“Lloyd non risolve i problemi, ne pone di nuovi per far risolvere quelli vecchi”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Versi eleganti e travolgenti quelli scritti da Simone Tempia in Vita con Lloyd, il quale con carisma e forte versatilità artistica riesce a raccontare temi diversi utilizzando delle metafore fini e allo stesso tempo molto dirette. In Vita con Lloyd Simone Tempia, autore e ideatore della pagina nonché autore dei libri “Vita con Lloyd” e “In viaggio con Lloyd”, ha raggiunto l’apice della sua creatività narrativa riuscendo con assoluta semplicità e con un linguaggio all’insegna dell’eleganza e dell’educazione a coinvolgere e dilettare i lettori. I versi sono talmente significativi che chi legge si trova immerso in un ambiente scevro dalla noia e dalla banalità. Quando l’arte della scrittura è presente in scrittori del calibro di Simone Tempia, il risultato non può che essere un capolavoro.
Quando nasce la sua passione per il mondo della scrittura?
E’ una passione che ho sempre avuto, passione che si è poi trasformata in una professione. Dopo la laurea ho lavorato come redattore factotum per la redazione online di Vogue Italia, sono stato critico musicale per il cartaceo di Vogue, ho scritto per diverse testate, quindi diciamo che ho sempre lavorato nel mondo della scrittura.
Lei ha creato la famosa pagina Facebook dal nome Vita con Lloyd. Quando ha deciso di aprire la pagina?
L’idea di Vita con Lloyd, nasce per caso. Non c’è stata una pianificazione, una decisione a monte o un pensare a un personaggio, è tutto comparso a caso una mattina in cui ho scritto un dialogo tra me e un maggiordomo immaginario. Quindi non esiste un’idea, esiste un’intuizione. Vita con Lloyd di fatto è la storia di un’intuizione felice.
Come mai sceglie di dialogare con un maggiordomo?
Beh, il maggiordomo perché ne ho sempre voluto uno e visto che non posso permettermelo vero, ho dovuto inventarmelo.
Lloyd è un maggiordomo un po’ spietato?
E’ spietatissimo, ma d’altro canto è il suo mestiere.
Che cosa intende dire?
Un buon maggiordomo deve saper dire le cose come stanno. Il maggiordomo non è un servo, un maggiordomo è una figura che dirige, è un direttore. Essendo un direttore deve avere la personalità per saper dirigere e anche per saper dire di no. Il suo ruolo è perfettamente rispecchiato, lui è delegato al benessere della casa, non al benessere di una persona, se no non sarebbe un maggiordomo, sarebbe una balia.
In Vita con Lloyd si parla di tutto?
Si parla di tutto, ma ho cercato di evitare il più possibile di parlare del tema del giorno. Di opinionisti improvvisati ce ne sono davvero tanti online, e io non volevo creare qualcosa che fosse l’ennesimo commento all’evento di cui tutti stanno discutendo.
Quindi?
Parlo solo delle cose che, secondo me, valgono la pena di scomodare anche una voce come quella di Lloyd, che non è la mia. Quindi si parla di ciò che per me è importante, come la parità di genere, i diritti delle donne, la lotta alle discriminazioni, per citarne alcune. Questi sono i temi su cui e con cui mi confronto con questo maggiordomo immaginario.
Il linguaggio da lei usato in Vita con Lloyd è molto ricercato. E’ corretto?
Più che ricercato direi un linguaggio ben educato. Io nella mia carriera ho scritto tanto, eppure quando ho iniziato con Vita con Lloyd mi sono imposto di scrivere qualcosa che avrei potuto far leggere tanto a mia nonna quanto a un eventuale mio figlio. Volevo fare qualcosa che fosse più universale possibile e di cui non mi sarei dovuto vergognare agli occhi di nessuno e in effetti, non credo di aver perso chissà che cosa per la strada scrivendo in questo modo, né di non aver abbastanza parole a disposizione per raccontare il mondo che voglio raccontare.
Chi c’è dietro Lloyd?
Dietro Lloyd c’è un mondo, un mondo composto da persone che hanno popolato la mia vita.
Dalla sua risposta si evince che Lloyd non è una voce singola. E’ esatto?
Lloyd non è una voce singola ma è un coro polifonico di persone che ho avuto l’onore di incontrare e proprio perché è polifonica non si può definire. Questo è il problema per cui non riesco a definirlo come personaggio.
