Delfinoterapia: intervista alla dottoressa Francesca Mangraviti


“La BioSonar Dolphin Therapy si avvale dell’utilizzo del Mellon, organo ecolocalizzatore di cui il delfino è dotato”

Intervista di Desirè Sara Serventi 

Tanti i benefici che si possono avere con la Delfinoterapia, infatti questa tecnica, si avvale dell’utilizzo del Mellon, ovvero l’organo ecolocalizzatore di cui il delfino è dotato per entrare in contatto con il paziente immerso in acqua. Sledet.com ha raggiunto la dottoressa della BioSonar Dolphin Terapy, dottoressa Francesca Mangraviti, cofondatrice insieme al dottor Alessandro Pisani del Gruppo Vertica che ha parlato della BioSonar Dolphin Terapy.

Lei è la cofondatrice di Studio Vertebral. Come nasce il progetto?
Il progetto nasce da uno studio che ha messo in evidenza la necessità di trattare il paziente in multidisciplinarietà. Il Gruppo Vertebral, fondato dal dott. Alessandro Pisani e da me, si avvale di più figure specialistiche: l’Ortopedico, il Neurochirurgo, il Radiologo Interventista, l’Oncologo ed altri ancora, i quali sono in grado di accogliere il paziente in team ed occuparsi quindi di esso nella sua complessità e secondo tutte le necessità cliniche e patologiche. La fisioterapia viene erogata con protocolli multidisciplinari.

Qual è la patologia più diffusa in ambito ortopedico e vertebrale?
La patologia più diffusa oggi, in ambito ortopedico e vertebrale, è la patologia degenerativa artrosica della colonna vertebrale, con tutte le sue manifestazioni, dall’ernia del disco alla stenosi, alla instabilità di tutta la colonna, soprattutto del tratto cervicale e lombare.

Che cosa si intende per delfino terapia?
Per delfino terapia intendiamo la BioSonar Dolphin Therapy.

Il delfino viene adoperato a scopo ludico?
Il delfino non viene adoperato a scopo ludico, come nella pet therapy.

Quando è consigliata la BioSonar Dolphin Therapy?
È consigliata per le cerebrolesioni acquisite e congenite, per la spasticità, per i deficit cerebrali, deficit cognitivi, malattie neurodegenerative, sindrome di Down, autismo, epilessia e sindromi depressive.

Di che cosa si avvale questa terapia?
La BioSonar Dolphin Therapy si avvale dell’utilizzo del Mellon, organo ecolocalizzatore di cui il delfino è dotato.

In che modo interagisce il delfino con il paziente?
Il delfino entra in contatto con il paziente immerso in acqua e verosimilmente effettua uno scanner. Inizia così dalla lettura e poi dall’invio di onde meccaniche la comunicazione tra biosonar del delfino e il sintema nervoso centrale del paziente.

In quali parti del corpo vi è il contatto tra il delfino e il paziente?
Il paziente viene messo in contatto con il delfino esattamente in quattro distretti anatomici: il cranio, il tratto cervicale, il tratto dorsale ed il tratto lombosacrale.

Vi è stata un’evidenza clinica che ha potuto dimostrare l’efficacia di questo trattamento?
Abbiamo avviato uno studio, con più figure specialistiche, che prevede un protocollo con esami pre e post BSDT che ci consentirà l’evidenza clinica. Fino a questo momento ci siamo limitati ad una raccolta dati.

Possono accedere tutti alla BioSonar Dolphin Terapy?
Alla BSDT possono accedere tutti, non vi sono limitazioni o controindicazioni.

La delfino terapia non deve sostituire i farmaci. È corretto?
La BSDT non va mai a sostituire nessun tipo di terapia sia farmacologica o qualsiasi altro tipo di terapia. È una coterapia, dunque si affianca alle terapie già esistenti.

Dove viene praticata la BioSonar Dolphin Teraphy?
Al momento viene praticata a Dubai.

Sledet.com ringrazia per l’intervista la dottoressa Francesca Mangraviti, e ad maiora!

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