“Le conseguenze del Global Warming sono soprattutto un estremizzazione del clima, e iI clima tende ad assumere con maggior facilità posizioni estreme: o piove in maniera violenta, o non piove; le piogge che avremmo definito normali stanno quasi diventando una rarità” spiega Giuliacci
Intervista di Desirè Sara Serventi
Ha alle spalle una laurea in Fisica presso l’Università degli Studi di Milano e poi ha conseguito il dottorato in Scienze della Terra alla facoltà Federico II di Napoli, il qualificato ed esperto meteorologo e climatologo italiano Andrea Giuliacci. Figlio del famoso e stimato Colonnello Mario Giuliacci, che ha trasmesso in lui l’amore e la passione per la Scienza: elementi che sono ben tangibili in lui quando ci si confronta in una conversazione su questo tema. Dal 1997 lavora come meteorologo nel Centro Epson Meteo e dal 2007 si occupa di insegnamento, infatti tiene il corso di Fisica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Ha un curriculum lavorativo e una preparazione sul campo eccezionale, ma nonostante questo ha un modo di relazionarsi con gli altri esemplare, riuscendo a trattare un tema, tutt’altro che semplice, con parole chiare e comprensibili a tutti, senza necessariamente dover usare un linguaggio da cattedra per dimostrare la propria conoscenza in materia. E’ dal 2002 che Giuliacci cura le previsioni del tempo sui telegiornali delle reti Mediaset, quindi Tg5, Tg4, Studio Aperto e Tgcom; inoltre lo si può ascoltare anche con dei bollettini meteo radiofonici, come su Rtl o Radio Monte Carlo. Andrea Giuliacci è anche autore di diversi libri sulla meteorologia e climatologia e coautore di svariati articoli accademici che sono stati pubblicati su importanti e prestigiose riviste scientifiche internazionali, tra cui “The Open Atmospheric Science Journal” e “Applied Climatology”. Giuliacci ha risposto al microfono di Sledet.com con un alto livello di professionalità, accompagnato da quel tocco di simpatia e cordialità che fanno di lui il meteorologo che così tanto piace al pubblico italiano.
Quando è nata la sua passione per la meteorologia?
Spesso molte persone mi dicono “certo tu con tuo padre che faceva questo mestiere, in casa avrai respirato meteorologia fin da piccolo”, ma in realtà devo dire che io tutto pensavo di fare da piccolo, fuorché il meteorologo.
Sta forse dicendo che il Colonnello Mario Giuliacci non gli ha trasmesso questa passione?
Quello che mio padre mi ha sicuramente trasmesso è la passione per la scienza, quindi, non ho avuto dubbi nello scegliere la facoltà di fisica, che da sempre mi piaceva.
Poi come è arrivato a fare il meteorologo?
Una volta arrivato a fisica, a un certo punto mi sono detto: ma c’è pure il corso di fisica dell’atmosfera! Beh seguiamo questo corso, almeno forse così capisco perché mio padre è così appassionato a questa materia.
Ha capito il motivo?
E lì in effetti ho scoperto una materia estremamente affascinante, bellissima, mi sono appassionato, e poi avevo la fortuna di poter fare l’esperienza sul campo.
Cioè?
Nel senso che mio padre stava mettendo su il Centro Epson Meteo, e aveva bisogno di giovani universitari disposti a fare qualche turno, e quindi ho provato anche l’esperienza sul campo, mi è piaciuta tantissimo, e a questo punto è stato naturale seguire questo percorso, però, è maturato relativamente tardi perché io ho scoperto questa passione non in tenera età ma successivamente.
Lei si è laureato in Fisica a Milano, e svolge l’attività di meteorologo presso il Centro Epson di Milano, qual è la difficoltà maggiore che ha incontrato all’inizio?
Se si parla del lavoro in se devo dire che all’inizio magari c’era un po’ di scetticismo nei miei confronti, nel senso che è chiaro che le prime volte a cui sono andato a delle conferenze, dei convegni o quant’altro, il mio cognome in realtà non è che fosse un vantaggio. Ma se si parla dell’attività lavorativa devo dire che il lato scientifico, previsionale, cioè capire le mappe, fare la previsione del tempo, quello in realtà è stato un percorso naturale, perché è un mestiere dove conta tanto l’esperienza, quindi uno migliora col passare degli anni, perché capisce meglio le situazioni, capisce meglio come funziona l’atmosfera. All’inizio le difficoltà maggiori erano in particolare quando ho incominciato ad occuparmi dei media, quindi nel portare la previsione in televisione, piuttosto che nelle radio.
