Intervista al pilota Ermanno Marra


“L’ufficio che mi sono scelto può vantare di una bellissima vista e di sensazioni ineguagliabili”

Intervista di Desirè Sara Serventi

Una passione per il mondo del volo che nasce da bambino, e che cresce sempre di più col passare degli anni, per diventare infatti il suo lavoro. Stiamo parlando di lui Ermanno Marra, pilota presso una delle prime società cargo al mondo, ovvero la FedEx. Marra svolge il suo lavoro con grande competenza e dedizione mettendo in risalto la sua professionalità. Sledet.com ha raggiunto il pilota Ermanno Marra che ha parlato del suo percorso professionale, e di quello che ha significato, volare durante la pandemia.

Quando è nata la sua passione per il volo?
La mia passione per il volo è nata da bambino trascorrendo diverse domeniche con la mia famiglia a Pratica di Mare dove mio padre, oggi colonnello in pensione, prestava servizio presso il Reparto Sperimentale Volo dell’Aeronautica. Ed è stato durante queste visite che ho iniziato ad appassionarmi agli aerei specialmente quelli militari.

Poi cosa accadde?
Il mio intento era quello di diventare pilota militare, ma non avendo superato un paio di concorsi, decisi di andare negli Stati Uniti per conseguire i brevetti di pilota civile (privato e commerciale).

Per quale motivo scelse di andare in America?
Scelsi di andare in America perché, per le mie limitate risorse, i corsi di volo erano decisamente più economici che in Italia. Per questo motivo le mie esperienze lavorative precedenti all’attuale pilota civile sono state diverse e molteplici. Ho iniziato a lavorare ancora prima di diplomarmi come tecnico elettronico per molti anni, in seguito sono riuscito anche a stare dietro una scrivania (un concetto lavorativo a me lontano) per 16 anni come Acquisitore di materiale elettronico. Investendo costantemente anno dopo anno risparmiai per proseguire sia i corsi di volo negli States che in seguito per mantenere le certificazioni di volo acquisite.

Che ricordo ha di quel periodo?
Ricordo che un giorno mi recai dal proprietario della scuola di volo Aer Mistral in Texas e umiliatissimo, poiché non avevo soldi a sufficienza per onorare un pagamento, gli dissi che, se mi avesse dato una mano, sarei stato disponibile anche a lavare gli aeroplani o fare qualsiasi lavoro pur di prendere il brevetto.

Cosa le rispose?
Mi guardò e mi disse: tu sei un perito elettronico? Quando gli risposi di sì, mi chiese se potevo risolvere un problema che avevano con una radio di bordo. Che dire, da lì è incominciato il periodo più florido della mia vita, non solo sono rimasto negli Stati Uniti per alcuni anni, ma fra studi e corsi ho anche attrezzato e realizzato il nuovo hangar di manutenzione con i relativi uffici della suddetta società. Occupandomi a tempo pieno della manutenzione degli aeroplani, conseguendo i requisiti di “manutentore di aeroplani”.

Poi decise di rientrare in Italia?
Per esigenze familiari nel 2000 ritornai in Italia, dove venni assunto in una società paramilitare. Rimasi con loro per diversi anni, poi per motivi che non sto qui ad elencare, rassegnai le dimissioni e iniziai a inviare curriculum come pilota, anche perché nel frattempo avevo conseguito il brevetto di pilota di linea. Devo dire che non fu semplice trovare lavoro, comunque per farla breve, dopo alcuni brevi lavori di prestigio, come alcuni Ferry Flight, ovvero consegne a domicilio di aerei ATR72, mi assunsero nella fiorente flotta Italiana di CL415 “Canadair” gestiti dalla Società Inaer ex Sorem e fu per me una grande gioia, un tipo di attività “very demanding but cool” che ha lasciato una forte impronta nella mia anima. Con loro rimasi per qualche anno, poi siccome era un lavoro che mi impegnava solo per alcuni mesi, decisi di cercare qualcos’altro, e fu così che venni assunto come pilota dalla FedEx, che è una delle prime società cargo al mondo, e ad oggi continuo a lavorare per loro come pilota sui voli cargo, notturni. Parto alle 23:00 da Venezia per raggiungere Parigi per poi rientrare alle 06:00 del mattino successivo.

