“Questo è un ambiente pieno di grandi artisti, come anche pieno di grandi ciarlatori di condominio”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Luci dei riflettori puntati sulla nota doppiatrice Lilli Manzini, che a gran voce scende in campo in difesa della sua categoria con grinta e senza giri di parole, perché per lei ad oggi i doppiatori sono bistrattati e troppo spesso i veri professionisti del settore vengono sostituiti da chi di fatto non ha alcuna qualifica per star seduti sul leggio. Sledet.com ha raggiunto Lilli che, con la sua solita gentilezza e disponibilità, ma anche con grande veemenza, ha parlato in difesa della sua professione e degli altri professionisti del settore.
Lei sta dando voce alla sua professione. Che periodo sta attraversando la professione del doppiatore?
Un periodo altalenante. Tra il timore di essere sostituiti da macchine elettroniche che richiamano ad una sorta di doppiaggio digitale, sfruttando l’intelligenza artificiale, e la consapevolezza che i doppiatori veri, attori con la A maiuscola, di classe e cultura, sono una razza sempre più in via di estinzione. La mia lotta è incentrata soprattutto su questo. Tornare ad un doppiaggio definitivamente basato sulla qualità e non interamente sulla tecnica; quella serve certo, ma ne dà solo un valore aggiunto e non assoluto. Bisogna spingere le future generazioni che vogliono fare questo mestiere, a studiare obbligatoriamente in accademie di recitazione e poi specializzarsi nelle scuole di doppiaggio per almeno due anni. Io ancora oggi sento delle cadenze romane che mi fanno rabbrividire. La cosa triste è che le lasciano passare. Tutta colpa del progresso regresso. La modernità ha rovinato anche quel poco che era rimasto di bello del doppiaggio. C’è chi lo fa per guadagnare facile; c’è chi lo fa per puro gioco; c’è chi lo fa per farsi un nome e basta. Una volta mi sono sentita dire da una collega: “Ah ma a me che mi frega, non mi interessa sapere chi era Besesti o Sibaldi, a me basta che mi chiamano, io mi faccio i cavoli miei”. Potevo impazzire! Rari sono quelli che lo fanno per amore dell’arte.
Questa lotta la sta portando avanti da sola?
Certamente. Ed è meglio specificarla sempre questa cosa, visto che poi le varie associazioni doppiaggesche, si fanno rodere il chiccheretto e sono pronte a scrivere e-mail ovunque pur di dissociarsi dalle cose in cui crede e afferma Lilli Manzini sul doppiaggio (anche se in parte condivise, come ho piacevolmente saputo di recente). Meglio così. Per l’amor del cielo, distinguersi sempre. Siamo in un paese libero, e la libertà di opinione non si discute; basta evitare semplicemente di dire che si parla per conto di qualcuno, come appunto sto facendo in questo momento. Sono comunque molto felice, perché ci sono molti colleghi che appoggiano le mie idee, senza ovviamente esporsi come me, per quello basto io. Io non voglio la rivoluzione, bensì l’unificazione della categoria del doppiaggio e dello spettacolo, cosa molto difficile, lo so, ma finché avrò vita, non mollo. Crederci non costa nulla. Le idee fanno male alla gente, solo quando queste sono cattive. Le mie sono e resteranno sempre idee buone. Se gli altri si dissociano e ti bandiscono dalle amicizie, chissene frega. È un problema loro.
Per quale motivo sono pochi i professionisti che scendono in campo insieme a lei?