Per quale motivo?
Perché era un rapporto proprio con i media, quindi con il lato della comunicazione. Io avevo una formazione prettamente scientifica e nessuno mi aveva mai formato nel campo della comunicazione e quindi, lì ho dovuto un attimo cercare la mia strada. Adesso che lo faccio da anni mi sembra naturalissimo, però se torno indietro con la mente all’inizio, non era così semplice.
Suo padre quale consiglio gli ha dato quando ha saputo che voleva intraprendere questo professione?
Lui sull’aspetto meteorologico mi ha detto di studiare e di tenermi sempre aggiornato, applicando quello che avevo studiato.
E dal lato della comunicazione cosa ha detto?
Dal lato della comunicazione mi ha detto di essere naturale per risultare credibile, perché è quello che fa rendere bene questo lavoro.
Di che tipo di tecnologia si avvale attualmente nel suo lavoro?
Faccio una premessa. La meteorologia negli ultimi decenni è migliorata tantissimo come prestazioni, quindi, come capacità di prevedere il tempo. Ma ci è riuscita soprattutto perché ha fatto enormi progressi l’informatica in quanto oggigiorno il meteorologo per prevedere il tempo si affida fondamentalmente ai modelli fisico-matematici.
Potrebbe spiegare che cosa sono i modelli fisico-matematici?
Sono dei complessi software che contengono al loro interno tutte le equazioni che descrivono la fisica dell’atmosfera e praticamente, tramite questi modelli, questi software, utilizzando dei computer molto potenti, si simula il comportamento dell’atmosfera. Quindi, dicendo al computer qual è il tempo che fa, il computer simula l’evoluzione dell’atmosfera, e fa vedere come varieranno temperatura, umidità, pressione. Dopo, il meteorologo prende tutte queste informazioni e stabilisce come varierà la temperatura, l’umidità e così via, e quindi potrà dire come cambierà il tempo.
Da quanto ha detto si evince che è importante il tipo di computer che viene usato?
Più sono potenti i computer maggiore è il numero di calcoli che si possono fare, e più sono accurate le proiezioni. Questo spiega perché Bernacca non potesse fare delle previsioni per più di tre, quattro giorni, perché appunto non aveva un computer per farlo.
Oggi la situazione è cambiata?
Oggigiorno noi abbiamo dei mezzi molto più potenti rispetto a quelli di trenta anni fa, quindi, le previsioni del tempo sono migliorate e di molto, anche se poi non bisogna dimenticare che c’è un limite teorico.
Che cosa intende dire?
Vuol dire che anche in un futuro lontano con dei computer potenti, e con una conoscenza dell’atmosfera assai più accurata, perché non dobbiamo dimenticare che, ancora adesso noi conosciamo molto dell’atmosfera ma non tutto, perché ogni giorno si scopre qualcosa di nuovo di essa. Quindi, anche con una rete di osservazione molto più accurata, magari anche con una stazione meteo ogni dieci metri di territorio, quindi, qualcosa di impensabile e di utopistico, anche con tutte queste migliorie, comunque una previsione meteorologica del tempo non si potrà mai spingere oltre i dieci giorni, due settimane al massimo.
Per quale motivo?
Il motivo è ben descritto dal paradosso dell’effetto farfalla, che dice che: il battito delle ali di una farfalla, oggi qui a Milano è in grado di innescare tutta una serie di eventi, tale da scatenare tra due settimane un ciclone tropicale nel pacifico.
Perché?
Perché magari il battito delle ali di una farfalla smuove un piccolo mulinello d’aria che fa si che una bolla d’aria più calda, che era lì appoggiata al terreno, riesca a sollevarsi, e questa bolla d’aria si solleva e dopo due ore forma un temporale, e quindi si innesca tutta una serie di eventi che porta a cambiare per sempre le condizioni atmosferiche. Questo fa capire che, qualunque cosa si possa fare, non potremo comunque mai sapere cosa faranno da qui a cinque minuti tutte le farfalle di Milano, ed è per questo che non si potrà mai prevedere il tempo oltre i dieci giorni o due settimane al massimo.
Non si può sapere che tempo farà oltre le due settimane, però si può stabilire come sarà la stagione che seguirà. Come è possibile?
