“Si nomina sempre Luca Marinelli per questo film, però mi piacerebbe che fosse riconosciuto anche il lavoro di tutti gli altri”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Ha curato con successo la regia del film “Fabrizio De André. Principe Libero” il regista Luca Facchini, realizzando un prodotto di grande qualità e riscuotendo un notevole successo. Come ha più volte ribadito il regista, interessato sin dall’inizio a realizzare il film nel migliore dei modi possibili, il cast è stato scelto non per i nomi ma in base al talento e alla naturalezza recitativa. Durante le riprese inoltre ogni scena è stata curata nei minimi particolari, portando così sullo schermo una narrazione e un’ambientazione verosimilmente credibile, all’altezza degli alti standard cui si è soliti vedere nei film realizzati da Facchini.
Quando è nata la sua passione per il mondo della regia?
La passione è nata dopo aver letto il libro di Truffaut che si chiama “Autoritratto”, che è un libro epistolare da lui scritto per i suoi produttori, agenti, traduttori, distributori e attori, nel quale svelava il retro di un mondo sconosciuto ad uno come me, abituato solamente a vedere i film senza immaginare tutto il mondo che si celava dietro.
Lei ha curato la regia del film “Fabrizio De André. Principe libero”. Quando è nato il progetto?
Il progetto è nato otto anni fa. C’è voluto molto tempo per scrivere la sceneggiatura, rivederla, riscriverla, studiare e trovare l’attore giusto. Tante volte a Dori Ghezzi è stato chiesto di fare un lavoro su Fabrizio, ma lei ha sempre rifiutato. Poi quando è stato proposto a me ha accettato, sia perché siamo amici, sia perché conosce il mio modo di lavorare.
Quando ha deciso che Luca Marinelli, avrebbe vestito i panni di Fabrizio De André?
Quando nel 2012 ho visto Luca Marinelli nel film di Virzì “Tutti i santi gorni”, è lì che ho capito che c’era un Fabrizio possibile.
Cosa può dire sull’interpretazione di Luca Marinelli?
Nel rappresentare De André Luca ha fatto un passo in più, perché non è solo recitazione: lui è riuscito a trovare il De André che aveva dentro, e questo era quello di cui parlavamo quando preparavamo il film.
Su quali basi è stato scelto il cast?
Cercavo attori che avessero carisma e che potessero portarsi sulle spalle dei personaggi molto noti come: Tenco, Villaggio, Fabrizio stesso. Posso dire che abbiamo usato un cast di altissimo livello senza usare, a parte Luca, dei nomi altisonanti. Abbiamo cercato il talento, sembra retorica ma non lo è. Si nomina sempre Luca Marinelli per questo film, però mi piacerebbe che fosse riconosciuto anche il lavoro di tutti gli altri, i quali sono stati eccezionali.
Dalla sceneggiatura scritta all’azione cosa cambia?
Beh cambia tutto. Quello che uno ha sulla carta è solo una prima fase della realizzazione del film, per cui è un continuo aggiustamento delle cose, delle parole, delle situazioni e cucirsi sempre di più addosso il personaggio attraverso tutti gli strumenti di una messa in scena, dalle luci alle inquadrature, ai costumi e alla recitazione.
Quali sono state le difficoltà riscontrate nella realizzazione del film?
Sicuramente i tempi molto ristretti, e l’impossibilità di costruire le scene sul set, infatti abbiamo preparato praticamente tutto il film a casa mia a Roma prima di andare ad eseguirlo.
Come ha voluto raccontare Fabrizio De André?
Abbiamo iniziato costruendo il suo personaggio stando il più vicino possibile alla sua natura umana, cosa per niente facile, per poi passare alla situazione familiare all’interno della quale il dialogo e la comunicazione stavano sopra ogni cosa, al di là di quelli che erano gli scontri e i contrasti.
Principe libero. Come mai questo nome?
Principe libero secondo me è aderente a Fabrizio, perché comunque c’è questo stato sociale a cui lui appartiene, ma anche perché principe vuol dire primo tra i pari.
Avete girato anche in Sardegna?
Sì e la Sardegna è stata davvero eccezionale con noi.
Avete girato all’Agnata?
No, non abbiamo potuto girare all’Agnata perché le sue condizioni odierne sono totalmente differenti da quelle originali, oggi questo è un posto bellissimo. Abbiamo trovato a Tempio l’Agnata gemella e abbiamo investito molti soldi per renderla uguale a quella originale.
Come regista cosa chiede agli attori?
Io sono uno che punta alla naturalezza recitativa, ovvero l’attore deve dare il massimo della semplicità e della credibilità sul set.
Quale reputa l’esperienza più significativa per la sua carriera?
Sicuramente Principe libero. Questo è stato il progetto che mi ha segnato di più, mi ha messo alla prova su tutto.
A suo avviso la scrittura reale di un film si ha durante il montaggio?
Sì, la scrittura reale di un film è al montaggio, perché è in questo momento che si riscrive tutto di nuovo.
Durante le riprese Dori Ghezzi è stata coinvolta?
Sì, io scelsi di coinvolgerla in ogni passo del film, perché mi sembrava giusto, infondo lei mi consegnava la sua vita da raccontare, e alla fine ero molto confortato dal ritrovarmi in quello che era il riscontro reale che lei mi dava. Poi nel film si fa una traduzione della realtà per offrire un’altra realtà artistica, creativa e narrativa.
Che cosa raccontavano le canzoni di De André?
Le sue canzoni raccontavano il suo modo di essere e la visione che aveva del mondo. Molto spesso Fabrizio metteva in musica la filosofia oltre che la poesia.
Chi è Luca quando non sta dietro la cinepresa?
Un papà di due bambini, un compagno, un lettore e uno scrittore.
Progetti?
Non vale la pena citarli, sono tanti. Ne parlerò più avanti.
Sledet.com ringrazia per l’intervista Luca Facchini, e ad maiora!