Alcuni di quelli che non scendono in campo con me, lo fanno solo perché non ne hanno l’interesse; altri invece preferiscono starne fuori, perché li metterebbe in cattiva luce con ciò che li fa vivere alla meglio: il servilismo forzato. Mi spiego: alcuni che conosco, ahimè, sono schiavi di un sistema che li porta ad essere sfruttati come macchine per fare soldi, guadagnandoci a loro volta ovvio (prima regola: do ut des), e di conseguenza assicurandosi il lavoro tutti i mesi, che è la cosa fondamentale a livello di nome e pubbliche relazioni. Praticamente sei il manager di te stesso. Ma tu, davvero credi che in questo ambiente ci si voglia veramente bene? Che esista chi ti stimi incondizionatamente? I colleghi che diventano veri amici sono rarissimi; i miei amici si contano sulla punta delle dita! Qui c’è tanto arrivismo, è un usarsi costante; è un lecchinaggio di terga continuo. Hanno tutti il terrore di stare in questo ambiente. Una grande Maestra mi disse: “Stai attenta a chi ti parla male di qualcuno, perché è il primo che parla male di te”. Per non parlare del mio caro amico Giorgio Lopez che sovente mi diceva: “Cara Lilli, oramai i giochi sono fatti. Gli eletti sono stati già messi al loro posto. È difficile inserirsi in un contesto già deciso da anni. Guarda me, se non doppio Dustin Hoffman o Danny De Vito, è rarissimo che mi chiamino per doppiare un film o addirittura a dirigerlo. Tu devi fare una scelta: o fai brusii tutta la vita guadagnando tanto da comprartici una casa e cambiare auto ogni tre anni, oppure fai quello che so che sai fare benissimo, la prima attrice. Ma attenta, le altre tue colleghe saranno pronte a schiacciarti, perché hanno le spalle coperte dai clienti che le richiedono e dagli amici colleghi che le pubblicizzano ad altrettanti direttori”. E difatti è così, perché non farò certo la protagonista in film di circuito, ma faccio ugualmente le protagoniste e co-protagoniste dei Tv-Movie e di molti altri tipi di lavorazioni, come faccio anche la narratrice dei documentari, e questo mi basta. Vivo di arte e bellezza e non di denaro e successo. Tornando alla mia lotta individualista per uno spettacolo più pulito e meritocratico: non vedrai mai i miei post (anche quelli divertenti) condivisi dai giovani doppiatori o da quelli che chiamano ‘blasonati’ e sulla parola ‘blasonati’ ci faccio un pernacchio “prrrrr”, ma solo perché non esiste nessuno al di sopra dei doppiatori che hanno iniziato tutto dagli anni 40 fino agli anni 80; questi difatti, fanno semplicemente finta che io non esista, non prima però di aver curiosato per bene, di nascosto, tutto quello che faccio tramite i profili social di qualcun altro; eh si, perché ci sono anche i vigliacchetti che ti bloccano o che all’improvviso, ti tolgono l’amicizia perché si vergognano di far sapere ai loro ‘amici’, che faccio parte dei loro contatti; che pateticume; che ridicolaggine!
Lei sostiene che questa è una professione dove ci sono anche artisti bistrattati. Per quale motivo?
È inammissibile vedere artisti con la A maiuscola lavorare poco e niente, quando hanno da dare molto di più o quanto quelli che li fanno lavorare il doppio di loro, solo perché si frequentano da quando sono nati. È vergognoso! Il nepotismo è la prima piaga di questa professione: anche se da una parte lo approvo, perché serve per un riciclo generazionale, ma solo se attuato con i giusti crismi, in quanto dall’altra parte, non lascia libero spazio a chi desidera inserirsi, nonostante abbia studiato senza conoscenze del/nel settore. Metto le mani avanti: anch’io sono nipote d’arte… peccato però che io non ho mai sfruttato il nome di mio nonno e di mia zia per lavorare. Inoltre, nessuno dei due, mi ha mai distribuito in una lavorazione da loro diretta. Io poi sono stata assente per anni e sono tornata a lavorare definitivamente nel 2013. Una sola persona mi ha dato la forza morale di tornare ad una vita che merito, facendomi ricominciare da zero: Mino Caprio. Mino Caprio è uno dei più grandi professionisti del doppiaggio ancora in auge; è una persona eccezionale, perbene, perfezionista; Mino mi ha dato la possibilità di tornare a recitare, doppo anni di fermo a causa di un trauma del passato, per la scomparsa di mio nonno Arturo Dominici. Era una figura importante per me e dopo di lui, più nulla. Insomma, Mino è il mio migliore amico, è un fratello. Lui ha sempre saputo quanto talento avessi e sapeva che dovevo solamente riallenare l’orecchio e che poi sarei andata avanti da sola. Non potevo buttare via anni di formazione. Bisogna sempre lavorare per merito e valore. Fosse anche con pochi turni al mese. In questi anni sono riuscita a riprendere importanti treni perduti a causa del menefreghismo della mia famiglia nei miei confronti. Sono molto fiera di me. Sono soddisfatta così, perché pur non facendo parte della “rosa delle voci blasonate”, faccio ugualmente parte della “rosa delle voci di qualità” e questo vale molto di più che avere un nome fra i nomi. L’essere bistrattati è la cosa più orribile che possa accadere ad un artista.
Potrebbe spiegare che cosa intende dire quando dice che vuole che siano tolti i talent dal doppiaggio?