Perché è inversa la filosofia. Intanto, quando io prevedo il tempo voglio sapere esattamente dove passerà la perturbazione e quando passerà quella perturbazione. Quando si prevede, e noi non le chiamiamo neanche più previsioni, ma proiezioni sulle condizioni climatiche medie di una stagione, io non voglio sapere esattamente quando passerà ogni singola perturbazione e quante saranno, ma voglio sapere se quando passeranno saranno più o meno del normale, e se queste perturbazioni tenderanno a passare più al nord o più al sud. Quindi, io non potrò mai dire a maggio che tempo farà a ferragosto, però magari potrò spingermi a dire che, il mese di agosto sarà più o meno piovoso.
Perché?
Perché il numero di perturbazioni che passano e la traiettoria che seguono preferenzialmente, sono dettati da alcuni macro fattori all’interno del sistema climatico. Per capire, un atlantico più caldo si sa che tende a produrre più o meno perturbazioni. Una maggior copertura nevosa alle alte latitudini già in autunno, si sa che tende a produrre una maggior quantità di masse di aria gelida e quindi, inverni più freddi, e allora si vanno a guardare appunto quelli che si chiamano indici climatici.
Quindi si parla di una previsione del tempo?
Attenzione non è più una previsione del tempo, è una previsione climatica. Cioè, io non vado più a prevedere esattamente cosa succederà in dato giorno a Milano, ma vado a dire che a Milano quella stagione sarà più o meno piovosa del normale. E’ per questo motivo che non si parla più di tempo, ma di clima.
I termometri di tutto il mondo hanno registrato un surriscaldamento del pianeta conosciuto ai più, come fenomeno del “Global Warming”. Quali sono i rischi?
Il rischio fondamentalmente non è solo quello di stagioni mediamente più calde, perché uno potrebbe dire, meglio per l’inverno perché soffriamo meno il freddo. Ma in estate soffriamo di più il caldo, nel senso che le stagioni estive stanno diventando mediamente più calde e sempre più spesso ci capitano stagioni estive eccezionalmente più calde. Tra l’altro questo comporta dei rischi per la salute, nel senso che aumenta il rischio di morti premature sopratutto nelle categorie a rischio.
Cosa vuol dire che l’atmosfera è più calda?
Dire che l’atmosfera è più calda, significa che nell’atmosfera c’è anche una maggiore quantità di calore, e si sa che tutti i fenomeni atmosferici si nutrono del calore presente in atmosfera.
Qual è l’energia che alimenta i fenomeni atmosferici?
È il calore presente in atmosfera, ecco perché i temporali stanno diventando mediamente più violenti, quindi, aumenta la frequenza dei nubifragi, la frequenza delle grandinate, e anche delle violente grandinate, perché i temporali trovano nell’atmosfera una maggior quantità di carburante, e quindi riescono ad alimentare con maggiore efficacia tutti i fenomeni tipici dei temporali, e non solo vale per i temporali, ma anche per le piogge.
E’ cambiata la quantità di pioggia che cade sulla terra?
Ci sono molti studi che dimostrano come in Italia, in particolare sono studi del Cnr che ha preso in esame quelle stazioni che hanno una serie storica molto lunga dal 1880 in poi, hanno dimostrato che in Italia negli ultimi centotrenta anni perché lo studio copriva dal 1880 al 2010, la quantità di pioggia che cade mediamente in un anno più o meno è rimasta quella, con dei cicli, con dei periodi in cui ha piovuto di meno o di più. Però se andiamo a vedere il tempo nel lungo periodo, in centotrenta anni più o meno cade dal cielo la stessa quantità d’acqua.
Quindi cosa è cambiato?
Son cambiate in modo importante le abitudini della pioggia, nel senso che durante lo stesso periodo è diminuito di circa il 12% il numero dei giorni piovosi.
Cosa vuol dire?
Che cade sempre la stessa quantità d’acqua, ma concentrata in un minor numero di giorni, e quindi quando arriva l’acqua arriva in maniera più violenta, tutta concentrata. Ecco perché aumenta il numero dei nubifragi, e tra l’altro vuol dire, che anche i periodi asciutti tendono a diventare più lunghi e più severi. Quindi, siamo passati da un clima in cui anche se pioveva c’erano poi dei periodi asciutti ma nulla di particolarmente estremo mediamente, a una fase, che è quella che stiamo vivendo in cui l’acqua quando arriva, arriva in maniera violenta. Poi magari passa un periodo siccitoso estremamente severo, in cui non cade una goccia d’acqua per due tre mesi di fila.
Quali sono le conseguenze del Global Warming?
