“La dislessia è un disturbo evolutivo su base genetica: si nasce dislessici”
Intervista di Desirè Sara Serventi
Quando si parla di disturbi specifici dell’apprendimento è fondamentale che questi siano spiegati da persone esperte e qualificate, così come lo è Gianluca Lo Presti, psicologo professionista esperto in psicopatologia dell’apprendimento il quale si occupa di diagnosi, valutazione, potenziamento e formazione nei DSA e altro ancora. Il dr. Lo presti è anche autore dei libri: Diagnosi dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento Scolastico; Diagnosi dei Disturbi Evolutivi; Nostro figlio è dislessico. I microfoni di Sledet.com hanno raggiunto il dr. Gianluca Lo Presti che ha parlato in maniera dettagliata dei DSA.
Lei è uno psicologo professionista esperto in Psicopatologia dell’apprendimento. Cosa si intende per disturbi dell’apprendimento?
I disturbi specifici dell’apprendimento o DSA sono quattro ovvero: dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia. Si presentano in bambini che pur avendo una intelligenza nella norma, presentano una abilità di apprendimento deficitaria. Per anni sono rimasti “invisibili” in quanto si pensava che il ragazzo fosse troppo intelligente per non saper leggere o fare un conto, motivo per cui si chiamano “specifici”.
Di cosa si occupa?
Di diagnosi, valutazione, potenziamento e formazione nei DSA.
Dislessia: potrebbe spiegare cos’è?
Una più lenta acquisizione delle abilità di lettura. Il bambino legge molto più lentamente rispetto ai suoi coetanei commettendo un grande numero di errori.
Vi sono diversi gradi di dislessia?
Sì, ci sono diversi gradi di DSA, ovvero: lieve, medio o grave, secondo DSM 5 e nella dislessia aree in cui abbiamo più o meno difficoltà marcate. Dunque la dislessia è una, ma l’area di sviluppo con difficoltà può essere una o più. Più sono e più è grave la situazione.
La dislessia è un disturbo?
La dislessia è un disturbo evolutivo su base genetica: si nasce dislessici. La parola “disturbo”, pur essendo il suo nome oggettivo, appare molto eccessiva, meglio chiamarla ai fini comunicativi “caratteristica”.
Qual è generalmente l’età diagnostica?
Secondo Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità, si diagnostica dopo la fine della 2° primaria. Ciò significa che prima, pur essendoci difficoltà ed aiuti possibili, non si può diagnosticare, ma, ci si può sempre aiutare.
In quale fase a suo avviso è importante riconoscere la difficoltà di apprendimento?
Con adeguata formazione e strumenti, le difficoltà di apprendimento si potrebbero già iniziare a riconoscere dai cinque anni in su.
Come si manifesta?
Si manifesta con lettura lenta ed errori nella lettura in un grado notevolmente maggiore, di solito il 50%, rispetto ai propri coetanei.
Come muta la dislessia nel tempo?
La velocità di lettura aumenta piano piano nel tempo, ma troppo lentamente, e non si normalizza mai. Con il potenziamento si migliora la lettura ai fini di anticipare una possibile autonomia. Anche gli errori cambiano. Da complessi a sempre più semplici.
Chi deve fare la diagnosi?
Uno Psicologo, o un Neuropsichiatra o un Logopedista, questo con in aggiunta il testo sul quoziente intellettivo al bambino fatto per legge da uno dei precedenti.
Qual è il quoziente intellettivo del dislessico?
Dalla norma in su, dunque da 70 in su come indicato da Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità.
Quando è possibile fare la diagnosi?
Dopo la fine della seconda primaria per dislessia, disortografia e disgrafia, e dopo fine terza elementare per discalculia.
Cosa bisogna fare dopo la diagnosi?
Presentare la diagnosi a scuola per ottenere un PDP, iniziare un percorso di Potenziamento delle abilità e migliorare il metodo di studio.
L’aspetto emotivo nel ragazzo con difficoltà di apprendimento, ha un ruolo importante?
Certo, spesso abbiamo bassa autostima.
Come si può tutelare a tale riguardo?
Con attuazione del PDP a scuola.
Cosa dice la normativa riguardo la dislessia?
Che bisogna usare strumenti dispensativi e compensativi in tutte le fasi scolastiche.
Può capitare che la dislessia venga riconosciuta solo in adolescenza. Come è possibile?
Capita oramai raramente. Se capita è perché scuola in primis e famiglia alle volte hanno sottovalutato le difficoltà.
Cos’è la dislessia in adolescenza?
La stessa. Solo che si manifesta con difficoltà più a carattere lessicale.
Che forme assumono tali disturbi in adolescenza?
Forma più leggera, ma è la storia del soggetto che ne decreta la forma in adolescenza.
Lei è autore di alcuni libri sulla dislessia. E’ esatto?
Sì, Diagnosi dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento Scolastico; Diagnosi dei Disturbi Evolutivi; Nostro figlio è dislessico. Edizioni Erickson.
A suo avviso la dislessia è un tema abbastanza conosciuto dalle persone?
Molto conosciuto, ma poco conosciuto bene.
Qual è la prima cosa che lei dice al ragazzo dislessico?
Lo vedo in valutazione, gli chiedo: lo sai perché sei qui?, al fine di spiegarli la situazione in modo semplice e fare leva sulla sua motivazione.
Qual è la frase che le è stata detta dal ragazzo dislessico e che lei ricorda più di altre?
“Mamma finalmente sto leggendo” dopo 6 mesi di avviamento alla lettura in 3° elementare.
Che consiglio può dare alle persone che devono confrontarsi con la dislessia?
Di puntare all’apprendimento dei contenuti scolastici, e che non sono i voti a fare la differenza nella vita.
Progetti?
Migliorare ciò che già stiamo facendo.
Vuole aggiungere altro?
Ringrazio Sledet.com per lo spazio.
Sledet.com ringrazia per l’intervista il dr. Gianluca Lo Presti, e ad maiora!
Buon giorno. Avrei una curiosità: mio figlio era stato certificato dsa in terza elementare. Oggi in quinta ripetendo la valutazione, per il passaggio alle scuole medie,è venuto fuori che non lo è più. Che grazie al potenziamento ha compensato. Tre anni fa,ricordo molto bene che chiesi alla neuropsichiatra, il fatto che se una persona lo è,lo è per sempre. Lei mi disse che era così, una volta che lo sei,lo sei per sempre….quindi? Grazie mille