Presto detto: a ognuno il suo mestiere. Fai il cantante? Ecco bravo, resta a fare il cantante invece di togliere il pane dalla bocca a chi ha studiato anni recitazione per intraprendere il ruolo di doppiatore. Fai il conduttore televisivo? Ecco bravo, resta a guadagnare i tuoi milioni di euro a stagione, invece di rompere le palle davanti ad un leggio che nemmeno sai che cos’è. Fai il tronista? Ecco bravo continua a sbaciucchiarti tutte le femmine dei reality, a farci figli e gossip, invece di togliere la possibilità ad un vero attore di fare il suo mestiere. Questo scempio, lo si riscontra principalmente nel doppiaggio dei film di animazione, dove persiste il vizietto di voler far doppiare i protagonisti ai talent, solamente perché hanno il nome.
Lei ha vinto il prestigioso Premio Vincenzo Crocitti International a Dicembre 2021. Che ne pensa in generale dei Premi del Doppiaggio?
Innanzitutto è bene specificare che esistono Premi e Premi. Questo prestigioso Premio che mi è stato assegnato a Dicembre insieme a Roberto Chevalier, Francesco Pannofino, Luca Ward e Roberto Pedicini, è quello al quale ogni artista ambisce, perché viene dato una sola volta nella vita, per premiare tutto il suo percorso artistico e non certo una specifica lavorazione che ha fatto; e ciò rende l’artista ancora più fiero delle sue capacità. Francesco Fiumarella, che ne è il creatore e presidente, ribadisco essere una delle persone più in gamba e selettive, grande intenditore di spettacolo e scopritore di talenti degli ultimi anni; un uomo che si batte, come me, per la meritocrazia e il lavoro pulito; che si sacrifica per mandare avanti artisti meritevoli, qualsiasi sia la loro età. È bene dire che i premi del doppiaggio aiutano anche psicologicamente un artista a sentirsi appagato nel momento in cui sa di ricevere un riconoscimento per le cose che ha fatto, e questo lo trovo giustissimo, soprattutto dopo tanti anni di sacrifici, di umiliazioni, e dopo momenti tremendi in cui pensavi di mollare tutto. Voglio soffermarmi però sugli altri premi del doppiaggio, saranno pure meritatissimi, ma è totalmente ingiusto assegnarli, a rotazione, sempre allo stesso doppiatore, direttore di doppiaggio, fonico di doppiaggio, adattatore. Cominciassero invece a premiare anche chi edita i Tv-Movie, che vi assicuro sono lavorazioni da non sottovalutare. È doveroso cominciare a premiare tutti quelli che meritano di essere riconosciuti come professionisti da quando hanno iniziato il loro percorso, e come ho già detto ad un convegno alla Casa del Cinema a Giugno, bisogna dare dei riconoscimenti soprattutto ai doppiatori che fanno i cosiddetti ‘piccoli ruoli’, perché è inaccettabile la considerazione che una lavorazione fatta bene, sia solo frutto di voci protagoniste e coprotagoniste. Non è assolutamente così.
Come potrebbe definire il suo ambiente di lavoro?
Questo è un ambiente pieno di grandi artisti, come anche pieno di grandi ‘ciarlatori di condominio’, come amo definirli. Tutti a parlarsi dietro e a sorridersi davanti. Il più delle volte bisogna indossare solide armature contro la cattiveria gratuita di chi ci si trova dentro da molto più tempo di te. È raro infatti che non si dia adito alle chiacchiere denigratorie, perché se a farle è uno che ha mangiato pane e doppiaggio per più anni di te, l’interlocutore, non andrà mai dal diffamato a verificarne la buona fede, no, non è così che funziona purtroppo, daranno sempre ascolto al diffamante. Tempo fa, fui messa al corrente che un collega mi aveva fatto brutta pubblicità, pur di non farmi lavorare in una società dove spesso lavorava lui, solo perché gli stavo antipatica: roba da denuncia immediata a lui e a quello che gli aveva dato retta, ma poi valle a recuperare le prove, è impossibile; avrei messo in serie difficoltà chi mi aveva riferito la cosa. E quindi da gran signora, e per quieto vivere, ho passato oltre. Queste sono le cose che devono finire di esistere, questa è la parte zozza di questo ambiente; la parte dove non passa il messaggio di una normale divergenza di opinioni, ma il messaggio di una dittatura collettiva, vendicativa, che nega il lavoro ad un libero professionista solo perché non è nelle grazie di chi conta o di un semplice collega ben inserito in diverse società. Ma arriverà il giorno che le cose cambieranno. Anche perché, se continua così, sarà lo sfacelo totale. Una cosa bella c’è, l’unica rimasta in questo ambiente, nonostante questo progresso regresso: recitare. Questa già di suo è una cosa che nessuno potrà eliminare dal mondo del doppiaggio. Recitare è bellissimo.