Soprattutto un estremizzazione del clima. Il clima tende ad assumere come maggior facilità posizioni estreme, o piove in maniera violenta, o non piove. Le piogge, quelle che avremmo definito normali, stanno diventando quasi una rarità.
Anche gli oceani si stanno riscaldando sempre di più?
Esatto anche gli oceani, i mari, e tra l’altro anche il Mediterraneo.
Il fatto che il Mediterraneo è più caldo di un tempo, perché rappresenta un rischio per l’Italia?
Perché le perturbazioni che a inizio autunno cominciano ad attraversare con frequenza il mediterraneo trovano delle acque più calde, e quando l’acqua del mare è più calda, riesce a fornire all’atmosfera maggiori quantità di calore, di carburante e di umidità, quell’umidità che poi, le perturbazioni trasformano in nuvole e in piogge. Ecco perché la stagione autunnale, e soprattutto la prima parte dell’autunno, è diventata una stagione a forte rischio di nubifragi e alluvioni. Tanto è vero che circa la metà degli episodi alluvionali o di violenti nubifragi in Italia si verifica durante la stagione autunnale.
Sta forse asserendo che è più a rischio la stagione autunnale, rispetto a quella invernale?
La stagione autunnale è la stagione maggiormente a rischio, paradossalmente la stagione meno a rischio è l’inverno. Uno pensa che l’inverno è una brutta stagione. E’ vero che è la stagione che porta il freddo, la neve, a volte porta il vento forte, però nell’atmosfera c’è una minor quantità di energia e quindi, è la stagione dove si osserva il minor numero di temporali. Fino a venti, trenta anni fa non se ne osservavano proprio in inverno, ora un po’ si è scaldata l’atmosfera e qualche temporale capita in inverno soprattutto al sud e nelle isole, però sono meno numerosi rispetto ad altre stagioni, e quindi anche le piogge più violente sono meno numerose. Il mediterraneo oramai è freddo in inverno, e quindi anche gli episodi alluvionali classici, ovvero lunghi periodi con piogge insistenti sono decisamente più rari, perché il mare fornisce meno umidità a queste perturbazioni che arrivano. La stagione a minor rischio di episodi alluvionali o nubifragi è proprio l’inverno.
E’ vero che l’Europa è uno dei continenti che ha subito i più importanti cambiamenti climatici?
Assolutamente sì.
Per quale motivo?
Perché son soprattutto le medie e alte latitudini dell’emisfero nord quelle che si sono scaldate maggiormente, quindi, tutta la circolazione atmosferica nell’emisfero nord, soprattutto le medie latitudini, ha subito importanti modifiche, e in particolare la zona che si è riscaldata di più è la regione Artica. Questo spiega anche la grande rapidità con cui si sta sciogliendo la Calotta Polare Artica. Ma in ogni caso l’Europa, come anche il Nord America è tra le regioni al mondo che è a rischio di maggiori cambiamenti, in particolare per quello che riguarda le temperature medie, con inverni relativamente più miti ed estati decisamente più torbide. Quindi, è tutta l’Europa che sta subendo questa estremizzazione del clima.
Ma siamo in buona compagnia con il Nord America?
Diciamo che siamo per così dire in buona compagnia, perché anche nel Nord America se ne sono resi conto. Il Nord America è il continente maggiormente interessato dal fenomeni dei tornado, che sono delle violentissime trombe d’aria. Nell’arco di mezzo secolo negli Stati Uniti, e sto parlando di una fetta del Nord America che è quella che viene maggiormente monitorata, sono passati da circa trecento, quattrocento tornado all’anno del dopoguerra, ai mille, milleduecento dei primi anni 2000, cioè, più che raddoppiato il numero. È vero che questo aumento notevole nel numero dei tornado è anche dettato dal fatto, che nel dopoguerra contavano solo i tornado che osservavano visivamente, quindi, se un tornado passava in una zona desertica degli Stati Uniti nessuno lo vedeva, nessuno lo contava, mentre oggi si contano tutti tramite i radar. Però non c’è dubbio che comunque una bella fetta di questo momento sia dovuta proprio al cambiamento climatico.
Perché?
Perché anche nel Nord America stanno facendo i conti con questa estremizzazione del clima, quindi i fenomeni tendono a diventare più estremi.
Lei ha alle spalle diverse pubblicazioni. Tra tutte quelle realizzate a qual è più legato?
Il libro a cui sono più legato sicuramente è il primo che ho scritto, ovvero “I protagonisti del clima”.
