Da ballerina professionista ad attrice di teatro, cinema e fiction televisive
Intervista di Desirè Sara Serventi
Muove i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo come ballerina professionista, la talentuosa attrice Lucrezia Scamarcio. Ha infatti praticato presso il Centro teatro Danza di Andria tutti gli stili di ballo, per poi iscriversi alla scuola Fondamenta di Roma e frequentare in seguito workshop e laboratori sia cinematografici che teatrali. E’ con lo spettacolo dal titolo “Il rospo” di Francesco Giuffrè che ha esordito nel campo della recitazione. Ha lavorato sia in teatro che al cinema e in televisione partecipando a diverse fiction quali “Squadra Antimafia”, “Grand Hotel”, “Il paradiso delle signore” ottenendo sempre risultati positivi per le sue interpretazioni.
Se ti chiedessi di descriverti, cosa diresti?
Lucrezia è una ventitreenne curiosa, instancabile e intraprendente e no, non è uno slogan pubblicitario. Adora l’arte in tutte le sue forme e dimensioni, il mare e viaggiare. È piena di contraddizioni, adora la pioggia, ma anche il sole, la quiete, ma anche il caos, la musica classica e anche l’hard rock. Ma ha un sogno e vuole realizzarlo e farà di tutto per riuscirci!
Dove ti sei formata artisticamente?
Mia mamma dice sempre che da piccola ho imparato prima a ballare che a camminare, perciò mi ha voluto subito iscrivere alla scuola “Centro teatro Danza” ad Andria, la mia città d’origine, che ho frequentato per 15 anni, dove ho praticato tutti gli stili, dal classico al contemporaneo, dal jazz all’hip hop. Successivamente, terminato il liceo, mi sono iscritta alla scuola “Fondamenta” a Roma che ho poi frequentato per tre anni. Terminati questi, il mio percorso di studi è proseguito e continua tuttora con workshop e laboratori vari sia teatrali che cinematografici.
Muovi i tuoi primi passi nel mondo della danza per poi passare al teatro. Da ballerina professionista ad attrice, come è avvenuto questo passaggio?
La danza era la mia più grande espressione di libertà e indipendenza ed emblema del sacrificio e della fatica, mi dava davvero grandi soddisfazioni. Però verso la fine del liceo sentivo che qualcosa dentro di me mancava e la danza non colmava quel vuoto. Guardavo tanti film, spettacoli a teatro, leggevo libri dei più grandi autori teatrali e la recitazione cominciava pian piano a farsi spazio nei miei desideri. Così, dopo gli esami di maturità, ho deciso di appendere momentaneamente le scarpette rosa al chiodo.
Quali sono le differenze che hai trovato tra il portare in scena uno spettacolo di danza e uno teatrale?
Come diceva uno dei miei insegnanti a Fondamenta “L’attore balla. Sempre”. Ed effettivamente trovo difficoltà a descrivere le differenze tra le due tipologie di spettacolo. Sicuramente a livello tecnico ci sono molteplici disuguaglianze: le luci, il palco, la musica. Ma a livello emotivo entrambi raccontano, entrambi hanno l’obiettivo di far emozionare e di trasportare il pubblico in un’altra dimensione, di far dimenticare cosa c’è al di fuori di quell’effimero mondo.
E’ più difficile emergere nel mondo della danza o della recitazione?
Probabilmente in quello della danza.
Per quale motivo?
Questa si rivela spesso una belva selvatica che non ha pietà di niente e nessuno, coi suoi canoni specifici, con le sue regole ferree e la concorrenza è talmente spietata che una sola mancante caratteristica, soprattutto fisica può tirarti fuori dai giochi. Non esiste fortuna, non ci sono sorti o destini che tengano, ci vogliono solo sudore e tanta tantissima forza di volontà.
Il tuo esordio nel mondo dello spettacolo?