Negli anni è cambiata la figura del doppiatore?
E come non dirlo: assolutamente sì. Prima c’era un rispetto incredibile, ma anche come compostezza, come atteggiamento. Adesso è tutto così insopportabile: gente che butta i copioni per terra dopo che ha finito di doppiare quell’episodio di una serie o di un documentario; altra che non rispetta lo spazio sul foglio per segnare le proprie battute, scarabocchiando anche quelle dei colleghi che ancora devono incidere. Fino a quando si poteva ancora assistere in sala, era un farfuglio continuo, un bisbiglio ogni due minuti, senza avere rispetto minimamente dell’attore che doveva provare le battute al leggio; ecco che inevitabilmente la concentrazione se ne andava remengo. Se si pensa che ai tempi del bel doppiaggio, quello di mio nonno Arturo, se si riscontrava chi non sapeva stare in sala educatamente, questi veniva cacciato dal turno all’istante. Ora non si può più assistere e credimi, da una parte ne sono tanto felice!
Che caratteristiche deve avere un doppiatore per essere definito tale?
Mettiamola così: deve innanzitutto essere un grande tifoso della Roma… va beh questa battuta me l’hai servita sul piatto d’argento… oh comunque mica dico una fesseria sai?! Lo dicono i numeri. Tornando alle cose serie: un doppiatore deve aver studiato moltissimo, preferibilmente frequentando l’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico o il Centro Sperimentale di Cinematografia, e poi essersi specializzato per almeno 2 o 3 anni in una scuola di doppiaggio professionale. Al giorno d’oggi è difficile trovare dei ‘nuovi’ ottimi doppiatori; si tende di più a distribuire voci facili, tutte molto simili fra loro, voci intercambiabili, quelle che puoi utilizzare ovunque, spremendo gli attori come limoni, (soprattutto i giovani ai quali tendenzialmente poi si fanno bruciare le tappe); per alcuni però la strada è più facile perché entrano subito nelle grazie di direttori affetti dalla sindrome dell’innamoramento vocale, che manderanno avanti il loro favorito, fino a quando lo vorranno sfruttare al meglio.
Chi è Lilli?
Lilli è un individuo in via di estinzione; una che non teme di tirare fuori gli attributi. Sono una donna pura, di pancia, pulita, combattiva, che prega per tutti quelli che la detestano, o tentano di farle del male. Guarda: l’unico mezzo che hanno per colpirmi, è quello di non distribuirmi, vale a dire, non chiamarmi ai turni di doppiaggio. Negarmi il diritto di lavorare solo perché gli sto sulle palle. Vedi, questa non è gente cattiva, è solo stupida, quindi non va temuta, e sai perché? Perché loro stessi, non si rendono conto di essere delle marionette, i cui fili vengono tirati proprio da quelli che credono loro alleati e complici; insomma sono i facchini di se stessi. Ergo, riflettendoci sopra: da chi mi dovrei sentire denigrata e offesa, per le antipatie e le cattiverie che subirei? Ma da chi? (grassa risata), anzi, a me fanno pure pena poveretti. Invece sono molto felice di essere stimata da grandi maestri e colleghi della vecchia scuola, come anche da quelli che conosco da meno tempo sia chiaro; persone che hanno imparato a conoscermi, che hanno voluto avere il tempo di conoscermi. C’è chi è convinto che essere Lilli Manzini, sia solo frutto di follia, ma non comprendono, non carpiscono, che tutto quello che ho dentro di me, è pura fame artistica e voglia di far del bene, anche divertendo. Cerco sempre di dare allegria, follia buona, verità; purtroppo la gente non riesce ad andare più in là del proprio naso, non riesce a capire l’importanza di una reciproca stima, di un reciproco affetto, un reciproco aiuto; per questo sto lottando per unire la categoria del doppiaggio e non solo; lo sto facendo in nome di quella reciprocità e di quel rispetto che vorrei per ognuno di noi. Questa è gente che va rieducata, riabilitata, ricreata.
Vuole aggiungere altro?
Sì. Non siate malvagi per punto preso, cercate il buono dentro di voi. Abbiate più rispetto della vita e del tempo; questa cosa vi farà assaporare di più il valore di tutto ciò che la natura vi dona ogni giorno, e di cui non riuscite a goderne a causa di questa fretta che attanaglia la vostra quotidianità. La vita è imprevedibile. Non offendetela, ma soprattutto, non sfidatela. Un abbraccio a tutti voi.
Sledet.com ringrazia per l’intervista Lilli Manzini, e ad maiora!