Per quale motivo?
Perché è stata la prima esperienza e gli ho dedicato davvero tanto tempo, però, è stato anche un percorso formativo per me, perché ha significato andare veramente a ricercare informazioni particolari e studiare maggiormente certi fenomeni, e poi, c’è l’emozione nel vederlo pubblicato.
Dal 2007 è professore di Fisica dell’Atmosfera presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca?
Dal 2007 al 2013 sono stato professore per il Modulo dell’Esercitazioni dell’Atmosfera, e dal 2013 sono titolare del corso.
Qual è la prima cosa che dice ai suoi studenti?
La prima cosa che dico ai miei studenti è che stanno per approcciarsi ad una materia estremamente affascinante, e poi che come vedranno durante il corso, l’atmosfera è un sistema complesso si dice “caotico” in termini scientifici, perché veramente basta spostare un mattoncino per cambiare tutto, anche se poi, le leggi della fisica dell’atmosfera spiegano gran parte di ciò che avviene nell’atmosfera.
Cosa si intende per meteorologia?
La meteorologia è quella materia che si occupa di studiare il tempo, i fenomeni atmosferici, quindi, tutti i fenomeni atmosferici e fondamentalmente il tempo.
Cosa vuol dire “il tempo”?
Sono le condizioni atmosferiche in un determinato punto e in un determinato momento, quindi, quello è il tempo. Il clima è la media delle condizioni atmosferiche in un determinato punto, lungo tutto un arco temporale. Quindi, la meteorologia fondamentalmente è quella disciplina che studia i fenomeni atmosferici, e come funziona l’atmosfera.
Cosa si intende per climatologia?
La climatologia, invece, è quella disciplina che studia le condizioni atmosferiche medie di una determinata regione. Quindi, in realtà la meteorologia è una branchia della fisica dell’atmosfera, ed è quella che si occupa di applicare fondamentalmente le leggi della fisica nell’atmosfera. La climatologia è più una disciplina empirica, nel senso che va a studiare soprattutto le condizioni medie del tempo. Diciamo che meteorologia e climatologia sono strettamente legate, e si allacciano fra di loro queste due materie.
Spesso qualcuno asserisce di soffrire di meteoropatia, scientificamente è possibile?
Assolutamente sì, anzi mio padre scherzando dice sempre che il buon meteorologo dovrebbe avrebbe uno o due fratturine sparse per il corpo, che danno il segno del tempo che cambia.
Come è possibile?
Il nostro corpo sente l’ambiente circostante, e reagisce agli stimoli dell’ambiente circostante. Non dimentichiamo che noi siamo circondati dall’atmosfera, quindi, variazioni dell’atmosfera implicano variazioni anche nelle sensazioni del nostro organismo. Non è un caso che soprattutto chi soffre di dolori reumatici avverte il cambiamento del tempo, perché prima dell’arrivo delle piogge, pressione e umidità cambiano nell’atmosfera e allora se cambia la pressione, cambia anche il modo in cui circolano i fluidi all’interno delle articolazioni. Stessa cosa se cambia l’umidità, perché se i tessuti diventano più umidi, si caricano di maggiore umidità e tendono a dilatarsi, insomma, sono tutti fattori che magari comprimono di più o comprimono di meno le innervazioni. E allora la dove le innervazioni sono infiammate, è chiaro che se le comprimo di più avverto maggior dolore, se le comprimo di meno scarico un po’ il dolore. Per questo le condizioni atmosferiche fanno si che uno soffra di più o di meno a livello delle articolazioni.
Ci sono tante relazioni tra i fattori atmosferici e le reazioni dell’organismo?
Sì vi è il mal di testa associato all’arrivo dei temporali. I temporali sono accompagnati dai fulmini che, quindi, tendono a cambiare la carica elettrica all’interno dell’atmosfera, e questo può interferire con gli impulsi elettrici a livello cerebrale, quindi, nei soggetti più sensibili può innescare stati d’ansia, inquietudine o veri e propri mal di testa. Ancora, ci sono dei recenti studi che dimostrano come nei posti con maggiore inquinamento atmosferico aumenta la frequenza dei parti prematuri, aumenta l’incidenza dei ricoveri per appendicite, si potrebbe scrivere un libro su questo.
Il Colonnello Mario Giuliacci, infatti, insieme a Paolo Corazzon e a sua sorella, Emanuela Giuliacci ha scritto il libro “Dottore mi fa male il tempo”. Che parla proprio di questo?