Ho cominciato dapprima con i saggi di scuola a teatro, per poi passare alle messa in scena vera e propria di uno splendido spettacolo intitolato “Il rospo”, dal tema forte e a tratti cruento, ispirato al romanzo “Il profumo” di Patrick Suskind con la regia di un grandissimo Francesco Giuffrè.
Parli del tuo percorso lavorativo?
Dopo la scuola e i primi spettacoli teatrali, ho avuto modo di recitare anche dietro una cinepresa in televisione in fiction come Squadra Antimafia, Grand Hotel, Il Paradiso delle signore; inoltre ho vissuto una magnifica esperienza sul set di Mia Madre dove ho potuto lavorare con un superbo Nanni Moretti che ha davvero donato una fondamentale lezione di recitazione, oltre ad essersi rivelato una persona eccelsa e incredibilmente umana.
Hai lavorato sia per il cinema che per il teatro e la televisione. La tua preferenza?
Penso di preferire sopra tutti il cinema. In generale sono una che ama fare le cose in grande e l’idea che la gente possa ridere, piangere, emozionarsi con e attraverso me a tutto schermo e con super effetti sonori nelle sale cinematografiche o seduti comodamente sul divano di casa quando e come vuole, mi riempie il cuore di gioia.
Quanto sono importanti le produzioni indipendenti per i giovani attori?
Tantissimo. Sono le uniche seppur siano in esigua quantità che ancora danno una possibilità ai ragazzi esordienti o che hanno appena terminato gli studi e che al momento sono “nessuno”. Purtroppo l’Italia sta diventando sempre più per “pochi eletti” che hanno la fortuna di avere un nome alle spalle.
In quale genere prediligi recitare?
In scena sono assolutamente drammatica. In generale sono molto empatica, ma la commedia e la tendenza a sdrammatizzare tendo a conservarla per la vita reale. In più molti mi dicono che ho “un volto antico”, per citarli, perciò madre natura ha deciso in buona parte per me.
Con chi ti piacerebbe lavorare?
Io sono per l’arte a tutto tondo, perciò mi piacerebbe tanto lavorare con chi ha calcato palcoscenico, set, cabina di doppiaggio, citerei Gabriele Lavia, Massimo Popolizio, Maria Paiato, Anna Maria Guarnieri.
Un tuo parere sul teatro in Italia?
Da aggiornare. Purtroppo lo spettatore medio viene molto fuorviato dalla televisione e anche a teatro vorrebbe rivedere trattati gli stessi temi e associati gli stessi volti noti. In generale c’è poca cultura teatrale e poca propaganda.
Cosa vuol dire essere un’attrice emergente?
Vuol dire combattere, sempre, incessantemente con persone che oggi sono bianco e domani sono nero, con dei “feroci rivali” e con eventi avversi, perché, diciamoci la verità, in questo mestiere spesso ci vuole eccome il suddetto “lato B”.
Tu lavori anche come modella e fotomodella?
Mi sono approcciata alla professione un po’ per gioco. Dopo aver realizzato il mio book attoriale, ho voluto fare un tentativo mandando qualche foto ad un’agenzia di moda e, con mia grande sorpresa, sono stata presa. Da lì ho iniziato anche a collaborare con qualche fotografo e a posare soprattutto per progetti in costume.
Attualmente in cosa sei impegnata?
Attualmente sono concentrata su un progetto teatrale con una compagnia romana e, inoltre, poso come modella un po’ qua e un po’ là.
Progetti?
Da un po’ di tempo il mio desiderio è quello di fare esperienze all’estero e spero di poterlo realizzare il prima possibile.
Vuoi aggiungere altro?
Potrebbero sembrare parole fatte, ma ci credo davvero: vorrei esortare tutti i ragazzi a tenere duro e a non farsi abbattere dai primi ostacoli che incontrano. Siamo indubbiamente in un periodo complicato, dove abbiamo poche certezze, ma il giusto mix di determinazione e volontà sarà la carta vincente.
Sledet.com fa un in bocca al lupo all’attrice.