natura. Inoltre molte rocce in natura contengono amianto.
Dove si trova?
L’amianto è stato utilizzato per molti anni per la coibentazione degli edifici, coperture tetti, navi (sia in sala macchine che nella struttura stessa) materiale da costruzione per l’edilizia (Eternit) dove era utilizzato per fabbricare tegole, pavimenti, tubazioni, nelle auto (freni e frizioni di veicoli, guarnizioni) e nel rivestimento di forni e caldaie.
Da che cosa è costituito nello specifico?
Il tipo crocidolite il più pericoloso, è ricco di ferro, mentre gli altri tipi di fibre, come il crostilo, sono più ricchi di Magnesio, Silicio e Calcio. Purtroppo le fibre di crisotilo sono raramente pure e contengono crocidolite in varia percentuale.
Quanto misurano le fibre di amianto?
Le fibre sono considerate tali quando sono più lunghe di 5 µm rapporto lunghezza / larghezza di almeno 3:1.
Le piccole dimensioni che cosa favoriscono?
L’inalazione profonda a livello polmonare.
Che cosa causano le fibre di amianto?
Patologie benigne: come asbestosi polmonare o placche calcifiche pleuriche ma, purtroppo, anche neoplastiche come tumore della pleura, mesotelioma, tumore polmonare, tumore laringe ed ovarico. È anche sospettato di avere un ruolo nell’insorgenza del tumore del colon. Inoltre potenzia fino a 40 volte l’effetto cancerogeno del fumo sull’apparato respiratorio.
In che modo si viene a contatto con queste fibre?
Per via inalatoria ed alimentare.
La quantità di fibre inalate agisce sul manifestarsi delle patologie, ovvero l’esposizione prolungata fa insorgere la malattia o anche il single shot può portare ad una patologia maligna?
Ci vuole esposizione cronica che causi la dose cumulativa critica per lo sviluppo della malattia. Seppur questa dose cumulativa abbia ampie variazioni interindividuali, poche fibre inalate in una circostanza non rappresentano un rischio di cancerogenesi.
La contaminazione con fibre di amianto ha una latenza lenta. Dopo quanto tempo si manifesta la malattia?
Da 20 a 50 anni dall’inizio dell’esposizione cronica.
Come sono i sintomi?
Molto aspecifici e, prevalentemente, respiratori (difficoltà a respirare) o, comunque, della parete toracica (dolore). Ma, appunto, sono sintomi talmente aspecifici che, nella stragrande maggioranza dei casi, si trovano associati a patologia di tutt’altra natura.
È una malattia legata al lavoro che si svolge?
Certo ma anche ad esposizione ambientale a fibre.
Quando si è scoperta la nocività dell’amianto?
Dal 1930 si è riconosciuta la capacità dell’amianto di causare “tumori”. Nel 1960 se ne è identificato il nesso causale con il mesotelioma.
Perché si è continuato ad utilizzarlo o perlomeno, per quale motivo non sono stati messi i lavoratori nelle condizioni di proteggersi adeguatamente?
Omissione colpevole di un atto dovuto. Ampia materia da dibattere nelle aule giudiziari come la cronaca conferma.
In Italia dove è presente l’amianto?
Purtroppo è assai diffuso in molti edifici privati e pubblici, compresi edifici scolastici ed ospedali.
Cosa stanno facendo i vertici del potere per bonificare certi luoghi?
Posso dire quello che dovrebbero fare. Identificare i siti da bonificare ed incentivare le bonifiche con sgravi fiscali ed altre facilitazioni economiche.
Cos’è il mesotelioma?
Il tumore primitivo della pleura.
Com’è la situazione attuale riguardante il mesotelioma?
Stiamo per avvicinarci al picco europeo di incidenza.
La ricerca ha fatto passi avanti riguardo la sua cura?
Alcuni ma non abbastanza. In particolare qualche risorsa in più per questa neoplasia ha indotto a lavorare su questa malattia gruppi che se non ne sono mai interessati e, di fatto, partono da zero. La scarsa conoscenza della malattia induce ad utilizzare meccanismi già noti in altre neoplasie ma che quasi mai si adattano al mesotelioma che ha meccanismi biologici peculiari. Non ci si può improvvisare esperti.
State recuperando terreno, rispetto alle neoplasie più diffuse?
No, purtroppo. Ed i motivi sono in gran parte quelli descritti precedentemente. Le risorse vanno concentrate non disperse.
Cosa può dirci riguardo questa malattia che sta facendo ancora tante vittime?
Posso dire che, nonostante la lentezza dovuta alla scarsezza dei fondi o ad un loro cattivo utilizzo, abbiamo le idee molto più chiare di qualche anno fa. Su questa base mi concedo un certo ragionevole e ragionato ottimismo.
Quali i trattamenti più importanti da lei utilizzati?
La nostra ricerca di base ha consentito la messa a punto della terapia al momento più efficace per questa malattia.
Che consiglio può dare alle persone che leggeranno la sua intervista?
Di stare attenti alle fake news e la pubblicità che taluni si fanno sul sul web su questa malattia. I conflitti di interesse (alias onorari) pagati dalle case farmaceutiche ai medici solo per somministrare farmaci non hanno nulla a che fare con la ricerca. Sono sperimentazioni definite “commerciali”. La ricerca vera si basa su trattamenti frutto della ricerca di base non su tentativi empirici per trovare nuove indicazioni a farmaci esistenti, I conflitti di interesse devono essere comunicati chiaramente. È un dovere nei confronti dei pazienti ed un principio etico ineludibile. Passo molto tempo della mia giornata a dimostrare quanto ingannevoli siano molte informazioni che i pazienti trovano in rete.
Attualmente in cosa è impegnato?
Abbiamo identificato due grosse sottopopolazioni di pazienti con diversa sensibilità a farmaci in base ai geni espressi sia dalle cellule tumorali che delle cellule infiammatorie nel tessuto tumorale. Ci crediamo molto, moltissimo ma non possiamo dire di più per non cadere nell’errore di comunicazione stigmatizzato precedentemente. Ora viene la parte difficile: usare a scopo terapeutico quanto identificato.
Vuole aggiungere altro?
Voglio ringraziare per tutti gli incoraggiamenti ricevuti. Speriamo di meritarli. Posso solo promettervi che faremo tutto il possibile per esserne degni. “In direzione ostinata e contraria” se necessario.
Sledet.com ringrazia per l’intervista il professor Luciano Mutti, e ad maiora!