Esatto.
Quali sono a suo avviso, le prospettive a livello globale?
Le proiezioni più credibili ci fanno pensare che, a livello globale le temperature medie continueranno a salire, e questo vuol dire che a livello planetario ci attendono molto probabilmente inverni sempre più miti.
Perché dice “molto probabilmente”?
Dico molto probabilmente perché in questo campo non abbiamo la certezza assoluta, anche se queste sono le proiezioni più credibili. Inverni via via più miti, estati più torride e una maggiore estremizzazione del clima, quindi, fenomeni atmosferici sempre più estremi, e questo significa nella maggior parte dei casi, fenomeni atmosferici più violenti. Queste sono le proiezioni più credibili, che sono tutt’altro che rassicuranti.
L’impatto che sta avendo l’uomo sulla natura a suo parere sta interferendo sul clima?
Molto probabilmente sì.
Per quale motivo?
Perché il clima sta cambiando sia per fattori naturali sia quasi sicuramente, e dico quasi sicuramente perché la certezza assoluta non possiamo averla, anche se io sono convinto che per un 99% riguarda l’attività dell’uomo.
Potrebbe essere più preciso?
Nel senso che attraverso le nostre attività industriali, agricoltura e quant’altro, produciamo dei gas, e alcuni di questi gas, sono gas a effetto serra. Questo significa che trattengono in parte il calore emesso dalla superficie terrestre, e questo surplus di calore fa si che le temperature medie planetarie aumentino, poi chiaro, non c’è solo l’uomo ci sono anche dei fattori naturali, però contribuiamo anche noi. E attenzione che quando si dice che forse l’uomo contribuisce solo in minima parte il problema rimane, perché anche solo il 5% di surplus di calore in atmosfera potrebbe fare la differenza tra un temporale normale e un temporale violento. Quindi non importa quanto è il contributo, il fatto è, che questo contributo c’è. Poi è chiaro che questo non vuol dire che dobbiamo smettere di consumare energia dall’oggi al domani, l’energia è progresso, dobbiamo però cercare di non sprecarla, consumarne solo ciò che è necessario. Perché più ne consumiamo e più alteriamo il clima e quindi meno la sprechiamo, meglio è.
Ci vuole anticipare che tempo farà nella stagione autunnale e invernale?
È difficile dirlo. Dovrebbe essere comunque un autunno relativamente mite, quindi, non particolarmente freddo, piovoso, probabilmente nella norma, nel senso in cui si alterneranno fasi piovose, tra l’altro un po’ più al sud. Ciò che si scosterà maggiormente dalla norma è la temperatura. Questo non vuol dire che mancheranno periodi freddi, ci sarà qualche periodo freddo, però mediamente nel suo complesso sarà molto probabilmente un inverno relativamente mite.
Attualmente dove possiamo vedere il suo meteo?
Fondamentalmente sulle reti Mediaset, quindi, Tg5, Tg4, Studio Aperto, Tgcom24, e mi si può ascoltare con dei bollettini meteo su Rtl, Radio Monte Carlo per citarne alcune.
Progetti?
Devo dire che ho una mezza idea su un altro paio di libri un po’ più divulgativi, nel senso che mi ha sempre appassionato il rapporto tra meteo e storia piuttosto che tra meteo e società inteso come arte, comportamenti sociali e così via, e poi riprendere un po’ anche la ricerca come studio a livello scientifico di alcuni aspetti del clima e della meteorologia.
Vuol dare un consiglio ai lettori di Sledet.com?
Il consiglio è intanto chiaramente di seguire sempre le previsioni del tempo, perché è chiaro che è quello che direbbe qualsiasi meteorologo. Poi consiglio se c’è la possibilità, di avvicinarsi a questa disciplina perché è una di quelle poche discipline scientifiche realmente alla portata di tutti. Può sembrare difficile, ma in realtà è molto intuitiva in tanti suoi aspetti, e soprattutto è una di quelle poche discipline scientifiche di cui si possono trovare gli strumenti per applicarla tranquillamente free online, perché la maggior parte delle mappe meteo di base sono disponibili gratis online e perché per praticarla, si deve semplicemente guardare fuori dalla finestra per vedere se ha previsto bene o male. E’ una disciplina in cui veramente ci si può appassionare senza dover spendere un patrimonio in strumenti.
Sledet.com ringrazia per l’intervista il meteorologo e climatologo, Andrea Giuliacci.