Cosa può dire su questa rotta?
Questa rotta è soggetta molto spesso a maltempo, soprattutto sulle Alpi. Va precisato che questo tipo di aereo non è molto veloce né tantomeno performante, specialmente per sovrastare le nuvole di cattivo tempo, quindi, le scelte che abbiamo noi piloti, in caso di condizioni avverse, sono quelle di girarci intorno o tornare indietro.

Per quale motivo vi sono queste limitazioni di velocità?
La tipologia di aeromobile è nata poco performante proprio per il segmento medio corto, cortissimo raggio del profilo di volo richiesto, per cui è limitato sia di struttura che di spinta dei motori.

Ci descrive il tipo di aereo da lei pilotato?
Nella flotta Fedex Feeders ho volato ciclicamente con gli ATR 42, 72 e 72/500.
Fortunata serie di velivoli turbo elica della Joint venture Italo Francese ATR “Aerei di Trasporto Regionale”

Cosa ha significato per lei volare durante la pandemia?
È stata una situazione diversa dal solito, quasi surreale, per intenderci: ogni tanto, durante il volo, chiamavo i controllori di volo per sincerarmi ci fosse qualcuno, tanto era il silenzio in radio e il vuoto di aereo in aria. Gli aeroporti deserti, i piazzali vuoti con spettrali aerei nastrati e sigillati. Nessun movimento sia di mezzi che di personale. Stessa cosa quando rientravo in macchina da Venezia, attraversavo un Paese immobile, silenzioso ed io quasi l’unica autovettura a circolare. È stata una sensazione stranissima.

Quali tratte fa per la precisione?
Le tratte che faccio solitamente sono Venezia Parigi e Venezia Milano.

Quale considera la più impegnativa?
Venezia Milano è una tratta cortissima, però va precisato che il volo corto è quello più impegnativo, perché una volta stabilizzati in crociera, neanche il tempo di distendersi un po’ che siamo praticamente pronti a iniziare le procedure per l’atterraggio.

Durante la pandemia come è stato accolto fuori dall’Italia?
Posso dire che durante l’esplosione di contagi in Lombardia e i successivi inesorabili lockdown, i voli dall’Italia verso lo scalo parigino sono stati progressivamente distanziati fino a non poter accedere nella sala relax dei piloti, alcuni non volevano neanche sedere nello stesso bus. La compagnia infine ha predisposto navette, alberghi e catering separati. Effettivamente si poteva avvertire da commenti e sguardi la sensazione di essere “untori” a causa di quello che stava accadendo. Poi quando il Covid ha fatto la sua comparsa nel resto dell’Europa ovviamente il discorso è cambiato.

Cosa le ha insegnato volare in questo periodo?
Mi ha insegnato che le cose possono effettivamente cambiare da un momento all’altro. Senza preavviso.

Cosa significa essere un pilota?
Significa avere una passione per un lavoro affascinante ma che richiede tantissimi sacrifici. L’ufficio che mi sono scelto, anche se talvolta monotono o stressante, può vantare di una bellissima vista e di sensazioni ancora ineguagliabili. Ne vale la pena svolgere questa professione.

Chi è Ermanno quando non veste i panni di pilota?
Sono un amante della natura, mi piace la montagna, il mare, mi piace cucinare, e in questo periodo devo dire che ho affinato le mie capacità in cucina.

Che consiglio può dare a un giovane che vorrebbe intraprendere la sua professione?
Se ti piacciono le giostre ed hai costanza nello studio e nello spingerti oltre, direi senza indugi sì.

Vuole aggiungere altro?
Si dice che vale il viaggio più della meta, una bella soddisfazione anche la meta.

Sledet.com ringrazia per l’intervista Ermanno Marra, e ad maiora!

 

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