Lei segue i consigli di Lloyd?
Non seguo quasi mai i consigli di Lloyd se no, non avrei bisogno di parlare con lui. La gente pensa che questi dialoghi nascano da delle domande che io mi pongo, per cui pensano che nascono dal bisogno di trovare delle risposte. Non è quasi mai così. Solitamente io mi trovo in un bivio, faccio una scelta, se la scelta è sbagliata ne pago le conseguenze, dopo di che mi chiedo: ma perché ho fatto quella scelta? E allora con questo maggiordomo analizzo quello che è successo.
Sir ha piena fiducia in Lloyd?
Sì ma fino a un certo punto, perché lui non dice mai cosa fare. Usa delle domande in forma di affermazione, ma sono domande. Essendo domande, uno può anche dire va bene, ma tanto la risposta non c’è. Non può nascere un dibattito su una domanda. Lloyd non risolve i problemi, ne pone di nuovi per far risolvere quelli vecchi.
Questo lei lo fa con consapevolezza?
No non c’è una tecnica, non è che io ho una consapevolezza nel modo in cui imposto le cose, semplicemente questo personaggio è nato così e alla fine di ogni dialogo, anche quelli che sembrano più risolutori, arrivo e mi accorgo che questo maggiordomo non dice mai cosa fare ma dice sempre: beh potremo chiederci il perché di questa cosa, in questo modo. E’ anche il motivo per cui Lloyd, secondo me è tanto ben voluto, perché non impone niente.
Vita con Lloyd nasce come progetto editoriale?
Vita con Lloyd nasce come progetto editoriale, quindi come idea di libro pubblicata su Facebook, ovvero è un libro pubblicato in un modo diverso. Dal primo all’ultimo dialogo tutto è curato nei minimi dettagli come se ci fosse dietro una piccola casa editrice. Io sono accompagnato da alcune persone, tre per lo specifico, che selezionano i miei dialoghi. Io scrivo molto di più di quello che pubblico. Ogni anno la pagina mi richiedeva e mi richiede tanto sforzo, perché io pubblico costantemente degli inediti. I primi giorni erano cinque inediti a settimana, adesso sono tre inediti a settimana più una vignetta, più una pagina del libro, quindi è uno sforzo editoriale costante.
Dopo la pagina Facebook lei ha scritto il primo libro su Vita con Lloyd?
Esatto. Il libro infatti è stato pubblicato dalla casa editrice Rizzardi Lizard. Questo primo libro era una raccolta dei dialoghi di Vita con Lloyd con tanti inediti.
Poi è arrivato il romanzo?
Sì poi è arrivato il romanzo, un romanzo epistolare sempre pubblicato dalla casa editrice Rizzardi Lizard, dove c’è sempre Lloyd, c’è sempre Sir, però non sono più solo dei dialoghi ma c’è una vera e propria storia.
Come potrebbe descrivere il romanzo?
E’ un romanzo di avventura, epistolare e di formazione, tutte e tre insieme.
Cosa le ha insegnato Lloyd?
Che tutto è possibile!
Chi è Simone quando non veste i panni di scrittore?
E’ un marito felice di una moglie straordinaria e sono uno a cui piace cucinare. Sono una persona che penso scrivendo e scrivo pensando, e stesso discorso per quanto riguarda la vita: vivo scrivendo e scrivendo vivo. Però diciamo che ho dei lunghi baffi, dei baffi importanti. Possiamo dire che quando Simone non è uno scrittore è una persona con i baffi.
Che consiglio vuol dare ai giovani che vorrebbero intraprendere la sua professione?
Il consiglio che posso dare a un giovane scrittore che vuole tentare questa via è sicuramente: no libri, no grandi romanzi, no alla ricerca del grande romanzo, ma iniziare a lavorare sul piccolo, iniziare con le riviste letterarie italiane, che in Italia ce ne sono tante, quindi iniziare a mandare dei racconti a queste riviste.
Attualmente in cosa è impegnato?
Nei miei due lavori: quello per Vogue.it e quello come consulente. Poi sono impegnato con la pagina Facebook di Vita con Lloyd.
Progetti?
Ho un nuovo progetto editoriale di cui non posso ancora parlare.
Sledet.com ringrazia per l’intervista Simone Tempia, e ad maiora!